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Giovanni Impastato: “Voglio parlare con gli studenti”. L’ex dirigente: “Amministrazione ha diffamato scuola

Com’è possibile che una scuola, la cui finalità costituzionale è di tipo educativo, possa titolarsi in nome di una persona che per le idee espresse non rientra nelle logiche educative del rispetto, della democrazia e dell’uguaglianza?” Se lo è chiesta Vincenza Vallone, già dirigente scolastica del Liceo di Partinico che negli ultimi giorni è al centro della cronaca nazionale per la contestata intitolazione della scuola da “Santi Savarino” (personaggio contiguo al fascismo e alla mafia) a “Felicia e Peppino Impastato”. Ospiti alla serata assieme alla Vallone anche Pierpaolo Montante, di Alleanza Verdi e Sinistra Catania; Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale di Rifondazione Comunista; Mari Albanese, Responsabile dip. Antimafia sociale del PD Sicilia; Salvo Vitale, ex insegnante ed esponente di Radio Aut, nonché storico amico di Peppino; e Giovanni Impastato, fratello di Peppino e responsabile di Casa Memoria Impastato.
Dopo quasi due anni, la nomina sembrava ormai ufficiale dopo che anche l’ultimo passaggio di un iter oltremodo travagliato era stato superato. Da poco era stata emanata una nuova delibera, chiesta dalla Prefettura al Consiglio d’Istituto, per l’intitolazione del Liceo al giovane militante di Democrazia Proletaria ucciso sui binari di Cinisi 45 anni fa e di sua mamma: Felicia Bartolotta Impastato. Eppure, gli studenti del liceo di Partinico hanno votato con una larga maggioranza contro questa proposta.
Intervenuta domenica pomeriggio presso il Palazzo dei Carmelitani, la dottoressa Vallone – che ha vissuto in prima persona gli sviluppi - ha ricostruito le difficoltà e gli ostacoli che hanno determinato il continuo rimbalzare la decisione tra le istituzioni e il diniego dell’amministrazione comunale di Partinico, causando malumori tra gli studenti.


Peppino Impastato un personaggio politicizzato

Nel Liceo Scientifico di Partinico tre studenti su quattro avrebbero votato contro l’intitolazione dell’istituto a Peppino Impastato, attivista e giornalista ucciso da Cosa nostra il 9 maggio ’78. “Nonostante i nomi di Peppino Impastato e Felicia Bartolotta siano stati scelti dal Consiglio per il loro valore antimafia e nonostante rispettiamo e siamo consapevoli dell’importanza storica e sociale della sua figura nel nostro territorio, non si può negare che Impastato fosse un personaggio politicamente schierato e quindi automaticamente divisivo”, si legge nella “Dichiarazione aperta” inviata dai rappresentanti della Consulta Provinciale e del Consiglio di Istituto all’Ambito Territoriale di Palermo, al Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico, al Prefetto e ad altri soggetti istituzionali.


“A prova di ciò basta vedere le polemiche createsi a causa della scelta di questo nome che hanno portato nuovamente alla votazione in Consiglio d’Istituto. Cambiare l'intitolazione dal nome di un personaggio politicamente schierato a quello di un altro non risolverebbe il problema ma lo sposterebbe da destra a sinistra”, concludono gli studenti che chiedono quindi di “bloccare l’iter corrente al fine di preferire in futuro il nome di un personaggio politicamente non schierato, scelto cercando di rispettare il volere di tutti, o quanto meno la maggioranza, e che rappresenti solo e soltanto ideali di correttezza morale, giustizia e cultura”.


L’ignoranza fa paura

Dalle affermazioni degli studenti contenute nella lettera emerge una terrificante ignoranza sulla figura di Peppino: paragonata a quella di Santi Savarino perché entrambi politicamente schierati. “I termini che i ragazzi hanno usato sono gli stessi che ahimè ho sentito tristemente nella bocca di adulti - ha detto la Vallone -. Ho fatto l’insegnante per tanti anni. Abbiamo partecipato molte volte alle attività di commemorazione di Peppino Impastato a Cinisi. So che i giovani amano Peppino e vedono in lui un esempio positivo, di libertà, di coraggio. Non capisco come mai i nostri giovani a Partinico vedono in Peppino un elemento divisivo. Termine che ho sentito dire da esponenti politici”.
Non sono preoccupazioni inutili quelle dell’ex dirigente scolastica del Liceo. Peppino Impastato, oltre ad essere stato un attivista, artista e giornalista, è stato anche un militante di Democrazia Proletaria. Santi Savarino, invece, è stato un senatore della Democrazia Cristiana, giornalista e scrittore il cui nome ha fatto a lungo discutere. In epoca fascista, infatti, Savarino aveva sottoscritto il “Manifesto della razza”.


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Lettera di Santi Savarino a Frank Coppola, 03/04/1948



Salvo Vitale in questo giornale definì quella nomina “poco opportuna, trattandosi di una persona che aveva sottoscritto il Manifesto ‘In difesa della razza’ e aveva avuto una corrispondenza amichevole con Frank Coppola”: boss nato a Partinico ma diventato famoso negli Stati Uniti all’epoca del proibizionismo e poi con il traffico internazionale di droga. Diventato uno tra i principali esponenti del traffico di eroina nel mondo. Nella lettera Savarino si mette a disposizione di Coppola. “Immaginate cosa succederebbe se una lettera del genere venisse trovata oggi nel cassetto di un politico, magari firmata da Matteo Messina Denaro. Scoppierebbe il finimondo – ha detto Vitale durante l’incontro -. La lettera di Savarino è agli atti della Commissione Antimafia. A suo tempo Girolamo Li Causi la esibì pubblicamente. Ora invece la valutazione politica fatta da chi rappresenta questa amministrazione comunale è che al tempo tutti erano fascisti e tutti erano amici degli amici. Tutte giustificazioni pericolosissime per cui siccome al tempo era così, adesso può essere lo stesso”.


pubblico partinico acfb

Ostacoli su ostacoli

Uno dei principali antagonisti a questa nomina è il sindaco di Partinico, Pietro Rao, alla guida di un’amministrazione sostenuta da Forza Italia e dalla Dc di Totò Cuffaro, il quale ha contribuito a ostacolare l’iter burocratico. Come ha scritto Salvo Vitale nel nostro giornale, “la delibera con il parere favorevole delle tre Commissarie che amministravano il Comune, sciolto per infiltrazioni mafiose, è rimasta sei mesi nei cassetti del Comune stesso. Poi è rimasta per qualche tempo bloccata presso l’Ufficio Scolastico Regionale che ha irritualmente chiesto una nuova votazione alla Giunta e al Consiglio d’Istituto”. “La giunta ha deliberato di lasciare il nome di Santi Savarino - sottolineava Vitale -, mentre il Consiglio d’Istituto ha dato il suo consenso, nella seduta del 7 marzo scorso”.
Nel corso della serata la dottoressa Vallone ha ricostruito le modalità con cui, quasi due anni fa, si è arrivati alla votazione unanime del nome di “Felicia e Peppino Impastato”. “Una votazione serena - ha sottolineato - avvenuta il 6 giugno 2022”. Una risposta chiara verso coloro che hanno parlato di “mancanza di democraticità nell’iter”. Dopo mesi di attesa l’allora dirigente scolastica ha sollecitato il provveditorato chiedendo come stesse proseguendo l’iter burocratico. “Mi rispondono dicendomi che non gli era ancora pervenuta la delibera del Comune, anche se in realtà era già stata fatta - ha detto -. Questa delibera dopo tanti mesi torna in provveditorato che a sua volta chiede il parere al Prefetto. In questo percorso però, siccome siamo in Italia e quindi le norme sono a libera interpretazione, non si capisce come mai il Prefetto abbia chiesto un nuovo parere alla giunta comunale”. Il tutto in spregio della normativa vigente secondo cui il prefetto si sarebbe dovuto limitare a dare un parere sull’intitolazione del Liceo a Felicia e Peppino Impastato senza rimandare alla giunta (che per altro si era già espressa favorevole).





Il Comune contro la scuola

L’ex dirigente scolastica del Liceo di Partinico non ha usato mezzi termini per accusare l’invasione di campo del comune. In questo arco temporale “la cosa più dolorosa per l’intera comunità scolastica è stata l’entrata a gamba tesa dell’amministrazione comunale su questa faccenda - ha detto la Vallone -. Dobbiamo essere chiari: l’amministrazione deve limitarsi a dare solo un parere su queste cose, senza entrare nella decisione. Non è competenza dell’amministrazione comunale decidere come si debba intitolare una scuola. Fino a quando resisterà il titolo quinto della Costituzione la scuola resta autonoma. E la scuola ha deliberato la sua decisione”. Non solo. “L’amministrazione ha anche diffamato la scuola parlando di iter poco democratico e accusando la scuola di essere andata contro la volontà degli studenti - ha aggiunto -. Tutte diffamazioni e ingiurie pesanti. E su questo il consiglio di istituto all’unanimità ha scritto una lettera aperta ad aprile 2023 dicendo che la scuola non si tocca e che l’amministrazione non ha il diritto di entrare a gamba tesa in questioni che riguardano la scuola”.


Il caso torna alla ribalta

A gennaio è esploso nuovamente il caso perché il Prefetto ha chiesto all’amministrazione, travalicando il suo compito, un parere per la seconda volta. “L’amministrazione dà parere contrario - ha raccontato la Vallone -. La norma prevede che qualora l’amministrazione dia parere contrario la proposta di intitolazione deve ritornare di nuovo a scuola e il consiglio di istituto deve deliberare di nuovo”. Nel frattempo, però, sono cambiati i rappresentanti di istituto ed anche il Prefetto. La dottoressa Vallone ha precisato che questo passaggio avviene solo quando non c’è un parere. “Nel nostro caso però il parere era già stato espresso ed era favorevole. Quindi non si capisce perché sia stato chiesto nuovamente - ha detto -. Il provveditorato aveva tutti gli elementi per emanare il decreto. Invece, ha deciso di rimandare al consiglio di istituto una nuova delibera avvenuta il 6 marzo scorso. Purtroppo, è avvenuta tristemente a maggioranza perché i ragazzi questa volta hanno espresso voto contrario”. Ma l’iter per l’intestazione a “Felicia e Peppino Impastato” è già nel suo stadio finale. E senza una conoscenza dettagliata dei fatti può sembrare che i professori ignorino le decisioni degli studenti quando in realtà non è così. “Mi piacerebbe parlare con questi ragazzi e capire le loro ragioni”, he detto l’ex dirigente scolastica.


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Salvo Vitale


Perché Impastato

Nelle motivazioni che hanno portato ormai due anni fa a scegliere la nuova intitolazione si legge: “Felicia Bartolotta Impastato, madre determinata e coraggiosa che ha affrontato a testa alta la criminalità organizzata. Ha creduto nello Stato e nelle sue leggi, ed è riuscita a mantenere alta la memoria di Peppino e fare giustizia sull’efferato omicidio del figlio Giuseppe”. E ancora: “Giuseppe Impastato, esempio di lotta alla mafia di cui è stato vittima. Alto valore simbolico per i giovani, per i quali costituisce monito di legalità. Con le sue scelte di vita ha dimostrato che ci si può tirare fuori da contesti controindicati e contestare il malaffare anche di ambienti a lui vicini, grazie alla comunicazione e alla stampa, insopprimibile strumento di democrazia e libertà. Inoltre, giovane del comprensorio territoriale e studente di questo liceo, avendo frequentato l’allora liceo classico Garibaldi di Partinico (oggi annesso al Santi Savarino, ndr)” “Quando mi parlano di divisivo non capisco a cosa si riferiscano”, ha aggiunto la Vallone.


Giovanni Impastato: “Mio fratello divisivo per fascisti e mafiosi”

Mia madre e mio fratello fanno paura a coloro che oggi tentano di inquinare il nostro tessuto sociale - ha detto ai nostri microfoni Giovanni Impastato -. Fanno paura ai fascisti, ai mafiosi e ad una forma di capitalismo selvaggio senza regole. Questi sono i nostri nemici”. Intervistato dai nostri microfoni nell’atrio del Palazzo dei Carmelitani, Giovanni non ha dubbi nel dire che oggi, nonostante siano passati quasi 46 anni dalla morte di suo fratello, “Peppino fa ancora paura a questi soggetti”. “Peppino è riuscito a unire - ha continuato Giovanni -. Infatti persone appartenenti a culture diverse apprezzano molto la figura di mio fratello. Anche persone che la pensano diversamente da lui dal punto di vista ideologico e politico”. Il messaggio che ha lasciato Peppino è molto più che educativo. Un modello di riscatto dal sistema mafioso che, come ha sottolineato Giovanni Impastato, “è di ispirazione per molti giovani”. Sulla vicenda “mio fratello avrebbe montato una bella trasmissione radio Onda Pazza con ironia - ha continuato Giovanni -. Se mio fratello è divisivo per le persone che sono nemiche allora non vedo quale sia il problema, e ne vado orgoglioso. Io voglio parlare a questi studenti perché ho tante cose da dirgli. In primo luogo, voglio raccontare la storia di Peppino e di mia madre. Temo che non la conoscano”.

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