di Aaron Pettinari
Da qualche tempo la Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, si sta occupando dei cinquantasette giorni che separano le stragi di Capaci e via d'Amelio, concentrandosi in particolare su un filone: quello che porta alla nota inchiesta del Ros mafia-appalti.
Una vicenda complessa, di cui più volte ci siamo occupati in questo giornale. Ne abbiamo parlato nella seconda parte dell'intervista con Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo ed oggi avvocato, che fu testimone di ciò che avvenne nella Procura di Palermo.
"Definirei il lavoro della Commissione antimafia una contro inchiesta un po' mortificante nei confronti di Paolo Borsellino. Perché si riduce l'impatto, ed addirittura eventualmente il movente, della strage di via d'Amelio a quelle che furono, certamente, delle gravi conflittualità interne alla Procura".
Secondo l'ex magistrato "al di là di quanto si può sbraitare in tv quotidianamente, bisogna confrontarsi con la realtà processuale. E la realtà dice che deve esserci stato ben altro. Noi originariamente pensavamo che potesse essere la collaborazione di Mutolo, riguardo a quello che poteva dire su mafia e istituzioni. E aveva una sua credibilità. Col passare degli anni mi sono convinto che la faccenda della trattativa potesse avere un ruolo preponderante. E' possibile che ce ne siano altre ma sono abbastanza scettico che potesse avere questa efficacia dirompente solo la famosa indagine mafia-appalti".
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