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rostagno-mauro-webdi Maria Loi - 11 gennaio 2012
Trapani. “Mauro Rostagno dava fastidio a Cosa nostra con le sue scoperte, ma anche a personaggi collegati a uomini delle istituzioni deviate e massoni''. Lo ha detto, questa mattina, il collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara deponendo al processo contro i presunti assassini del giornalista e sociologo Mauro Rostagno. Quando le parti civili hanno chiesto al pentito se fosse a conoscenza di chi fossero gli uomini delle istituzioni deviate, il pentito ha detto di non saperlo.

Calcara ha riferito alla Corte che, alla fine degli anni Ottanta, mentre era recluso nel carcere di Favignana assieme ad altri uomini d’onore come Francesco Luppino, gli editoriali di Rostagno venivano duramente criticati: “Si facevano commenti pesanti, volgari” nei suoi confronti. Calcara ha anche sottolineato che "Rostagno con le sue denunce stava facendo troppi danni" a Cosa Nostra sia per quello su cui indagava sia per ciò che comunicava''. Infatti, ha aggiunto il pentito: “Ho capito subito che doveva morire”.
Poi un giorno Luppino disse a Calcara, facendo riferimento al giornalista,: "La botta si sta preparando". Quando poi il giornalista è stato ammazzato, ha proseguito Calcara nel suo racconto in carcere erano tutti contenti e dicevano finalmente “ce lo siamo levati dalle scatole”.
Oggi avrebbe dovuto deporre, in videoconferenza, al processo contro i presunti assassini di Rostagno anche il collaboratore di giustizia Rosario Spatola, ex soldato della famiglia mafiosa di Messina Denaro, ma è giunta la notizia del suo decesso. A dare la notizia davanti alla corte d'assise di Trapani è stato il sostituto procuratore della Dda di Palermo Francesco del Bene. In realtà Spatola sarebbe morto quattro anni fa. La notizia è rimbalzata su alcuni siti nazionali. Il paradosso è che in questi anni nessuno si è preso la briga di comunicarlo ai magistrati che nel frattempo l’avevano inserito nella lista testi.

Il processo è stato rinviato al 25 gennaio, quel giorno verranno sentiti i collaboratori di giustizia Francesco Marino Mannoia e Francesco Di Carlo.

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