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20170504 suicidate attilio manca vareseA Varese lo scrittore Lorenzo Baldo ha svelato nuovi dettagli sulla vicenda
di Gianni Beraldo - Video

Molto interessante, a tratti commovente ma soprattutto ha fatto riflettere ancora una volta su mali oscuri che affligge a livello politico e sociale questo “povero” Paese. Stiamo parlando della presentazione svoltasi ieri sera alla Biblioteca Civica di Varese, dell’ottimo libro inchiesta intitolato “Suicidate Attilio Manca” (editore Imprimatur, 16,50 euro) scritto dal giornalista Lorenzo Baldo. Una storia triste e incredibile quella riguarda la ricerca della verità sul caso Attilio Manca, medico urologo di Barcellona di Pozzo, in provincia di Messina, trovato morto il 12 febbraio del 2004 nel suo appartamento di Viterbo, città dove lavorava nel locale ospedale. Una morte molto strana, il corpo riverso nel piumone con due fori d’ago e dosi di eroina per simulare un suicidio per overdose. In realtà i fatti sono ben diversi e pare piuttosto palese che sia invece sia stato commissionato un omicidio da parte della mafia coperto da personaggi dello Stato. La sola colpa di Attilio Manca sarebbe stata quello di aver assistito a livello medico un personaggio mafioso di primo piano come Bernando Provenzano. Ma perché farlo uccidere? Dubbi e dilemmi mai suffragati da prove certe, le stesse che potevano (e dovevano invece emergere) durante l’inchiesta della magistratura che invece ha pensato bene di chiudere il caso in tutta fretta come suicidio. "Il padre di Attilio è convinto che morirà senza avere risposte e verità sulla morte del figlio", dice in apertura l’autore accompagnato in questa sorta di tavola rotonda da altri ospiti come Umberto Colombo, segretario provinciale Cgil, Giorgio Bongiovanni direttore rivista AntimafiaDuemila e Giorgio Saporiti segretario provinciale Spi Cgil (quello della Polizia di Stato). A moderare il giornalista Michele Mancino.

Insomma un’altra brutta pagina di storia che pare veda coinvolta la mafia con partecipazione diretta dello Stato. Un libro, quello di Baldo, che scorre in maniera davvero emozionante raccogliendo fatti, prove ma anche tesi della controparte, ossia le motivazioni che hanno portato la magistratura a esprimersi in tal senso. Ma c’è chi non ha mai creduto a questa tesi giudiziaria. In primis i genitori di Attilio, straziati ancora da dolore, che non vogliono pensare al fatto di dover morire prima di ottenere giustizia - quella vera - per il loro figlio. "La cosa che non mi torna è perché la magistratura abbia avuto tanta fretta nel bollare questo caso come suicidio, soprattutto quando le prove a loro disposizione e mai utilizzate dicano tutt’altro", dice ancora Baldo che pensa allo strazio della famiglia Manca, famiglia che l’autore ha frequentato e conosciuta bene per lunghi periodi in preparazione del libro "la famiglia ha capito subito che non si trattava di suicidio per overdose poi. Attilio era un ragazzo pieno di vita con tanti progetti ed era impensabile che volesse farla finita in quel modo". L’autore ribadisce come l’ombra di Cosa Nostra su tutta la vicenda si sia materializzata una settimana dopo la morte, quando un amico di famiglia Manca si pose il dubbio che tutto questo possa essere accaduto forse per il fatto che il figlio possa avere visto qualcosa che non doveva vedere oppure detto qualcosa che non doveva dire. Solo ipotesi certo.





Chi non ha dubbi invece sul fatto che sia un omicidio di Stato/Mafia è Giorgio Bongiovanni. Nel suo intervento il direttore del giornale AntimafiaDuemila ricorda come anche in un recente passato vi siano stati fatti di cronaca gravissimi come quello di Attilio Manca, dove i legami tra politici rappresentanti dello Stato e Cosa Nostra pareva evidente "La mafia è dappertutto, basti pensare che contratta con altre mafie internazionali come quella Nigeriana, Russa e si parla addirittura che fornisca armi all’Isis. Noi comunque dobbiamo fare il possibile perché si riapra il processo Attilio Manca e si sappia la verità una volta per tutte". Ancora una volta legami Stato/mafia che compaiono come tante altre volte in passato. Ma senza andare troppo lontano quando si para d’illegalità e intrecci mafiosi anche la nostra provincia non è esente, anzi. Come ricorda Umberto Colombo che sottolinea "Come Cgil stiamo svolgendo un grande lavoro cercando di capire fin dove possa essersi infiltrata nel tessuto economico territoriale. Un fenomeno che purtroppo sta dilagando anche a Varese. Basti pensare agli 83 beni confiscati alla mafia che vorremmo mappare per capire di cosa si tratta, cosa siano e che uso ne verranno fatti. Il nostro è un lavoro lungo e difficile ma dobbiamo riuscire a sradicare questo fenomeno che anche da noi sta assumendo connotati importanti". Come agente di polizia ma soprattutto come sindacalista Saporiti ha posto il classico dito nella piaga quando ha evidenziato e gravi problematiche che affliggono da anni la Polizia di Stato, con personale intento a combattere in tutti i fronti anche l’illegalità di stampo mafioso ma cozzando spesso contro una realtà fatta di tagli all’organico, così come riduzioni di mezzi e altro ancora utile a svolgere al meglio il loro lavoro. Attività che li vede in prima linea anche contro i crimini di stampo mafioso cercando di debellare quanto possibile questo triste fenomeno senza mia tirarsi indietro nonostante tutto

Ora anche grazie a questo libro di Baldo si spera possa esserci uno spiraglio di verità sul caso Attilio Manca. Nel frattempo la procura di Roma ha deciso di aprire un nuovo fascicolo come omicidio contro ingnoti, mentre una raccolta firme (ora sono 30.0000 ma ne servono molte di più, per questo è possibile farlo attraverso la piattaforma Change.org oppure al sito AntimafiaDuemila.com) e il legale di famiglia stanno mobilitando l’opinione pubblica con l’aiuto di migliaia di cittadini e alcuni politici, così da indurre la magistratura romana a rifare il processo. Perchè, lo sappiamo tutti, Attilio Manca non si è suicidato.

Tratto da: varese7press.it

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