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Il martirio mediatico al quale in queste ore viene sottoposta la giudice Iolanda Apostolico, del Tribunale di Catania, perché colpevole di “sentenza sgradita” al governo in materia di immigrazione, ha contorni ributtanti.
Purtroppo, però, il “caso Apostolico” non fa altro che allungare una lista delle vergogne, iniziata a governo appena nato, con il duo Donzelli-Delmastro, che resero chiassosamente pubblici, in Parlamento, atti coperti da segreto. Sotto l’ala protettiva sia della Meloni, sia del ministro della giustizia Nordio. Sembra passato un secolo. Eppure, il filo nero è sotto gli occhi di tutti. E ne scrivemmo qui, tempo fa. Sottolineando anche che l’opposizione, PD in testa, facendo proprio in anni lontani, con un garantismo d’accatto, “lo spirito delle leggi” di Silvio Berlusconi, che si sarebbe rivelato l'autentica tabe della politica italiana, prima o poi avrebbe visto le streghe.
Esattamente ciò che sta accadendo in Italia con questo governo. E un’opposizione che dà l’impressione di non sapere che pesci pigliare. Ma torniamo al filo nero.
La giustizia italiana deve assolvere, con tante scuse, i fascisti già condannati dalla Cassazione per la strage di Bologna, che avvenne invece - parola di Giorgia Meloni e della sua corte - per mano di terrorismo palestinese. Come sostenuto, a suo tempo, da Francesco Cossiga, il presidente della repubblica italiana cui dovrebbero dare il Nobel per i suoi rapporti con la Cia.


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La giustizia italiana dovrebbe mettere sotto processo i pubblici ministeri che si permisero di rappresentare l’accusa nel processo per la trattativa Stato- Mafia; gli stessi che considerano una bufala la pista degli appalti quale causale della strage di via d’Amelio, pista, invece, magnificata dal generale Mori, oggi assolto da tutte le accuse e pensionato. Dare un’occhiata, per chi vuole saperne di più, a quanto sta accadendo nella commissione parlamentare antimafia.
La giustizia italiana deve mettere alla gogna, e se non lo fa la giustizia ci pensa la politica, e se non lo fa la politica ci pensano i giornali di destra, la giudice Iolanda Apostolico, del tribunale di Catania, che si è permessa di smentire, in punto di diritto, le politiche sull’emigrazione, odiose e inumane, fatte proprie dall’attuale governo.
La giustizia italiana deve avere la sua massima espressione in Nordio, che non fa mistero di essersi lanciato all’inseguimento della riforma di Marta Cartabia per peggiorarla, dal punto di vista della magistratura.
Ma cos’è più precisamente il filo nero?
La chiamano, con espressione dolce e soporifera, la libertà d’opinione. Libertà d’opinione di criticare le sentenze non gradite.


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Della quale libertà d’opinione, il generale dell’esercito Vannacci, sia detto per inciso, ha fornito un saggio da accademia.
Sono solo alcuni degli esempi per spiegare come e perché Giorgia Meloni sia ricorsa all’aggettivo “basita” per riassumere il suo stato d’animo di fronte al provvedimento della giudice Apostolico che in tutta evidenza le è andato di traverso.
Però l’argomento è serio.
E forse il nostro capo dello Stato, Sergio Mattarella, si starà chiedendo sino a quando, e sino a quanto, una premier, per quanto donna, per quanto campionessa del parlar d'altro, per quanto in Europa con almeno due parti in commedia, per quanto non nata ai tempi del fascismo, per quanto circondata dal cerchio dei parenti stretti - da lei piazzati al governo, nel partito e in televisione -, può continuare ad abusare della pazienza di tutti gli italiani che non l’hanno votata (che non sono pochini), facendo strame di Costituzione e divisione dei poteri.
Eppure pare che ai “suoi”, Giorgia Meloni piaccia da impazzire. E che si stia rivelando la “premier ideale” che ci voleva per loro.
Vogliamo augurarci che il capo dello Stato, dal canto suo, sia rimasto impietrito.
Vale la pena ricordare che milioni di italiani, di fronte al filo nero di Meloni&Co., sono fra l’attonito e lo sbalordito. E tantissimo schifati.

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La rubrica di Saverio Lodato
   

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