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di Aaron Pettinari - 9 ottobre 2014

Il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca avrebbe deciso per tempo di avviare una collaborazione con la giustizia, ben prima del 20 maggio 1996 (data dell’arresto, ndr). A rivelarlo è il pentito Angelo Siino, ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra, sentito al processo trattativa Stato-mafia. Rispondendo alle domande del pm Antonino Di Matteo il pentito ha ricordato il periodo in cui era detenuto ai domiciliari: “Ricevetti un’ambasciata da Giovanni Brusca in cui mi spiegò che stava collaborando. Mi venne a dire che se fosse stato arrestato avrebbe iniziato a collaborare. Mi venne a trovare giorni prima dell’arresto. Mi disse ‘Finora mi sono trattenuto da questo momento in poi, se mi pigliano, io collaboro. Vedi cosa devi fare tu, sentiti libero’. Questo fatto della volontà di collaborare mi venne preannunciato anche da un altro personaggio vicino a Brusca, Francesco Costanza”. Sul motivo che avrebbe indotto Brusca a prendere una tale decisione Siino spiega che Brusca “Cominciò ad elencarmi una serie di fatti negativi a suo danno da parte di Cosa nostra. Si sentiva tradito, lasciato solo a combattere contro tutti da parte di alcuni personaggi di Cosa nostra, soprattutto da Bernardo Provenzano”. Il collaboratore di giustizia, ascoltato come imputato di reato connesso, ha dichiarato di non aver rilasciato prima tali dichiarazioni all’autorità giudiziaria.

Un'audizione, quella odierna, limitata dalle precarie condizioni di salute dello stesso collaboratore di giustizia.
Il ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra ha spiegato il suo ruolo all'interno di Cosa nostra: “Negli anni ’80 gestii gli appalti per importi sempre più notevoli. Dall’85 in poi anche in tutto il territorio siciliano, in Calabria e Campania. Il politico che mi diceva che ero autorizzato era Lima e qualche altro personaggio politico come Giuseppe Reina al vertice del partito socialista. Quando ero ai domiciliari ricevevo diverse visite, come ad esempio il geometra Giammanco e mi diceva che gli ordini venivano dallo 'zio'. Io distinguevo. A volte venivano da 'zio uno' e altre da 'zio due'. E quest'ultimo altri non era che Provenzano”.
In particolare Siino ha parlato dei suoi rapporti porprio con la famiglia Brusca sia prima dell'arresto, nel 1991, che dopo. “Con Giovanni avevo rapporti più intensi che con il padre. Giovanni aveva un ritegno nei miei confronti in quanto io non essendo uomo d’onore non potevo sapere cose di CN e invece si sbagliava perché io venivo a conoscenza di queste notizie tramite personaggi di altre famiglie mafiose che mi davano la loro confidenza perché ero ritenuto uomo d’onore”.
Quindi ha parlato dei suoi rapporti con i politici Lima e Mannino. “Entrambi – ha detto alla Corte - hanno avuto un ruolo nella spartizione dell’aggiudicazione diversa degli appalti,. I lavori venivano venduti al prezzo del 4,50%, il 2% andava a CN e lo 0,80% andava a Riina per tutti i lavori che c’erano in Sicilia. Poi c'erano due poli: il polo Lima e il polo Mannino con tangenti diverse. A Mannino arrivavano le gestioni dei grandi appalti con aziende mafiose e paramafiose di Agrigento”. E sui progetti di omicidi nei confronti dei due esponenti della Dc ha aggiunto: “Brusca una volta mi chiese: 'ma tu chi faresti ammazzare a Mannino o a Lima?'. Io risposi nessuno dei due perché ci sarebbero state reazioni. Questo incontro lo colloco tra il 1990 ed il 1991 ma non posso essere sicuro delle date visti i miei problemi di salute. Non era la prima volta che sentivo questi discorsi. C'era il fatto che era stata tradita la fiducia di Cosa nostra. C'era proprio un gioco su chi si doveva buttare giù dalla torre. Giovanni Brusca era molto seccato per questo decreto legge per cui molte persone erano rimaste illuse, erano uscite e poi di nuovo in carcere, una disillusione nei vertici di Cosa nostra”. Proprio per permettere al collaboratore di giustizia di rispondere alle domande con una maggiore lucidità la testimonianza è stata rinviata alla prossima udienza che si terrà il 16 ottobre prossimo sempre all'aula bunker dell'Ucciardone.

SCARICA Ordinanza del 28 ottobre sull’audizione di Napolitano

DOSSIER Processo trattativa Stato-Mafia

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