Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

casa-badalamenti-cinisidi Salvo Vitale - 23 febbraio 2015
Assegnato l’appalto per  la ristrutturazione dell’immobile a un’impresa di Montemaggiore Belsito con un ribasso d’asta del 36% e per un importo di 110 mila euro. Inizialmente erano 300 mila. Non ci sarà più la biblioteca, ma un centro di cultura.
In data 6 maggio 2010 l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata  ha assegnato il bene, sito nel Comune di Cinisi (PA), Corso Umberto 183, confiscato al mafioso Gaetano Badalamenti e trasferito al patrimonio del Comune di Cinisi, destinato per finalità sociali e istituzionali, all’ Associazione  Culturale Onlus Peppino Impastato , ed a sede della biblioteca comunale. Per la prima volta  un bene confiscato è stato assegnato con una specifica destinazione d’uso.

La confisca ha avuto un lungo iter cominciato il 4-4-1985, allorchè i giudici Falcone, Borsellino, Guarnotta e Di Lello emisero il primo decreto di sequestro. I legali di Badalamenti hanno avanzato una serie di ricorsi, sino ad arrivare al provvedimento del tribunale di Palermo del 26-11-07, divenuto definitivo il 4-11-09 che ha chiuso l’iter giuridico di  confisca del bene, passato al demanio dello stato, e poi consegnato ufficialmente al Comune di Cinisi. Ci sono voluti altri sei mesi, per arrivare alla consegna ufficiale, dopo che la moglie di Badalamenti, Teresa Vitale, ha provveduto a svuotare la casa dei mobili. Si è quindi dovuto aspettare l’acquisizione ai beni inalienabili del comune e, poiché lo stabile risultava abusivo, l’accatastamento e il collaudo che  è stato ultimato nei primi giorni di maggio 2011.
Sin dal 2009 il Sindaco aveva dichiarato la sua intenzione di affidare il bene all’Associazione Peppino Impastato. Un gesto di coraggio in un paese che ancora  in gran parte rifiuta di considerare Peppino suo cittadino. La dichiarazione ufficiale di affidamento è stata fatta dal sindaco, dal balcone della casa del boss il 9 maggio 2010, alla fine del corteo per ricordare il 32° anniversario della morte di Impastato.
Nel frattempo, verso la fine di maggio 2010 Giovanni Impastato, socio fondatore dell’Associazione Impastato, creata nel 2002 per volontà dei compagni di Peppino, presentava le sue dimissioni, dava vita a una “Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” e chiedeva con una lettera al sindaco, la gestione, o in subordine la cogestione con l’Associazione Impastato, della casa. Dietro c’erano stati contatti con il prefetto dei beni confiscati (prima Morcone e poi Caruso), i quali si dimostravano verbalmente consenzienti a rivedere l’originario decreto di assegnazione. Si associava a ciò qualche articolo di stampa, come quello comparso sul Giornale di Sicilia del 20 gennaio  dal titolo “In dono la casa di Badalamenti” quasi si trattasse di un dono piovuto dal cielo, e non di qualcosa  guadagnata con oltre quarant’anni di lotte, prima con Peppino e, dal 1978, senza di lui. Il titolo aveva per cappello  “l’appartamento diventerà sede dei gruppi che si collegano alla figura di Peppino Impastato” e, nel sottotitolo “Sarà assegnata all’Associazione di Impastato e ad altri collaboratori”. Il tutto contornato da una fotografia di Impastato e del Sindaco.
Il 15-06-2011 la giunta comunale di Cinisi approvava una delibera con oggetto: ”Concessione del piano terra di Casa Badalamenti in corso Umberto all’Associazione “Peppino Impastato” e all’Associazione “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”. L’assemblea dei soci dell’Associazione Impastato decideva all’unanimità di firmare la convenzione , onde evitare di  dare all’esterno un’immagine di divisioni e lacerazioni che non avrebbe certamente giovato alla causa dell’antimafia. La firma veniva apposta il 29 giugno e il sindaco, davanti a casa Badalamenti, consegnava ufficialmente le chiavi ai presidenti delle due associazioni auspicando che Cinisi sarebbe diventata la capitale dell’antimafia. Comunicava inoltre che a settembre sarebbe arrivato un finanziamento di 1.800.000 euro per restaurare la casa, arredarla e adattarla alle rispettive esigenze. Annunciava anche un progetto di posa, forse lungo la strada, di cento mattonelle in bronzo o in ceramica, che avrebbero dovuto caratterizzare il percorso dei Cento Passi, ovvero quello della distanza tra la casa del boss e la casa di Peppino.  
 Al momento della consegna delle chiavi si scopriva che gli spazi assegnati erano: la stanza con l’ingresso sul corso, una stanzina interna interamente priva di luce e sul retro una mal combinata cucina con un piccolo vano interno. Il garage rimaneva di proprietà del Comune e pertanto l’assegnazione si riduceva a una spartizione di tre stanze, anzi due, considerato che una era più o meno un camerino: tutti i progetti di mostre, dibattiti, cineforum biblioteca, stanza di registrazione per gruppi musicali, andavano a farsi benedire. Pertanto acquistava il sapore di una beffa il servizio, visto sul Tg2 in data 11-07,  in cui si proiettavano le immagini della lussuosa scala in porfido e dei locali del primo piano, dicendo che la casa dell’assassino di Peppino Impastato era stata affidata agli amici di Peppino e al fratello. Inoltre l’assegnazione, che doveva essere fatta per venti anni, era invece fatta per dieci.
Nel maggio 2014, qualche giorno prima  della sua “decadenza”, in vista di nuove elezioni comunali, il Sindaco comunicava al Presidente dell’Associazione Impastato di avere ricevuto un finanziamento di 700 mila euro per un progetto di ristrutturazione del primo piamo di casa Badalamenti, mentre Giovanni Impastato aveva ricevuto un finanziamento di 150 mila euro per un progetto che prevedeva un suo spazio e quindi non una gestione comune con l’Associazione, al fine di installare la Radio web “Cento passi” e, forse, qualche caffè letterario. Si è proceduto così al  frazionamento: all’Associazione Casa Memoria è stata affidata la stanza di Corso Umberto 181 e l’attigua stanza interna, mentre all’Associazione Impastato è stata data la stanza di Via Venuti e una parte del garage.
Le ultime notizie sono che il finanziamento è di 300 mila euro, che si ristrutturerà il primo piano dell’immobile non per la biblioteca, come disposto dall’Agenzia Beni Confiscati, ma per un “centro di cultura per la promozione artistica e la valorizzazione e divulgazione del patrimonio culturale contemporaneo, finalizzato alla riduzione della marginalità sociale”.
La gara d’appalto è stata vinta dall’impresa Globalgeo di Montemaggiore Belsito con un ribasso d’asta pari a circa il 36% e quindi per la cifra di 110.157 euro.  
Se si parte dall’iniziale 1.800.000 mila euro, un finanziamento mai arrivato, anche perché un funzionario dell’Ufficio tecnico Comunale ha avanzato un ricorso per una cifra così esorbitante, la cui distribuzione era stata già “predeterminata”, e si scende ai 700 mila, poi diventati 300.000, sino agli attuali 110 mila e al cambio di destinazione dell’immobile, che sembra abbastanza fumoso, c’è motivo di avanzare molte perplessità.
La vicenda di Casa Badalamenti e dell’assegnazione di una quinta parte di essa a due Associazioni spesso in  posizione conflittuale, ripropone il problema della gestione dei beni confiscati alla mafia, condotta dai sindaci con criteri tipici della vecchia concezione politica, secondo cui la gestione di un bene pubblico o di pubblica utilità diventa uno strumento di uso personale e spesso anche clientelare, a parte tutto quel che ne consegue, sulla conservazione, anzi sul deterioramento del bene a causa dei ritardi con cui viene assegnato. Per non parlare dell’erogazione dei finanziamenti per il restauro  e della realizzazione delle finalità cui l’immobile è stato destinato

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos