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pansa-alessandrodi Aaron Pettinari - 30 giugno 2015
Al processo a Caltanissetta il capo della polizia ridimensiona Vaselli. Per la difesa è la prova che Massimo non mentiva
“Un confidente del Nucleo centrale anticrimine diretto da Gianni De Gennaro in indagini su Vito Ciancimino” questi, secondo la testimonianza del capo di polizia Alessandro Pansa, era il conte Romolo Vaselli, imprenditore indicato come il più fidato prestanome di Vito Ciancimino, l'ex sindaco mafioso di Palermo. Per Ciancimino jr Vaselli avrebbe fornito al padre informazioni sulle indagini per conto di De Gennaro. Pansa è stato ascoltato ieri come teste a Caltanissetta dove si sta celebrando il processo per calunnia nei confronti del figlio di don Vito, Massimo, davanti al giudice Marco Sabella. “L'input venne da Falcone e ricordo che Vaselli aveva un astio nei confronti di Vito Ciancimino, nel contempo temendolo, tanto che non parlò dei suoi rapporti con Cosa nostra”.

Un'udienza senza particolari colpi di scena in cui il Capo della polizia ha di fatto confermato quanto già dichiarato ai pm in un verbale del 10 gennaio 2011.
Il racconto di Pansa ha inizio quando ha affiancato il giudice Falcone in una rogatoria a Montreal su Vito Ciancimino, per alcune transazioni finanziarie. “Era il 1985 – ha detto – poi fui incaricato da De Gennaro di affiancarlo nella gestione dei rapporti confidenziali che dovevano essere attivati con il conte Vaselli su input dell’ufficio istruzione di Palermo, credo nella persona di Falcone”.
Secondo il Capo della polizia quel rapporto confidenziale non durò più di alcuni mesi e si “sviluppò in tre o quattro occasioni” ma poi vi fu uno stop in quanto Vaselli non stava fornendo “elementi particolarmente utili”. “Vaselli - ha aggiunto Pansa - aveva riferito di una vera e propria lobby che gestiva gli appalti di cui Ciancimino era punto di riferimento, ma non era sua intenzione esporsi formalmente contro don Vito, pur volendo affrancarsi da questa pressione attraverso il ruolo di confidente di polizia”. Secondo la difesa di Ciancimino jr, a prescindere dalla natura del rapporto tra De Gennaro e Vaselli, con la deposizione di Pansa si dimostra che Massimo Ciancimino non ha mentito quando ha indicato in Vaselli l'intermediario tra il padre e De Gennaro.
Ciancimino jr aveva raccontato che il conte forniva notizie quasi in tempo reale. E la rivelazione più eclatante sarebbe stata nell'estate 1984, quando Falcone aveva iniziato a raccogliere le dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta. “Venne il conte Romolo Vaselli ad avvertirci – aveva detto in passato Massimo Ciancimino - ma mio padre sapeva già, grazie al signor Franco”. Per salvare il patrimonio vennero organizzate specifiche contromisure, messe in atto appena otto giorni prima del sequestro dei suoi beni (firmato l'8 ottobre 1984): “Mio padre simulò la vendita della Etna costruzioni a Vaselli due miliardi e quattrocento milioni delle vecchie lire che si trovavano in alcuni libretti al portatore gestiti dallo stesso Vaselli furono svincolati e messi al sicuro in Svizzera”.
Pansa, in aula, ha anche ribadito di non aver mai conosciuto Massimo Ciancimino: “Mi sono occupato ancora – ha precisato – tra il ’92 e il ’93 di indagini riguardanti il patrimonio di suo padre, che poi si fermarono perché questi aveva iniziato a collaborare con il Ros”. Il processo per la calunnia nei confronti del funzionario del Sisde Lorenzo Narracci e di Gianni De Gennaro (ex capo della Dia, della polizia e del Dis e oggi numero uno di Finmeccanica), prosegue lunedì quando è prevista la deposizione di Luciana Ciancimino.

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