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postiglione-umberto-webdi Lara Borsoi - 13 dicembre 2011
La proposta del prefetto di Palermo, Umberto Postiglione: "Vendiamo all'asta le tante proprietà inutilizzate confiscate ai mafiosi e se poi se le ricomprano loro vuol dire che gliele confischeremo di nuovo" suona come una resa ancor prima che sia terminata la battaglia.

Il pretesto su cui si basa la convinzione del prefetto è la crisi: "In un momento di crisi come questo, è difficile sostenere le tante associazioni che, pur svolgendo azioni meritorie, lo fanno a carico delle risorse pubbliche e delle amministrazioni locali. Stando alle stime fornite dall'ex ministro Maroni, il valore totale dei beni confiscati in Italia è di 33 miliardi di euro, pur ammettendo un valore reale commerciale più basso del 30 o 40 per cento, è una cifra consistente che potrebbe fare comodo, specie in un momento nel quale  mancano tante risorse finanziarie".
Il bene confiscato alla mafia e consegnato alle Associazioni è un chiaro segnale alla mafia, è un braccio molto importante nella lotta alla crimianlità organizzata, è la giusta presa di posizione dello Stato che dimostra alla gente la debolezza dei mafiosi nel momento in cui viene loro tolto tutto il potere patrimoniale.
Ecco perché è una proposta inacettabile, specialmente per chi della lotta alla criminalità attraverso la confisca, il sequestro e la destinazione ad uso sociale di questi immobili, ne ha fatto un vessillo.
Una di queste è Don Ciotti che nel 1995 è riuscito, grazie alla raccolta di un milione di firme, a far trasformare la proposta di riutilizzare a fini sociali i beni sequestrati nella legge 109/96 basata sulle convizioni del Generale Carlo Albero Della Chiesa e Giovanni Falcone.
A richiamare l’attenzione su questa indegna proposta è anche l’europarlamentare Rita Borsellino: "Il flop del recupero dei beni confiscati alla mafia a Palermo è uno dei più grandi fallimenti di questa amministrazione comunale. Ciò che mi preoccupa non sono gli immobili e i terreni inutilizzabili, ma quell'immenso patrimonio che il Comune ha lasciato nel degrado e che invece può e deve essere assegnato. Tanto più in una città dove ci sono centinaia di famiglie senza casa e dove mancano gli spazi per i giovani, per la cultura, per l'arte, per il sociale" che in alternativa propone: "Una volta portata a compimento un'operazione seria, certosina e trasparente di riutilizzo sociale - continua Borsellino -, allora si potrà pensare ai beni inutilizzabili. Se proprio dovranno essere venduti, il ricavato non potrà che essere restituito per intero all'antimafia, ossia destinato al potenziamento degli strumenti di lotta alla criminalità organizzata della magistratura e delle forze dell'ordine".
Ricordiamo al prefetto che l’esistenza delle associazioni che si sostituiscono oramai allo stato, nascono, crescono, operano, meritatamente nella società, la maggior parte si auto-finanzia grazie ai volontari, cercando di colmare le lacune cui i  politici dovrebbero far fronte ma che puntualmente, una volta seduti nelle loro comode poltrone, dimenticano velocemente.
Allora il governo, se intende veramente sconfiggere la mafia e le altre organizzazioni criminali deve alleggerire la burocrazia e velocizzare la macchina giudiziaria risolvendo con una sola mossa il problema del deterioramento dei beni ed eludere il pericolo che il bene ritorni in mano mafiosa.


Un appello in nome di colore che hanno dato la loro vita alla lotta alla criminalità organizzata  affinchè, ricordando le parole di Don Ciotti: "I beni ritornino ad essere della collettivitta, non più una cosa loro, ma una cosa nostra, di tutti noi."

 

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