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Ora la palla torna nelle mani della High Court. Il 20 maggio l’udienza sull’estradizione in Usa del fondatore di WikiLeaks

Gli Stati Uniti non garantiscono a Julian Assange la protezione del First Amendment, lo scudo che in Usa assicura protezione costituzionale alla stampa e che ha consentito di pubblicare documenti segreti come i Pentagon Papers. Lo ha comunicato ieri l’ambasciata Usa di Londra con una velina di due pagine indirizzata alla High Court di Londra dopo che nel marzo scorso aveva detto che il fondatore di WikiLeaks non sarebbe stato estradato immediatamente, concedendo così la possibilità di fare appello contro la richiesta di estradizione.

Nel frattempo, però, l’Alta Corte londinese aveva incaricato gli Stati Uniti i quali avrebbero dovuto fornire prove che dimostrassero che Assange potesse fare affidamento sul Primo Emendamento della costituzione americana (che protegge la libertà di espressione) e che non avrebbe subito pregiudizi durante il processo essendo un cittadino australiano né rischiare la pena capitale. Sugli ultimi due punti, nulla da ridire. Gli Stati Uniti “garantiscono”, hanno scritto nella nota diplomatica. Quanto al Primo Emendamento, nulla da fare. Cade così il velo di Maya che fin qui aveva caratterizzato la Casa Bianca: il loro intento è quello di portare sul banco degli imputati Julian Assange senza considerarlo un giornalista.

Come ha scritto su X Stella Assange, moglie dell’editore australiano, il Primo Emendamento “è il cuore del problema”. Gli Stati Uniti “si sono limitati a sfacciate parole ambigue sostenendo che Julian può ‘cercare di sollevare’ il Primo Emendamento se estradato - ha aggiunto Stella -. La nota diplomatica non fa nulla per alleviare l'estrema angoscia della nostra famiglia riguardo al suo futuro. L’amministrazione Biden deve abbandonare questo pericoloso procedimento giudiziario prima che sia troppo tardi”.

Se estradato, Assange rischia di finire nella peggiore prigione degli Stati Uniti: l’ADX Florence. Conosciuta anche come l’Alcatraz delle Montagne Rocciose. Viene considerato il carcere più sicuro del Paese, al cui interno sono reclusi più di 400 detenuti di primo livello, tra cui alcuni membri della famiglia mafiosa Gambino e terroristi internazionali. L’ex direttore della prigione Robert Hood definì l’ADX come un luogo “non fatto per l’umanità”, descrivendolo “come l’inferno”.

Dopo la nota diplomatica degli Stati Uniti, ora la palla torna nuovamente nelle mani della High Court, che il 20 maggio prossimo dovrà tenere una nuova udienza e decidere sull’estradizione. L’auspicio è che, essendo ormai palese l’assenza di garanzie e tutele costituzionali per il giornalista, l’Alta Corte di Londra neghi l’estradizione.

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