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borsellino figlidi Gianpiero Caldarella
Caro Paolo Borsellino, non credo tu sia mai stato una persona facilmente impressionabile, sapevi già che avresti pagato con la vita per il tuo impegno, ma fino all’ultimo non hai rinunciato a combattere. Sapevi già che le persone per bene che vengono fatte fuori dalla mafia (o peggio, dallo Stato-mafia) vengono isolate prima e infangate dopo che il loro sangue veniva versato. Sapevi anche che in alcune casi, le ricorrenze o le commemorazioni per ricordare alcuni uomini simbolo dello Stato erano partecipate da personaggi ambigui, per non dire sinistri. Sì, è vero, il fenomeno non aveva assunto le dimensioni odierne, ma chissà quante volte lo avrai pensato. Tutto questo lo avevi messo nel conto e hai ritenuto che fosse un prezzo che potevi pagare.

Ora però le cose si sono messe peggio di quando te ne sei andato. Ci sono persone che hanno usato e continuano ad usare il tuo nome per fare carriera e dare una legittimità alla loro azione, anche quando quest’ultima non ha nulla a che vedere con il tuo modo di vedere le cose e di fare le cose. Persone che non hanno vergogna di indossare una toga e attraversare con passo spavaldo le stesse aule di giustizia che tu attraversavi. Persone che mangiano nel tuo piatto e sputano in quello dei tuoi figli.

Sì, caro Paolo, negli ultimi tre mesi il nome dei tuoi figli è finito per ben due volte sulle pagine dei giornali, anche sulle prime pagine, ma non perché hanno tradito il tuo nome o hanno fatto cose non degne del tuo esempio, ma solo perché hanno accettato di assumere l’onere della tua eredità. Per questo sono stati ricoperti di fango. La prima volta, a luglio, è stata tua figlia Lucia a subire tutto questo. In un’intercettazione, poi rivelatasi inesistente, ma pubblicata e ripubblicata tante e tante volte, fino allo stordimento, si faceva il suo nome come una persona “da fare fuori”, come è stato fatto con te. L’effetto quasi raggiunto (la storia ci dirà se era anche quello desiderato) era quello di far dimettere il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta. Si è discusso praticamente sul nulla, su qualcosa che non è mai esistito, ma il nome di tua figlia è stato tirato in ballo per settimane. Perché proprio lei, ti chiederai. Posso risponderti che il merito è ancora una volta tuo e immagino che faresti volentieri a meno di questi meriti, ma usare il tuo nome come una clava piace in certi ambienti.

E non finisce qua, nei giorni scorsi, ad ottobre, il nome di entrambi i tuoi figli, Manfredi e Lucia, sono finiti sulle prime pagine dei giornali perché una giudice di Palermo, Silvana Saguto, dopo aver dato l’ennesima dimostrazione che far scena di “pubbliche virtù” commemorando il tuo nome in un paesino vicino Palermo, è salita in macchina e, non sapendo di essere intercettata, ha dato sfogo ai suoi “vizi privati”, insultando i tuoi figli. Anche in questo caso non era necessario pubblicare gli insulti, tanto quella giudice lì sta incasinata per come ha gestito negli anni i beni sequestrati alla mafia. Miliardi di euro in patrimoni da gestire che forse neanche i mitici esattori Salemi, i cugini Salvo, avevano nella loro disponibilità tante risorse da amministrare, sempre con tanto di “mandato” da parte dello Stato. Insomma, se la Saguto sarà processata non sarà certo per gli insulti ai tuoi figli, e comunque sui giornali bastava limitarsi a scrivere che sono stati insultati, piuttosto che ripetere le sue parole, magari sapendo che in molte carceri dove ci sono ancora persone che grazie a te sono arrestate per mafia, stanno ancora ridendo. Eppure è stato fatto, e scommetto che stavolta non hai bisogno di chiederti ancora una volta il perché. Hai già capito tutto, caro Paolo, col tritolo è possibile far schizzare i brandelli di un corpo molto lontano, anche decine e decine di metri, col fango invece è possibile ricoprire un uomo anche a distanza di decenni e decenni. E in quest’Italia vigliacca, piena di sciacalli e lingue biforcute, i meriti diventano quasi delle colpe e vengono ereditati dai figli.

Caro Paolo Borsellino, se avessi saputo tutto questo…chissà che la storia non sarebbe andata diversamente.

Tratto da:
scomunicazione.wordpress.com

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