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teresi c giorgio barbagallo 2013di Aaron Pettinari
Respinta la richiesta di archiviazione della Procura generale della Cassazione

Il Consiglio superiore della magistratura ha respinto la richiesta di non luogo a procedere per “la scarsa rilevanza dei fatti” presentata nel giugno scorso della Procura generale della Cassazione nei confronti del procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, coordinatore del pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia. La sezione del Csm presieduta dal vicepresidente Giovanni Legnini ha così disposto la restituzione degli atti affinché venga formulata la sua imputazione coatta. A darne notizia è oggi Il Fatto Quotidiano.
L'azione disciplinare nei confronti del magistrato è stata avviata nel febbraio 2014 con l'accusa di aver “tenuto un comportamento gravemente scorretto” nei confronti dei colleghi Mario Fontana, presidente della IV sezione del Tribunale, e dei giudici a latere Wilma Mazzara e Annalisa Tesoriere che emisero la sentenza di assoluzione in primo grado per il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, accusati di non aver arrestato Bernardo Provenzano a Mezzojuso.
Teresi aveva commentato a caldo: “Se fossi un insegnante metterei alla sentenza dei giudici del processo Mori un quattro meno perché chi l'ha scritta è andato fuori tema. Insomma, ha scritto la sentenza di un altro processo”. In particolare si era soffermato sulla scelta di dedicare le prime ottocento pagine (su oltre milletrecento) a un tema, quello della trattativa, “che è stato trattato dall'accusa solo come eventuale ipotesi di movente che dovesse in qualche modo supportare il dolo, e occuparsi solo in minima parte del tema principale del processo, cioè la mancata cattura di Provenzano, è un modo curioso che ha scelto l'estensore di scrivere le decisioni”.

I punti critici ribaditi in appello

Un concetto, quest'ultimo, che è stata anche ribadita in aula,al processo d'appello, durante la requisitoria del sostituto Pg Luigi Patronaggio dove si evidenziava come il Tribunale abbia “abbassato il livello probatorio spendendo 853 pagine di motivazioni sul movente non concentrandosi sul fatto storico, sulla condotta e sul dolo”. “E non si dica che questo sbilanciamento sia a causa del lavoro del pubblico ministero - aveva detto il Pg - perché nella requisitoria ben tre parti sono dedicate ai fatti e solo una è dedicata al movente e sulla strategia che gli imputati avrebbero seguito”.
Ed è altrettanto un dato di fatto che nelle motivazioni della sentenza di primo grado i giudici si sono spinti persino a scrivere considerazioni su fatti non di propria competenza come la strage di via d'Amelio ritenendo che l'attentato a Borsellino era stato programmato da tempo e che non fu l’opposizione del magistrato alla trattativa la causa della sua morte. Non mancò la reazione della Procura di Caltanissetta che subito ribadì la competenza dei pm nisseni in merito.

Nessun commento
Il commento di Teresi, secondo il Csm “necessita di un approfondimento che solo il dibattimento può offrire”. Inoltre, a causa di un errore commesso nella stesura del dispositivo notificato alle parti, il provvedimento potrebbe essere, già fin d’ora, a rischio di nullità con il procedimento che potrebbe tornare indietro. Sulla questione non ci sono commenti né da parte dello stesso procuratore aggiunto, che si trova in corsa per la nomina a procuratore capo di Caltanissetta, né da parte dell'avvocato Mario Serio, che difende lo stesso pm.

Foto © Giorgio Barbagallo

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