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di Monica Centofante - 31 marzo 2012

E’ stato fermato ieri sera a Bangkok Vito Roberto Palazzolo “l’imprendibile”. Intercettato dagli uomini dell’Interpol all’aeroporto della capitale thailandese mentre si preparava a lasciare il Paese. Potrebbe essere la fine della latitanza dorata del superboss, condannato a 9 anni per associazione mafiosa, che da quanto si apprende non sarebbe ancora formalmente in arresto, ma trattenuto all’interno dell’aeroporto con la scusa di un documento ritenuto falso. La Procura di Palermo e l’Interpol erano sulle sue tracce ormai da due mesi, quando lo avevano individuato ad Honk Kong, prima che si spostasse improvvisamente in Thailandia.

Per arrivare a lui avevano eseguito una serie di attività investigative, coordinate dalla locale Dda e sviluppatesi attraverso intercettazioni telematiche e acquisizione di notizie da fonti confidenziali. In particolare il Nucleo Investigativo, in collaborazione con il Ros, aveva seguito i profili Facebook e di altri social network riferibili al latitante e al nucleo familiare. Ora Palazzolo sarebbe in una cella dell’ufficio immigrazione dello scalo tailandese mentre sono in corso, secondo quanto riferito da una fonte a la Repubblica, frenetiche “trattative” fra le autorità italiane e quelle locali “per l’espulsione del latitante verso l’Italia”.
Il pool di legali del boss ha già fatto presente che “nel 2010 l’alta corte sudafricana si era pronunciata per l'ineseguibilità della sentenza di condanna emessa dall'Italia" poiché in Sudafrica non esiste il reato di associazione mafiosa. E dal momento che Palazzolo “è cittadino sudafricano” non può essere arrestato. Contenzioso sul quale dovrà ora pronunciarsi un giudice tailandese, ma l’avvocato del boss è sereno: “Noi – dice – siamo fiduciosi”.

Palazzolo, ricercato sin dai tempi della storica indagine Pizza Connection, coordinata da Giovanni Falcone, è da sempre uno dei latitanti più pericolosi secondo il Ministero dell'Interno, ma non si è mai nascosto. Protetto dalla falsa identità di Robert Von Palace Kolbatschenko, regolarmente approvata dalle autorità sudafricane, dal 1988 vive da uomo libero in Sud Africa. E frequenta i salotti buoni dell'alta finanza e dell'imprenditoria locale.
Considerato il tesoriere di Totò Riina e Bernardo Provenzano è uno dei protagonisti dei grandi traffici internazionali di stupefacenti degli anni Ottanta e tra i principali riciclatori dei soldi di Cosa Nostra. Attività che non avrebbe mai lasciato mentre in Sudafrica , per come emerge da diverse indagini, avrebbe anche ospitato latitanti della mafia siciliana.
Nel 2003, una serie di telefonate intercettate con la sorella Sara avevano rivelato un suo tentativo di “aggiustamento” del processo in corso contro di lui. Per il quale alla sorella il boss aveva detto di cercare il senatore Marcello Dell'Utri, specificando: “Non devi convertirlo, è già convertito”.
La procura di Palermo aveva in passato definito Vito Roberto Palazzolo “una delle più importanti e oscure figure dell'associazione Cosa Nostra”. Inserito “da oltre vent'anni nelle dinamiche associative mafiose, con funzioni rilevanti di cerniera tra il mondo imprenditoriale internazionale e l'associazione criminale, con lo scopo precipuo di consentire a Cosa Nostra la gestione e il reimpiego dei capitali assunti illecitamente". Per questo i pm avevano più volte chiesto l’estradizione del boss, che le autorità africane si erano sempre rifiutate di concedere.
Ora, dopo anni di richieste andate a vuoto, potremmo essere alla vera svolta.

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