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toga-tribunale-webL'udienza è terminata ed è stata rimandata a domani ore 9.30
Stato-mafia: Di Matteo, seppi di trattativa per opere d'arte
12 giugno 2014 - Ore 12.27
Palermo. La presunta trattativa per il recupero delle opere artistiche rubate, condotta secondo l'accusa, dai carabinieri e Cosa nostra, con il tramite dell'eversore nero Paolo Bellini, è stato uno dei temi trattati da Santino Di Matteo, il pentito che sta deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia. Bellini aveva riferito di avere imbastito un dialogo, per conto dei boss, col Ros dei carabinieri promettendo il recupero di quadri rubati in cambio degli arresti ospedalieri per capomafia di prima grandezza come Luciano Leggio, Bernardo Brusca e Pippo Calò. "Mi ricordo che un giorno Antonino Gioè venne a casa mia con questo Paolo Bellini, che a quanto avevo capito era uno dei servizi - ha spiegato Di Matteo - Io gli offrii un caffè, poi andarono a casa di Gioè. Seppi poi che Bellini e Gioè parlarono di un accordo per il recupero di un quadro in cambio dell'interessamento di Bellini per l'ammorbidimento del carcere duro e su alcuni processi".

ANSA


Stato-mafia: Di Matteo a Brusca, devi pagare morte mio figlio
12 giugno 2014 - Ore 12.26
Palermo.
"Questo bambino, mio figlio, lo devi pagare fino all'ultimo giorno. Hai capito?". Lo ha detto il pentito Santino Di Matteo riferendosi a Giovanni Brusca, durante la sua deposizione nel processo sulla trattativa Stato-mafia in
cui Brusca, già condannato come mandante dell'omicidio del figlio di Santino, Giuseppe, è imputato. "Cosa nostra ha sbagliato tante volte - ha spiegato - Anche noi capivamo che la strage di Capaci era sbagliata. Sono morte un sacco di persone innocenti. Ci ha rovinato a tutti questa decisione. Se Riina ce l'aveva con Falcone perché non uccideva solo lui. Si è messo contro tutto lo Stato. Per me questi non sono atti mafiosi, ma sono atti terroristici. Sono stati uccisi bambini, donne incinte".

ANSA


Stato-mafia: pentito Di Matteo, Graviano prese telecomandi

12 giugno 2014 - Ore 12.19
Palermo. "Tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio Giovanni Brusca si incontrò con Giuseppe Graviano diverse volte a casa mia. Inoltre, una volta venne Antonino Gioè a prendersi dei telecomandi. Mi disse che gli aveva detto Brusca di venire". Così il pentito Santino Di Matteo, padre del piccolo Giuseppe, sequestrato e poi ucciso su ordine di Giovanni Brusca per convincerlo a ritrattare, ha raccontato il periodo tra le stragi alla corte d'assise davanti alla quale si svolge il processo sulla trattativa Stato-mafia.
Di Matteo ha parlato anche dell'omicidio di Salvo Lima, prima delle stragi del 1992. "Lima non aveva rispettato i patti con Cosa nostra - ha spiegato - i patti tra il politici e Totò Riina. Non c'era stato l'interessamento sul maxi processo. Loro dovevano cercare di non fare condannare i mafiosi, invece non hanno fatto nulla. La decisione fu presa da Riina, era lui il capo. Sia per Ignazio Salvo che per Lima la decisione fu la stessa. Dovevano morire".

ANSA


Stato-Mafia, il pentito Di Matteo: “Riina decise morte Salvo e Lima”

12 giugno 2014 - Ore 12.13
Sta rispondendo collegato in videoconferenza alle domande dei pm Francesco Del Bene e Vittorio Teresi. Con l’interrogatorio del pentito Mario Santo Di Matteo, riprende oggi nel carcere Ucciardone di Palermo il processo sulla trattativa Stato-Mafia.

“Fu Salvatore Riina, capo indiscusso della commissione, a decidere l’omicidio di Ignazio Salvo e dell’eurodeputato Salvo Lima. Riina decise di farli fuori dopo che la Corte di Cassazione confermò le condanne del maxiprocesso”, ha detto il collaboratore di giustizia.

Di Matteo ha poi raccontato: “Tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, Giovanni Brusca si incontrò con Giuseppe Graviano diverse volte a casa mia. Inoltre, una volta venne Antonino Gioè a prendersi dei telecomandi. Mi disse che gli aveva detto Brusca di venire”.

L’ex mafioso di Altofonte è il padre del piccolo Giuseppe Di Matteo, rapito nel novembre 1993 e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996 su ordine di Giovanni Brusca, per tentare di fermare la collaborazione del pentito con la giustizia.

Nell’ambito del processo Borsellino Quater, il pentito Di Matteo aveva ribadito di aver preso parte alla strage di Capaci e di aver fornito ai fratelli Graviano i telecomandi utilizzati per far saltare in aria l’autobomba che uccise a Palermo il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.

Con l’interrogatorio del pentito Mario Santo Di Matteo è ripreso oggi nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo il processo per la trattativa Stato-mafia. Il collaboratore di giustizia, ex mafioso di Altofonte, è il padre del piccolo Giuseppe Di Matteo rapito, ucciso e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996. Il figlio del pentito fu rapito su ordine di Giovanni Brusca il 23 novembre 1993, quando aveva dodici anni per indurre il padre a non collaborare con la giustizia. Il collaboratore di giustizia, collegato in videoconferneza, sta rispondendo alle domande dei Pm Francesco Del Bene e Vittorio Teresi.

palermo.blogsicilia.it



Giovedì 12 giugno, dalle ore 9.30, si terrà la prossima udienza del processo trattativa Stato-mafia.
Nel processo, di competenza della Procura di Palermo, i pubblici ministeri dovranno accertare le responsabilità di chi è accusato di aver aperto un dialogo con Cosa nostra, al fine di far cessare la strategia stragista messa in atto nei primi anni ’90. Tra gli imputati, oltre a boss mafiosi (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà) figurano anche collaboratori di giustizia (Giovanni Brusca), ex politici (Nicola Mancino, Marcello Dell’Utri), ex ufficiali del Ros (Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno) e Massimo Ciancimino.

Del processo si occupano i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi.

E' possibile seguirlo in diretta/audio streaming qui!

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