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Che fine farà l'indagine sui mandanti esterni delle stragi del '93-'94 ora che procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli è stato recentemente nominato a procuratore capo di Prato?
Il fascicolo rimarrà al sostituto Lorenzo Gestri, in Dna dal novembre 2022 e all'altro aggiunto Luca Turco, che però dovrebbe andare in pensione a fine anno.
A questo punto le ipotesi, come raccontato dal 'Fatto', sono molteplici.
I pm potrebbero valutare di depositare l’avviso di chiusura indagine contro Marcello Dell’Utri - l'inchiesta su Silvio Berlusconi si chiuse definitivamente con la sua morte - pratica che nella gran parte dei casi prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, sia per il reato di concorso nelle stragi del 1993 sia per quello meno grave di omessa comunicazione ai sensi della cosiddetta legge Rognoni-La Torre, di cui abbiamo parlato in un recente articolo.
Il neo procuratore capo di Prato potrebbe anche continuare a seguire l'ultima fase dell'inchiesta con l’accordo del procuratore generale Ettore Squillace Greco e del procuratore capo di Firenze Filippo Spiezia.
Oppure, come ultima possibilità, i pubblici ministeri potrebbero chiedere l'archiviazione dell'indagine sulle stragi lasciando in piedi quella per la violazione della legge Rognoni-La Torre a carico di Dell'Utri.


Le origini dell’inchiesta Fiorentina

L’inchiesta era stata aperta nel 2017 a seguito delle intercettazioni eseguite per 14 mesi, dal febbraio 2016 ad aprile 2017, in cui è stata registrata la voce del capomafia Giuseppe Graviano dalle microspie mentre parlava con il camorrista Umberto Adinolfi durante l’ora d’aria nel carcere di Ascoli Piceno: "Berlusca mi ha chiesto questa cortesia... per questo c'è stata l'urgenza. Lui voleva scendere... però in quel periodo c'erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa".


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Luca Tescaroli © Paolo Bassani


Graviano continuava a parlare dei suoi presunti rapporti con Berlusconi, alludendo all'intenzione dell'imprenditore di entrare in politica già nel '92: "Berlusconi - proseguiva Graviano - quando ha iniziato negli anni '70 ha iniziato con i piedi giusti, mettiamoci la fortuna che si è ritrovato ad essere quello che è. Quando lui si è ritrovato un partito così nel '94 si è ubriacato e ha detto 'Non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato'. Pigliò le distanze e ha fatto il traditore". Inoltre durante una serie di udienze tenutesi davanti alla corte d’Assise di Reggio Calabria tra il gennaio e il febbraio del 2020, Graviano aveva detto, rivolgendosi a Lombardo: "Se lei andrà ad indagare sull'arresto condotto nei confronti di Giuseppe e Filippo Graviano scoprirà i veri mandanti delle stragi. Scoprirà chi ha ucciso il poliziotto ucciso insieme alla moglie, Agostino. Scoprirà la verità su tante cose. Però i carabinieri devono dire la verità".
E poco dopo aveva lanciato un altro messaggio sibillino. Prima riferendosi al plurale a 'imprenditori di Milano' e poi, su richiesta di specifica del pm Lombardo, al singolare: "C'era un imprenditore di Milano che aveva interesse che le stragi non si fermassero. Chi me lo ha detto? Me lo ha riferito nel carcere di Spoleto (tra il 2006 ed il 2007) un altro detenuto napoletano. Si evince dalle intercettazioni ma non mi chieda di dire il nome perché non farò nessun nome. Non mi sembra corretto e rispetto le confidenze che ho". Accuse ancora tutte da dimostrare e con l'archiviazione potrebbero rimanere per molto tempo senza né conferma né smentite.


L'indagine sul capitale originario della Fininvest

I pm di Firenze a marzo 2023 avevano disposto un esame sulla vita imprenditoriale dell'ex premier tra il febbraio 1977 e dicembre 1980. Nello specifico i magistrati fiorentini stanno indagando sugli innesti finanziari senza paternità nelle società che hanno dato vita alla Fininvest.


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© Imagoeconomica


Il fulcro del nuovo esame è una nuova relazione tecnica, di oltre 500 pagine depositata nei mesi scorsi, da cui sono emerse delle novità rispetto alle operazioni ‘anomale’ rilevate nella prima consulenza fatta a Palermo e prodotta nel processo a Marcello Dell’Utri: gli esperti dei pm fiorentini hanno accertato che ci sono settanta miliardi e mezzo di lire (versati in contanti) di origine non decifrabile che hanno foraggiato l'impero societario di Berlusconi.


Follow the money

Gli investigatori hanno tracciato nel corso del tempo la linea dei soldi Berlusconi-Dell'Utri. L’8 marzo 2012 Berlusconi aveva versato sui conti intestati a Dell’Utri e alla moglie Miranda Ratti 20,9 milioni di euro per comprare Villa Camarcione, di proprietà dell’ex senatore: con quei soldi la moglie aveva acquistato un’altra villa a Santo Domingo.
Il flusso di denaro si era interrotto per qualche anno ma fece nuovamente la sua comparsa il 23 marzo 2015 con un bonifico di un milione di euro al figlio dell’ex manager, Marco Dell’Utri: soldi che saranno utilizzati ufficialmente per pagare gli avvocati del padre e per noleggiare uno yacht di lusso. Il 2 agosto del 2016 vennero versati altri due milioni di euro sul conto della signora Ratti. Il 27 luglio 2017 500 mila euro, nel febbraio 2018 1,2 milioni, nel marzo dello stesso anno 800 mila euro, nel marzo del 2019 altri 500mila euro. E, ancora, nel gennaio 2020 1,2 milioni e nel giugno 2021 180 mila euro.
Gli inquirenti hanno intercettato Miranda Ratti la quale "ritiene di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi", per cui insiste nel far capire alla sua interlocutrice "che il debito verso di loro è ancora aperto".
Secondo la Dia, le affermazioni di Ratti sia quelle del marito, ma soprattutto le somme elevate versate nel tempo da Berlusconi ai Dell’Utri "fanno ben considerare che alla base vi sia effettivamente una sorta di ricatto non espresso, ma ben conosciuto da tutti, e idoneo al persistere delle dazioni". E tra i flussi di denaro che dall’ex cavaliere arrivano all’ex senatore c’è, dal maggio 2021, pure un vitalizio da 30mila euro al mese che Dell’Utri ha chiesto e ottenuto.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto di copertina © Imagoeconomica

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