Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il caporedattore di ANTIMAFIADuemila intervistato su Radio Saiuz da Alviano Appi

La beatificazione degli assolti al processo d'Appello trattativa stato - mafia, il bavaglio ai pm e i casi di Nino Agostino e del maresciallo Antonino Lombardo.
Sono questi gli argomenti trattati dal capo redattore di ANTIMAFIADuemila Aaron Pettinari durante la trasmissione di Diretta a Radio Saiuz del 26/10/2021 condotta da Alviano Appi. Nel gran mare di fatti che si sono susseguiti in questi ultimi mesi ne troviamo alcuni sicuramente degni di approfondimento.
La trasmissione ha trattato all'inizio la questione della pagina di auguri a Marcello Dell'Utri pubblicata sul Corriere della Seraconsiderato tra i più autorevoli del Paese. A sostegno di quella scritta a caratteri cubitali “Auguri caro Marcello” vi erano circa 200 firme di ex dirigenti e lavoratori di Publitalia.
"Ora, fermo restando che siamo in un Paese libero - ha detto Pettinari - certo è che dà un punto di vista deontologico qualche dubbio mi viene. Tanto è vero che c'è stato un Cdr (Consiglio di Redazione) all'interno del Corriere stesso proprio perché alcuni dipendenti sono rimasti sconcertati da questa scelta da parte della direzione di dare l'ok a questa pubblicazione. Semplicemente per questo motivo: Dell'Utri non è un uomo comune. Dell'Utri è un pregiudicato e un condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa”.Il giornalista ha aggiunto che "nel momento in cui sono usciti gli auguri Dell'Utri era ancora sub iudice
(sotto giudizio ndr) al processo trattativa stato mafia". "Comunque Marcello Dell’Utri è un pregiudicato. E' stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e che ha avuto rapporti con la mafia almeno fino al 1992 e che è stato garante di patto, così è scritto nelle sentenze che bisogna conoscere. Certi giornali e quotidiani dovrebbero ricordare che nelle sentenze c'è scritto che lui è stato in qualche maniera quel filo rogue che unisce Cosa Nostra e Silvio Berlusconi che pagava la mafia almeno fino al 1992. Questo è quello che dicono le sentenze. Non lo diciamo noi perché c'è lo siamo inventato". "Comunque è grave che ancora oggi trovi spazio sui nostri giornali un pregiudicato che anche se ha scontato la propria pena non si pente di nulla di quello che ha fatto. Anche di recente ha rilasciato un'intervista dove addirittura ammette, dopo oltre 20 anni, che gli incontri (tra Berlusconi e Vittorio Mangano ndr) c'erano stati. Non solo, dice anche una versione nuova, 'al tempo c'erano i sequestri di persona quindi è normale che Berlusconi si era messo in casa persone come Vittorio Mangano boss mafioso di Porta Nuova”.

La beatificazione degli assolti al trattativa
"Siamo sotto ad una campana di disinformazione pressante" dopo "la sentenza trattativa stato mafia, dove Marcello Dell’Utri viene addirittura intervistato e dipinto come se la sentenza del processo trattativa stato mafia cancellasse anche quella condanna definitiva fino al 1992. E' falso, non è vero" - ha detto il giornalista - "bisognerà attendere le motivazioni della sentenza del processo di Appello per capire come sia stato possibile assolvere Dell'Utri".
Inoltre, ha ricordato Pettinari, sono state usate delle formule molto specifiche per l'assoluzione degli imputati. "Per Mori, De Donno e Subranni è stato detto che 'il fatto non costituisce reato', quindi non è che il fatto non esiste. Cioè è provato che Mori si è incontrato con il sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino nel giugno del 1992, ma non è stato riconosciuto il dolo di quell'azione". Mentre "Dell'Utri non è stato condannato per 'non aver commesso il fatto'. Questo il quadro". Inoltre ha detto il giornalista è stata "riformulata la condanna di Bagarella per i fatti dal 1994 in poi" con la formula di “’in tentata minaccia a corpo politico dello stato' e anche qui bisognerà capire bene. Dobbiamo anche capire perché è stato condannato Antonino Cinà, medico di Totò Riina che è stato condannato a dodici anni per  reato di attentato a corpo politico dello stato ed era accusato di aver consegnato ai carabinieri il papello".
In conclusione Pettinari ha lanciato dei punti di riflessione: "Sono stati rivisti in altra forma i fatti? Si ritiene che non è stato riconosciuto il dolo? Quindi la consapevolezza dei carabinieri che in quel momento stavano in qualche modo dando un rafforzamento a Cosa Nostra? Altre sentenze definitive come quella di Firenze dicono proprio questo" ossia "che in qualche maniera quell'azione dei carabinieri ha rafforzato il convincimento di Cosa Nostra che le stragi pagassero. Questo lo dicono le sentenze definitive, non lo dice il processo trattativa stato mafia ma il processo sulle stragi del 1993 di Firenze. Quindi dobbiamo capire e comprendere".

Rilevanza politica, penale ed etica dei fatti
"Io mi rendo conto che a prescindere dall'esito di questo processo ci sono dei fatti che" comunque "non possono avere della rilevanza penale", ha detto il giornalista, ma a "mio avviso e dal punto di vista etico e politico hanno un grande peso. Perché di fatto stiamo dicendo che in quel momento era giustificato parlare con don Vito Ciancimino per chiedere cosa fosse questo 'muro contro muro' tra Cosa Nostra e lo Stato rappresentato da Giovanni Falcone che fu ucciso il 23 maggio". "Ci sono dei comportanti che sono eticamente e politicamente scorretti che a volte emergono dalle indagini che nostro avviso come redazione devono essere pubblicati. Ricordo all'epoca, per esempio, uno dei motivi di scandalo che venivano evidenziati: due soggetti imprenditori ridevano ai tempi del terremoto dell'Aquila perché si presumeva che si dovevano fare grandi lavori. Ridevano mentre la gente moriva. Ecco, sapere che quei due soggetti imprenditori ridevano tra di loro non sarà penalmente rilevante ma eticamente lo è. Ed è importante che io cittadino lo sappia".
"Emblematico è il caso di Andreotti, che alla fine venne prescritto il reato. E quindi per il reato che gli veniva contestato e per avere rapporti con la mafia non è mai stato condannato. Ma nelle sentenze si dice che ha avuto quei rapporti. Quindi come lo vogliamo raccontare ai nostri figli?"

La legge bavaglio per i pm
Durante la trasmissione si è trattato anche della legge bavaglio per i pm approvata il 20 ottobre scorso.
"Di fatto si pone una sorta di vincolo ai magistrati - ha detto Pettinari - e alle autorità pubbliche di indicare come colpevoli le persone che vengono sottoposte a indagini oppure che sono imputati fino a quando non è accertata al terzo grado di giudizio. Diventa come se noi dovessimo raccontare una storia e fino al terzo grado di giudizio non potremmo mai raccontarla e dovremmo essere sempre vaghi oppure non potremmo inserire i nomi o metterli in maniera molto blanda". "Io credo che da questo punto di vista la magistratura ha già un vincolo che è il segreto istruttorio, quindi i rapporti con la stampa sono già regolati in questa misura. L'informazione non può accettare in maniera prona che si dettino le regole di ciò che si può o non si può dire e di ciò che può o non può essere ricordato".

I casi Agostino e Lombardo

Verso la fine della trasmissione Pettinari ha parlato di due grandi casi di cronaca, l'omicidio dell'agente di polizia Nino Agostino e della moglie incinta Ida Castelluccio avvenuto il 5 agosto 1989 e del suicidio del maresciallo dei carabinieri Antonino Lombardo, morto il 4 marzo 1995 a Palermo. "L'omicidio di Nino e Ida - ha detto - si inserisce in un contesto molto particolare, il 1989, lo stesso anno del fallito attentato all'Addaura. Nino Agostino era stato addirittura accusato di essere stato uno di quelli che aveva fatto parte di quel fallito attentato. Si è scoperto prima grazie al lavoro della procura di Palermo e poi della procura generale che Nino Agostino lavorava per Giovanni Falcone in indagini delicate, facendo anche servizio di sicurezza nei confronti di Alberto Volo, un soggetto vicino agli ambienti di estrema destra che raccontava, già nell'89 ancora prima che lo facesse Andreotti in parlamento, di strutture come quella di Gladio. Giovanni Falcone indagava su Gladio nel 1989. E' forse per questo che può aver avuto quel fallito attentato all'Addaura? Sono cose che butto lì sul piatto. Io so solamente che Agostino lavorava appunto con Falcone, che si recava spesso nel trapanese per indagare su queste strutture paramilitari e aveva anche iniziato un lavoro di ricerca dei latitanti all'interno dei servizi di sicurezza. E ad un certo punto si è imbattuto in un sistema che era presente in quegli ambienti e dentro la squadra mobile (commissariato di san Lorenzo) e all'interno dei servizi stessi" in cui c'erano "soggetti che avevano contatti anche con uomini di mafia".
Infine, parlando del maresciallo Lombardo, il giornalista ha detto che "era un soggetto chiave in un momento storico particolare che aveva addirittura convinto Gaetano Badalamenti che si trovava negli Stati Uniti ad eventualmente collaborare con la giustizia. E Badalamenti poi non si aprirà più perché all'ultimo momento venne sostituita la figura di Lombardo con quella di altri ufficiali dell'Arma. Ci sono una serie di cose che fanno riflettere. Anche alla luce di quello che il maresciallo Lombardo stava facendo anche per quanto riguarda la vicenda dell'arresto di Totò Riina. La versione ufficiale dice che tutto ciò è stato possibile solo grazie al lavoro del capitano Ultimo e di Baldassare Di Maggio. Magari poi scopriremo altro".

ARTICOLI CORRELATI

Parla la mafia!

Berlusconi e Dell'Utri indagati: verità su mandanti esterni stragi '93!

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos