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mafia-da-legaredi Clarissa Arvizzigno - 17 settembre 2013
“La follia è uno strumento che viene utilizzato, perché attraverso la follia gli affiliati di Riina avevano ed hanno la possibilità di raggiungere gli obiettivi che per loro sono più importanti, sostanzialmente riassumibili nel proscioglimento dei processi in cui sono coinvolti, nell'uscita dal carcere. Proscioglimento,uscita dal carcere, sospensione dei processi sono i tre obiettivi più importanti che si prefigura un criminale ed autore di reato”.

Con queste parole dai connotati chiari, esplicativi, esordisce lo scrittore e il medico Corrado De Rosa, in occasione della presentazione del libro “Mafia da legare”scritto insieme alla giornalista Laura Galesi, che si è tenuta a Corleone sabato 14 Settembre presso il Laboratorio della legalità con la collaborazione di Monica Capodici di antimafia duemila e Giuseppe Crapisi del Laboratorio della Legalità.

“Mafia da legare” come “ follia criminale da legare”, ma quando e in che misura il mafioso può essere considerato un caso patologico?

Non c'è un processo di mafia che non presenti pseudo pazzi affetti da manie, anoressie,presunte depressioni. Così entra in gioco la figura dello psichiatra con il suo arduo compito: percorrere gli annodati meandri delle menti mafiose e venirne a capo smascherando false follie, pseudo alibi...ed ecco che si fa strada un catalogo completo di presunti casi patologici, di malati immaginari...

“Com' è possibile che un boss dello spessore di Riina o Provenzano i qualche modo utilizzi i luoghi comuni della follia, faccia propri degli stereotipi  per raggiungere ciò che un pregiudicato insegue con più forza, cioè l'immunità?”si chiede De Rosa, e ancora : “se ci sono boss che si fingono pazzi è perchè ci sono medici che consentono loro di fingersi pazzi” afferma. L' obiettivo degli scrittori di Mafia da legare diviene, dunque, smantellare un mondo criminale che assume sempre più l'aspetto di un beffardo reticolato di complicità di uomini tra uomini di Stato, medici,avvocati...cosicché i tribunali assumano l'aspetto di cliniche dove tentenna quel prefabbricato culturale che nella mentalità comune è definito “boss”.

Onore,sicurezza,impassibilità, da pietrificati crollano dinanzi alle celle del 41 bis, si disgregano, lasciano posto solo a menti diaboliche scoperte.

“Una famiglia che combatte contro i mulini a vento che poi mulini a vento non sono”,racconta lo scrittore ricordando l'eclatante caso dell'assassinio dell'urologo Attilio Manca; traghettare “la verità” nella dimensione dell'impossibile, metterla fuori gioco: ecco il grande obiettivo di Cosa Nostra.

Ed infine l'eco di una lettera della testimone di giustizia Valeria Grasso tocca la mente dei ragazzi del progetto “Liberateci dalle spine” presenti alla presentazione: “Sono Valeria Grasso,una testimone di giustizia, ma prima di tutto sono una persona onesta...La strada per andare avanti e disintossicarsi da questo male che riesce a farci passare per pazzi visionari, ma soprattutto non credibili è tortuosa,difficile, ma non impossibile. L'intelligenza,il sapere,la non paura, di questo ha paura la mafia;capire, saper agire,queste sono le parole chiave per comprendere questi uomini che possono sembrare forti ma che fondamentalmente sono soli...Le mie denunce sono fatte non contro lo Stato, ma per migliorare un sistema nato per tutelare a 360 gradi chi, in prima linea con lo Stato, decida di denunciare facendo una scelta di vita libera...Paolo Borsellino diceva “ un giorno questa terra sarà bellissima, ed io Valeria Grasso ci credo”.

Tratto da: corleonedialogos.it

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