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Il plenum del Csm ha deciso di non presentare ricorso alle Sezioni Unite civili della Cassazione contro la decisione del Consiglio di Stato che ha annullato il trasferimento, per incompatibilità ambientale, del pm anticamorra Cesare Sirignano, dalla Procura nazionale antimafia alla Procura di Napoli nord. Il magistrato era stato trasferito con provvedimento disciplinare di Palazzo dei Marescialli in seguito al suo coinvolgimento in alcune chat con Luca Palamara. Il trasferimento era inizialmente stato confermato dal Tar del Lazio nel 2022, ma poi il Consiglio di Stato - al quale Sirignano aveva fatto ricorso - con decisione pubblicata il 7 luglio 2023 aveva ritenuto che nella sentenza disciplinare ci fosse un vizio di motivazione e la aveva annullata. Adesso, con 14 voti a favore, nove contrari e un astenuto, il plenum ha deliberato di non costituirsi in giudizio davanti alla Suprema Corte e di non impugnare la sentenza dei giudici amministrativi del Consiglio di Stato.
Le carte sono "a posto", i tecnicismi e le forme sono stati rispettati, ma è evidente per l'ennesima volta la volontà di dare un colpo di spugna all'etica e alla morale.
Di cosa parliamo?
Lo abbiamo scritto in altre occasioni ed in particolare facciamo riferimento ad alcuni scambi telefonici avvenuti tra l'allora leader di Unicost, Luca Palamara, e il magistrato Sirignano.
Il primo è avvenuto la sera del 6 maggio. Grazie ad un Trojan venne captata una conversazione whatsapp. “Questo gruppo per indagare sulle stragi tutti ne parlano. Ma c’era bisogno?” scriveva Palamara. La risposta del collega magistrato non si faceva attendere: “Sì ma non è per indagare sulle stragi, è per verificare eventuali collegamenti tra le indagini che potrebbero essere sfuggiti o non acquisti (acquisiti, ndr) Luca domani vediamoci nel tardo pomeriggio”.
Lo scambio proseguiva a strettissimo giro. “Ti dico che non è grande mossa” ribadiva Palamara. E Sirignano nuovamente: “Luca ma tu non hai capito che Federico (Cafiero de Raho, anche lui Unicost, ndr) rappresenta la nostra forza”. “Lo so. Ma non deve sbagliare mosse” concludeva Palamara.
Il giorno successivo, poi, vi fu una conversazione con pesanti considerazioni su Nino Di Matteo, ora sostituto procuratore nazionale antimafia e già membro togato del Csm, ma anche su Federico Cafiero de Raho e appunto sulla nascita del pool stragi-mandanti esterni. Dinanzi alla critica di Palamara sulla decisione del procuratore Cafiero de Raho di 'fare il gruppo con Di Matteo dentro'", cioè il pool stragi, Sirignano sbottava: "E voi l’avete portato come fosse il Padreterno in croce, è un mezzo scemo". E al contempo aggiungeva: "Bisogna parlare con Federico".


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Plenum del Csm


Il dato curioso è che quell'auspicio, poche settimane dopo, in qualche maniera divenne reale con l'allontanamento di Di Matteo, dopo la famosa puntata di "Atlantide" in cui Di Matteo, intervistato, passava in rassegna quelle anomalie già emerse nel corso di svariati processi, sulla strage di Capaci. Una vicenda quest'ultima rientrata poco più di un anno dopo con de Raho che revocò il provvedimento.
Per dovere di cronaca va detto che de Raho, ora deputato della Repubblica, ha però escluso di aver subito interferenze o pressioni relativamente alla questione affrontata nella conversazione.
Nella delibera approvata il plenum del Csm e il Consiglio di Stato hanno liquidato le parole di Sirignano con una formula squisitamente tecnica: "Lo scambio intercorso tra il dott. Palamara e il dott. Sirignano non produsse conseguenze nell’ufficio di appartenenza di quest’ultimo magistrato (Di Matteo ndr), sicché tale elemento non poteva essere posto a base del provvedimento di suo trasferimento ex art. 2 LG". "Il dialogo avente ad oggetto il dott. Di Matteo, valutato alla luce degli elementi considerati in delibera, non ebbe conseguenze presso la PNAA 'il che lo priva della necessaria efficacia dimostrativa'”, si legge nella delibera.
Rispetto a questi fatti il direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni aveva anche ricevuto una lettera da Sirignano, di cui non abbiamo mai messo in dubbio l'impegno nella lotta alla mafia, e che avevamo pubblicato con trasparenza e senza censura. Una lettera che riproponiamo negli articoli allegati.
Il dottore Sirignano, certamente, potrà anche non condividere, ma al di là delle giravolte tecniche offerte dal Consiglio di Stato e dal Csm quei passaggi delle conversazioni avute con Palamara restano a nostro avviso comunque gravi.
È facile ritenere che la decisione dell'organo di autogoverno sia stata determinata dal fatto che pochi giorni fa l'Anm (Associazione Nazionale Magistrati) ha dichiarato che le chat (quelle tra i magistrati e Luca Palamara) sono state acquistate in modo illegittimo e che non possono essere più utilizzate.
Da ciò deriva un generale 'liberi tutti' per quei magistrati che hanno cercato (e in certi casi ottenuto) raccomandazioni presso l'ex magistrato ed ex membro del Csm.
La tendenza del Consiglio sembra essere quella di affrettarsi a chiudere queste vicende e a metterle alle spalle.
Ma lo scandalo Palamara, così come i contenuti delle chat, restano pubblici e i loro contenuti rivelano una profonda crisi etica e morale ben lontana dall'essere risolta.

Foto © Imagoeconomica

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