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medina nikondi Jean Georges Almendras
Antimafia Dos Mil organizza eventi e manifestazioni in ricordo dell'omicidio Medina-Almada

Il 16 ottobre era previsto l’inizio del processo contro l’ex sindaco di Ypehú Vilmar "Neneco" Acosta, presso il Palazzo di Giustizia della città di Asunción (ora rimandato al 23 ottobre, ndr). Lo stesso giorno in cui, per ironia o per destino, tre anni fa, venivano uccisi Pablo Medina e la sua assistente Antonia Almada, lungo una stradina rurale di Igatimi, distante circa 50 chilometri dalla città di Curuguaty.
La giornata l'organizzazione vedeva anche l'organizzazione di una manifestazione all’ingresso del Palazzo di Giustizia, alle 8 del mattino (ora locale, ndt) a sostegno della famiglia Medina, ma anche la proiezione del documentario "Pablo", realizzato da Antimafia Dos Mil, presso il Centro Cultural de la República Cabildo alle ore 18. Per l’occasione c'è anche l'intervento di personalità del mondo politico, della Chiesa Cattolica, del Sindacato dei Giornalisti del Paraguay, di giornalisti di Antimafia Dos Mil, di una dirigente della Scuola di Avvocati, dei rappresentanti del Movimento Culturale Our Voice, e del direttore di Antimafia Duemila Giorgio Bongiovanni, in collegamento skype dall'Italia.
Dalla capitale Asuncion, rappresentanti di Antimafia Dos Mil insieme a un membro di Our Voice, Diego Grachot, seguiranno da vicino le fasi del processo contro Vilmar Acosta, accusato di essere il mandante del duplice crimine, per offrire ai lettori un’informazione dettagliata.
Il servizio di informazione degli eventi previsti per questo terzo anniversario del duplice omicidio, organizzati da Antimafia Dos Mil ed altri enti, saranno pubblicati all'interno del banner dedicato a Pablo Medina, grazie alla redazione paraguaiana ed al movimento internazionale Our Voice. Alla manifestazione prenderanno parte, insieme alla cittadinanza, anche studenti universitari e delle scuole superiori paraguaiani, giornalisti delle regioni di Santa Cruz, di Cordoba, della città di Campana e cittadini argentini.
medina dxA novembre 2014, un mese dopo l'attentato contro Pablo Medina ed Antonia Almada, le redazioni di Antimafia Duemila italiana e sudamericane – con le quali il giornalista collaborava organizzarono una manifestazione di denuncia in Plaza de la Democracia, presente anche il direttore Bongiovanni. Da quel momento ad oggi i membri della famiglie Medina ed Almada sono passati attraverso  diverse vicissitudini: diversi mesi dopo quel 16 ottobre fu arrestato l’ex sindaco Acosta, in Brasile, estradato in Paraguay dopo non pochi intoppi messi in atto dagli avvocati difensori. I due complici di Acosta, autori materiali dell’attentato, all'epoca erano ancora latitanti. L'anno scorso, però, uno di loro fu catturato, sempre in Brasile, e ora si attende la sua estradizione dopo lo sconto di una condanna per avere aggredito la sua compagna.
Le famiglie delle vittime non hanno mai cessato di chiedere giustizia, appello di cui il giornalismo nazionale si è fatto portavoce. D'altra parte, i figli adolescenti di Pablo Medina risiedono ancora a Curuguaty, e stanno superando il difficile momento con ammirevole stoicismo. La figlia maggiore di Medina ha continuato la sua vita insieme ai familiari, con lo stesso desiderio di giustizia. Nella famiglia la situazione di angoscia e di rabbia dopo l'accaduto ha toccato livelli drammatici: non bisogna dimenticare che i genitori di Pablo avevano già perso tre figli per mano del narcotraffico, senza contare che poco dopo il tragico fatto è deceduta anche la madre del giornalista.
Come è già noto il “crimine” del giornalista di scavare a fondo negli affari dei narcos, oltre a lasciare in lutto la moglie ed i suoi due figli adolescenti, portò alla morte della sua assistente, che si trovava vicino a Pablo nel momento dell’attacco dei sicari narcos. Antonia Almada fu raggiunta dai proiettili, mentre sua sorella, che si trovava insieme a loro nel camioncino, risultò illesa. Da quel momento la sopravvissuta divenne una testimone protetta dalle autorità, e la sua famiglia, come quella dei Medina, ha vissuto questa perdita con dolore e con lo stesso desiderio di giustizia.   
Mentre ci troviamo ad Asuncion abbiamo avuto l'opportunità di contattare la stampa locale e altri enti del giornalismo, di studenti universitari e delle scuole superiori per invitarli a partecipare, non solo in Piazza, di fronte al Palazzo di Giustizia, ma anche nel Centro Cultural de la República Cabildo, dove sarà proiettato il documentario "Pablo".
medina sxNello specifico si è svolto un incontro con un gruppo di studenti che avevano occupato un centro universitario nel centro della capitale: lo storico edificio della Facoltà di Diritto all'incrocio delle vie Yegros e Mariscal Estigarribia, teatro, giorni addietro, di un conflitto studentesco di vaste proporzioni derivante dall'espulsione di un gruppo di studenti che non erano d’accordo con i benefici concessi ai sostenitori del governo. Gli studenti occupanti, che reclamano giustizia di fronte all'espulsione dell'elettorato e che lottano affinché lo Stato dia forma ad una Facoltà di Scienze Politiche e Sociali con la meritata autonomia, reclamano rispetto e miglioramenti importanti nell'istruzione universitaria. Proprio negli ultimi giorni sono stati vittime di attentati da parte di studenti in disaccordo, arrivando all'uso di bombe artigianali e lasciandosi andare ad attacchi fisici e verbali, generando un insolito clima di violenza.
Gli studenti che hanno occupato il centro, e che hanno dimostrato convinzione nelle proprie idee e rivendicazioni, hanno ringraziato il gruppo di colleghi che li appoggiava dalla strada, per poi dialogare con componenti di Antimafia Dos Mil e di Our Voice, che si identificano nella loro lotta e nei progetti educativi. La prossima convocazione, per i giovani presenti in strada, è quella di prendere parte alla prossima mobilitazione di fronte al Palazzo di Giustizia, così da appoggiare la causa di Medina. Sebbene l'incontro sia avvenuto in un clima pacifico, sul marciapiede opposto si trovavano forze della polizia antisommossa. Un atteggiamento preventivo, si presume, anche se si è appreso che quando gli studenti occupanti furono oggetto di attentati i poliziotti non erano presenti.

Foto interne: Diego Grachot

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