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L’intervento del caporedattore di ANTIMAFIADuemila a Tg Plus per commentare la proposta di legge dei berlusconiani

Non accenna a diminuire il dibattito attorno alla decisione di Forza Italia, che intende modificare il Codice Antimafia in relazione alle misure di prevenzione nei confronti di persone finite al centro di inchieste per reati di mafia. Questo è quanto si evince dalla proposta di legge dell’onorevole, Pietro Pittalis, il berlusconiano che ritiene si debba “riportare la disciplina antimafia fra le garanzie costituzionali”. Tuttavia, modificare la normativa che regola le misure di prevenzione contro la criminalità organizzata non è cosa da poco, dal momento che si tratta di uno strumento centrale, capace di colpire le mafie anche attraverso i suoi sodali.  Di questo si è discusso anche durante una delle recenti puntate del Tg Plus, andata in onda sul canale Cusano Italia Tv, trasmissione che ha visto anche il contributo del caporedattore di ANTIMAFIADuemila, Aaron Pettinari, intervenuto in collegamento per fare il punto della situazione. “Si tratta di uno strumento di prevenzione fondamentale, che nasce con la ‘Legge Rognoni-La Torre’, approvata nel momento in cui viene ucciso il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ma anche una normativa che intende colpire i beni delle cosche, che sono un simbolo della loro potenza”. La confisca e il sequestro sono dunque “strumenti essenziali” per contrastare le mafie, all’interno di un contesto come quello attuale, dove la criminalità organizzata trova la propria forza nel mondo imprenditoriale, anche attraverso i prestanome. “Resta il problema delle persone assolte in un processo penale, il cui patrimonio aziendale è stato completamente dilapidato. Per questo motivo - ha proseguito - bisognerebbe intervenire sulla gestione dei beni confiscati, scegliendo con cura a chi assegnarne la gestione, mentre si riducono i tempi del processo penale”. E ancora: “A gennaio è stato arrestato l’ultimo stragista, Matteo Messina Denaro, e subito dopo qualcuno avrebbe messo in discussione la necessità dell’ergastolo ostativo, oppure del 41bis. La direzione è quella di toccare la normativa antimafia sui beni confiscati senza toccare le dovute specifiche che andrebbero fatte. Andrebbe, invece, fatta una grandissima inchiesta sul numero di telefoni cellulari che in questo momento finiscono all'interno delle carceri italiane”. Insomma, come ha ribadito lo stesso caporedattore di ANTIMAFIADuemila e autore del libro “La ‘Ndrangheta stragista”, l’intenzione di modificare il Codice Antimafia sembra emergere nel momento in cui dovremmo chiederci se “l’emergenza mafia può dirsi conclusa, oppure no”.

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