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ciotti palco 20180321A Foggia in 40mila per la giornata in memoria delle vittime di tutte le mafie
di Aaron Pettinari - Foto e Video
E’ un fiume di colori quello che ha avvolto Foggia in occasione della 23ma Giornata dell'impegno e della memoria in ricordo delle vittime di mafia, tradizionalmente organizzata da Libera. In 40mila, giunti da tutta Italia, hanno voluto rispondere “presente” all’appello lanciato dall’associazione fondata da don Luigi Ciotti, ed urlare forte il proprio “No” alla violenza delle mafie, che in questa terra è ancora forte e più che mai presente.
La strage di San Marco in Lamis, dello scorso 9 agosto, ha contribuito ad accendere i riflettori su un territorio che conta quasi 300 omicidi irrisolti negli ultimi trent’anni e che, in base a quanto emerso nell’ultima relazione della Dia, si sviluppa in “un contesto ambientale omertoso e violento”. E l’incendio causato ieri sera alla macchina di Peppino D’Urso, ex capogruppo in Consiglio comunale del Partito Democratico durante l’amministrazione Mongelli (con delega alla Cultura) e tra i promotori del progetto Parcocittà grazie a cui un pezzo di Foggia è stato restituito alla comunità e sottratto al degrado, all’abuso e alla microcriminalità, rappresenta indubbiamente un segnale. E’ per questo che essere stati presenti nella città pugliese, così come nelle altre città d’Italia, d’Europa e del Mondo, ha assunto un valore importante. Per essere accanto ai tanti che “si ribellano anche alla sola idea di convivere con le mafie e che soffrono nel vedere la loro terra associata al sopruso criminale”.



E questa mattina il grido si è sollevato forte durante l’intera manifestazione, anche superando la pioggia che ha accompagnato tutta la durata del corteo da Piazza Cesare Battisti fino a Piazza Cavour. “Qui piove ma oggi c'è lo stesso la primavera: ci sono migliaia e migliaia di giovani, adulti e associazioni che stanno camminando insieme - ha detto Don Ciotti - Affinché l'impegno contro le mafie sia quotidiano, è necessario scrivere nelle nostre coscienze tre parole. La prima è continuità, la seconda è la condivisione perché è il noi che vince, la terza è la corresponsabilità, cioè il chiedere alle istituzioni che facciano la loro parte, e se non la fanno dobbiamo essere una spina per chiedere conto". "Il cambiamento - ha proseguito - ha bisogno di tutti. Noi lo chiediamo alla politica, alle istituzioni, ma dobbiamo chiederlo anche a noi come cittadini: abbiamo bisogno di cittadini responsabili non di cittadini a intermittenza a seconda delle emozioni e dei momenti". E’ ai giovani, in particolare, che il prete si è rivolto in questa giornata. Giovani che sono protagonisti del domani ma anche del nostro presente. E’ una presenza importante quella dei ragazzi e tra cori, canti, striscioni e bandiere la loro voglia di cambiamento ha contagiato anche gli adulti.

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Foto © ACFB


Il ricordo delle vittime innocenti
In piazza Cavour sono stati letti i nomi delle 970 vittime innocenti delle mafie. C’erano i parenti, in prima fila a chiedere verità e giustizia, le istituzioni (dal Presidente del Senato Pietro Grasso alla Presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi), i rappresentanti delle associazioni, dei sindacati ma anche tanti studenti. Don Ciotti dal palco è tornato a parlare della responsabilità di ognuno: “In questa lotta nessuno è necessario, nessuno è insostituibile ma nessuno può agire al posto nostro. Tutti siamo chiamati a scelte più coraggiose. E coraggio ed umiltà richiedono responsabilità. Noi dobbiamo diventare il cambiamento, dobbiamo uscire di più dall’Io per utilizzare il Noi”.

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Ansa/Franco Cautillo

Il fondatore di Libera si è poi scagliato contro l'omertà. "Il 70 per cento deli familiari delle vittime non conosce la verità, ma noi sappiamo che le verità camminano per le strade delle nostre città. Serve uno sforzo per una memoria che si traduca in un impegno per non lasciare soli i familiari vittime di mafia e terrorismo, per non renderli vittime delle indifferenze e delle rassegnazione”. Nel suo discorso Don Ciotti ha anche puntato il dito contro le disparità sociali e contro lo sfruttamento degli immigrati. Un pensiero che ha rivolto “alle tante vittime di una tratta che sfrutta chi cerca la terra promessa e che purtroppo non è riuscito a raggiungerla”.

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Ansa/Franco Cautillo

E poi ancora ha gettato un allarme sulla questione droga (“di cui si parla troppo poco mentre oggi è tornata a proliferare fino ai suoi massimi livelli”), sul gioco d’azzardo, sul caporalato e quel fenomeno della corruzione che “mina il bene comune”.  
Don Ciotti, che ai mafiosi ha ricordato che “la vostra non è vita”, ha nuovamente auspicato un impegno per i giovani, che hanno sempre più difficoltà da affrontare per trovare un lavoro, ed ha ribadito l’importanza “di una rivoluzione delle coscienze” che passa necessariamente dall’impegno del singolo. “Il cambiamento che noi desideriamo ha bisogno di ciascuno di noi - ha concluso - Come diceva don Tonino Bello, un profeta, ‘alziamo la voce quando molti scelgono un prudente silenzio’. Alziamo la voce!”. Un urlo che ha scosso Foggia e che si spera arrivi alle istituzioni e ai rappresentanti del futuro Governo che, come sottolineato anche oggi, hanno fin qui parlato poco di lotta alla mafia ed alla corruzione.

Foto di copertina © ACFB

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