Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

La Dia: “Graviano ha inteso ‘coprire’ l’ex premier, non lo ha voluto tradire raccontando tutto quello che sa”

Le 72 pagine dell'informativa della Dia, firmata dal capo centro della Dia di Firenze Francesco Nannucci raccontano che il boss stragista Giuseppe Graviano, nel 2016, avrebbe confidato al compagno di detenzione Umberto Adinolfi che la strage dello Stadio Olimpico di Roma (23 gennaio 1994) gli sarebbe stata chiesta da Silvio Berlusconi: “Si può affermare - si legge nell’informativa riportata da il 'Fatto Quotidiano' - che la conversazione ambientale del 10 aprile 2016, oggetto di rivalutazione nel corso dell’odierna delega di indagine, è riconducibile al contesto criminale relativo alla strage dell’Olimpico del 23 gennaio 1994, con il coinvolgimento di Silvio Berlusconi, per il tramite di Marcello Dell’Utri, quale diretto interessato alla sua realizzazione”.
Non solo: il boss Graviano, mentre parla con Adinolfi, "fa alcuni riferimenti all’investimento di 20 miliardi di lire che il nonno e altre persone hanno effettuato nelle attività delle imprese riconducibili a Silvio Berlusconi”.
Graviano era tornato poi sul punto con i pm di Firenze il 20 novembre 2020: “Mio nonno portò me e Salvatore (cugino di Graviano, ndr) a Milano a incontrare Silvio Berlusconi. L’incontro avvenne all’Hotel Quark (…) con Berlusconi ho avuto un incontro anche nel 1985/1986, allorquando ero già latitante (…) sapeva che io ero latitante”.
L'ex premier, così come i suoi legali, hanno negato tutto parlando di accuse infondate.
Inoltre Graviano, interrogato sul punto, non ha confermato la lettura data dalla Dia delle sue parole.
Il boss di Brancaccio, sentito nel 2020 e nel 2021 dai pm di Firenze (Luca Tescaroli e Luca Turco), che stanno indagando sulle stragi fiorentine, avrebbe ammesso che sì le parole erano riferite a Berlusconi, ma solo quando parlava degli investimenti del nonno e della sua delusione per le leggi sul 41 bis.
Anche questo è un punto che dovrà essere provato e su cui ora non vi sono riscontri.
Ma alla domanda specifica dei pm a Graviano: “Ci dica se Berlusconi è stato il mandante delle stragi?” il boss avrebbe risposto: “Non lo so se è stato lui”.  “Graviano - scrive la Dia - non nega che Berlusconi sia stato il mandante, ma neanche lo ammette, prendendo una posizione interlocutoria”.
Inoltre in un colloquio intercettato in cella del 14 marzo 2017 “è lo stesso Graviano che imputa a Silvio Berlusconi di essere il mandante delle stragi...‘Tu mi stai facendo morire in galera... che sei tu l’autore... io ho aspettato senza tradirti...’”.


tescaroli luca c paolo bassani

Il procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli © Imagoeconomica


“In sede di contestazione da parte dei magistrati, Graviano, cercando di fornire un'improbabile giustificazione, riconducendo il tutto alla mera questione relativa agli investimenti economici del nonno materno, di fatto forniva indirettamente la conferma che il mandante delle stragi era appunto Silvio Berlusconi. Infatti - prosegue la Dia - opportunamente incalzato sul punto, alla domanda del pm: ‘E che sei tu l’autore, l’autore di cosa?’, Graviano ribadiva con un laconico: ‘Non posso rispondere’, volendo, evidentemente, coprire, o non escludere, il possibile coinvolgimento di Berlusconi”.
Secondo la Dia “è chiaro, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che Graviano ha inteso ‘coprire’ Berlusconi, non lo ha voluto tradire raccontando tutto quello che sa, sia nei rapporti con suo nonno e suo cugino, sia in rapporti ulteriori e diversi di cui Berlusconi era attore, ma che non ha voluto specificare. Il termine ‘tradire’, infatti, trova più giustificazione verso la rivelazione di un segreto che avrebbe certamente procurato un forte nocumento a Berlusconi, per qualcosa di cui quest’ultimo era ‘autore’, più che in un mancato rispetto di un patto economico che lo stesso avrebbe consolidato con il nonno di Giuseppe Graviano”.

La "Bella cosa"
Tutto questo rimane ovviamente solo un’ipotesi investigativa ancora da verificare e che allo stato non è dimostrata.
L'avvocato di Berlusconi, Giorgio Perroni, ha commentato gli articoli apparsi sui media dicendo che si tratta della ennesima "continua, incessante e calunniosa macchina del fango".
E domani, anticipa, presenterà una denuncia per fuga di notizie.
Il legale scrive poi che "è anzitutto doveroso ricordare, ancora una volta, che da almeno un quarto di secolo tutte le più insensate accuse di presunta mafiosità contro Silvio Berlusconi si sono sempre dimostrate false e strumentali, tant'è vero che ogni volta gli stessi inquirenti sono stati costretti a chiederne la archiviazione" e annuncia la volontà di rivolgersi alla magistratura a tutela dell'ex premier.
La Dia, si legge sempre sul 'Fatto' “sono stati raccolti sufficienti indizi per ritenere che i riferimenti di Graviano nel colloquio con Adinolfi, siano per il coinvolgimento di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri nella strage dell’Olimpico di Roma del 23.1.1994 e non per altri episodi, mai riscontrati. Vi è infatti il fondato motivo di credere che Silvio Berlusconi, tramite la mediazione di Marcello Dell’Utri e di altre persone allo stato ignote, abbia intrattenuto nel tempo rapporti con esponenti di spicco della mafia siciliana, per ultimo Giuseppe Graviano”.
La Dia, nell'informativa, ha riportato anche una parte della sentenza Dell'Utri dalla quale emerge che "i legami di Silvio Berlusconi con la mafia palermitana erano già noti sin dagli anni '70, come peraltro emerso nel processo palermitano a carico di Marcello Dell’Utri”, nel quale “venivano confermati i rapporti con Cosa Nostra almeno fino all’anno 1992”.
Ma qual è il percorso che hanno seguito gli investigatori per arrivare a tale conclusione?
Partiamo dal principio.
Il 10 aprile 2016 la Procura di Palermo, nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, aveva intercettato nel carcere di Ascoli Piceno il capomafia Giuseppe Graviano mentre parlava con il compagno d'ora d'aria, Umberto Adinolfi, delle stragi del 1993, del 41 bis, dei dialoghi con le istituzioni. Ma ad un certo punto aveva fatto riferimento all'ex premier Silvio Berlusconi: “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia. Per questo è stata l’urgenza”. E poi: “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa". E ancora: “Nel ’93 ci sono state altre stragi ma no che era la mafia, loro dicono che era la mafia”.


dellutri marcello imagoeconomica 427269

L'ex senatore Marcello Dell'Utri © Imagoeconomica


A seguito delle dichiarazioni la Procura di Firenze aveva riaperto il fascicolo sui mandanti esterni delle stragi che vede iscritti nel registro degli indagati proprio Berlusconi ed il cofondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Cinque anni più tardi il capomafia di Brancaccio aveva parlato con i magistrati di Firenze confermando che nelle intercettazioni in carcere i riferimenti erano proprio all'ex Presidente del Consiglio.
Ecco dunque il punto di partenza: il boss Graviano, mentre parla con Adinolfi fa riferimento, scrive la Dia, "al tentativo da parte di alcuni esponenti della politica siciliana del tempo, convenzionalmente definiti ‘i vecchi’, di far cessare le stragi”. Per la Dia, Graviano si riferisce ad alcuni esponenti della vecchia Democrazia Cristiana “tra i quali il senatore Vincenzo Inzerillo, strettamente legato a Giuseppe Graviano”, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Inzerillo, secondo la Dia, voleva far cessare le stragi a fine 1993 mentre sempre per la Dia, Graviano sostiene che Berlusconi voleva farle proseguire.
Tesi accusatorie tutte da provare che la Dia argomenta partendo dal video del 10 aprile 2016 e che secondo l'ex premier e suoi legali sono del tutto infondate.
Già in un'altra informativa, sempre della Dia datata 20 aprile 2018 e depositata dai pm di Firenze, si erano messi in evidenza i punti salienti delle conclusioni a cui giunge la Dia sulle parole di Graviano. E alcune sono davvero gravi. Secondo gli investigatori la “bella cosa” a cui fa riferimento Graviano nel 2016 era “con tutta probabilità” una strage. Da qui la Dia ritiene che si generino “importantissimi elementi probatori in merito ai fatti per cui si indaga (cioè le stragi del 1993, ndr) con specifico riferimento a Silvio Berlusconi”.
Va ricordato, inoltre, che Graviano non è un collaboratore di giustizia e non ha mai confermato la linea interpretativa della Dia sulla “bella cosa”.
La Dia, come riporta il 'Fatto', dà un'interpretazione alla gestualità e alle parole del capo mafia: mentre Graviano parla della “bella cosa” fa un gesto con la mano che per la Dia è una “mimica riconducibile a un evento esplosivo”.  E lo fa quando corregge l’errore di comprensione del compagno di detenzione. “Adinolfi sembra convinto – scrive la Dia – che Silvio Berlusconi avesse anch’egli interagito con Giuseppe Graviano al fine di far terminare il periodo stragista (“per bloccare l’azione”), ma al contrario, quest’ultimo prima risponde negativamente: “Noo!” e poi aggiunge: “Anzi meglio, anzi… lui mi disse, dice: ‘Ci volesse una bella cosa’”.
I gesti erano i seguenti: “Egli, infatti, dapprima - scrive la Dia - percuote la spalla sinistra di Adinolfi Umberto utilizzando la mano destra in posizione cosiddetta ‘a taglio’, dopodiché la chiude a pugno e la muove ritmicamente due volte orizzontalmente per indicare, con tutta probabilità, un evento esplosivo, per poi, infine, appoggiarla a palmo aperto sul petto di Adinolfi così come desumibile parzialmente dagli estratti dei relativi fotogrammi di seguito riportati”.
Secondo l’interpretazione della Dia, quindi, la “bella cosa” sarebbe l’attentato di cui Graviano parlò ai tavolini del bar Doney a Gaspare Spatuzza nel gennaio 1994 per chiedergli di dare ‘il colpo di grazia’ allo stadio Olimpico.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

ARTICOLI CORRELATI


Intercettazioni Graviano, Berlusconi e la ''bella cosa'' che vuol dire strage

Stragi '93: Berlusconi dava a Cosa nostra "gli indirizzi giusti"

Parla Graviano e Berlusconi trema

Rapporto Graviano-Berlusconi, la Procura di Firenze a caccia dei riscontri

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos