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Dalla relazione del Comitato Consultivo sulle attività di archiviazione risultano disperse molte carte. “La documentazione dovrebbe arrivare almeno a inizi anni ’90”

'Pezzi' della storia italiana sulle Stragi e sui misteri della prima Repubblica sono stati persi nel corso degli anni a causa delle "trasformazioni istituzionali che hanno comportato accorpamenti di Ministeri e di Direzioni Generali, soppressione di strutture, attribuzioni di funzioni e competenze statali ad altri soggetti pubblici di nuova o recente costituzione". E' quanto si legge nella prima relazione del Comitato Consultivo, istituito nel 2016, sulle attività di archiviazione dopo che il Governo Draghi ha dato un forte impulso alla desecretazione sui passaggi più tragici della Repubblica, dalle bombe alla stazione di Bologna, in piazza della Loggia e in piazza Fontana alla loggia P2 a Gladio, Italicus e a molto altro.

"Gli spostamenti della documentazione da una struttura all'altra - è la considerazione degli autori nella relazione letta dall'AGI - spesso non sono stati chiaramente documentati, con la conseguenza che, con il passare degli anni e l'alternanza del personale addetto, si sono perse le tracce di consistenti nuclei documentari". Questo ha reso difficile attuare la direttiva Renzi del 2014 dal momento che "la documentazione presente nell'Archivio Centrale dello Stato arriva solo fino agli anni Sessanta e non oltre, mentre, secondo la normativa vigente, dovrebbe arrivare almeno all'inizio degli anni Novanta". In alcuni casi, "la difficoltà di rinvenire il materiale non è nella disponibilità attuale delle amministrazioni a versare ma nelle modalità con cui sono stati conservati, archiviati e classificati i materiali".

Rispetto alla Direttiva Renzi del 2014, come scrisse la giornalista Stefania Limiti due anni fa, “in un solo colpo si volle dar prova della volontà di fare chiarezza. Si disse agli enti pubblici di versare tutto quello che avevano sotto il titolo delle stragi italiane avvenute tra il 1969 e il 1984. Un bel colpo, se non fosse che da allora è seguito il caos”. La conseguenza dell’ordine impartito dal governo del tempo, è stata “il versamento massivo di carte che ha smembrato archivi che seguivano un ordine cronologico”. Ilaria Moroni, direttrice dell’Archivio Flamigni e componente del Comitato esecutivo - organismo poteri nominato per dare seguito alla Direttiva Renzi - non ha mai potuto assistere al momento dell’apertura di un armadio di un ufficio dello Stato: “Questo è un punto dolente”, aveva affermato alla giornalista. “Perché nessun esterno, neanche noi del Comitato esecutivo, è ammesso alla visione delle carte tenute dalla pubblica amministrazione che per legge avrebbe già dovuto versarle negli archivi sparsi sul territorio. Invece oggi non abbiamo una visione d’insieme del patrimonio esistente, tra l’altro ora frantumato dal versamento delle carte relative alle stragi nominate dalla Direttiva Renzi, un altro bel guaio”. Si tratta di pezzi di archivi ora dissolti nell’aria che hanno riguardato, ad esempio, quello del Ministero dei Trasporti, un archivio centrale nelle vicende delle stragi.

Ora l'obbiettivo che si pone il Comitato Consultivo, è di "ricostruire la storia archivistica degli archivi del ministero e avviare delle ispezioni nei depositi delle sedi di via Nomentana e via Caraci" dopo che in quella di Ciampino un sopralluogo "non ha portato ad alcun ritrovamento significativo" sulle Stragi interessate dalla direttiva Renzi. Quanto al materiale esistente “è stato chiesto alle Amministrazioni di limitare gli omissis" e Draghi con la direttiva del 2 agosto 2021 ha desecretato gli atti di Gladio e P2.

Fonte: Agi

Foto © Imagoeconomica

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