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palazzolo-vito-roberto-web5di AMDuemila - 29 dicembre 2014
Per la prima volta nella sua storia di “dichiarante” Vito Roberto Palazzolo ha deposto in un'aula di tribunale. I suoi verbali erano stati già depositati le scorse settimane alla sezione misure di prevenzione di Tribunale, presieduta da Silvana Saguto, che si occupa del sequestro dei beni di Antonino Nania, fratello dell'ergastolano Filippo e cugino dello storico boss di Partinico, deceduto, Nenè Geraci. In diciotto interrogatori di fronte ai magistrati ha parlato degli affari avuti con i boss della mafia di un tempo, dalle sigarette agli investimenti immobiliari, ed in aula si è ripetuto. Come avvenuto durante gli interrogatori Palazzolo ha negato di essere stato affiliato a Cosa nostra - a differenza di quando stabilito da una sentenza definitiva di condanna -, ma ammette di avere fatto affari con i boss durante le sue permanenze in Svizzera, Germania e Sudafrica. Alla domanda del pm Dario Scaletta sui contatti avuti con esponenti di Cosa nostra nel periodo in cui risiedeva in Svizzera ha risposto: “Ho avuto rapporti con Geraci... Antonino Geraci, di Partinico.... 'o scorpione, lo chiamavano... Ho incontrato Riina.... Io ho incontrato Tognoli, Leonardo Greco... quelli che erano coinvolti nella Pizza Connection, Riina non era coinvolto nella Pizza Connection, era Badalamenti ed altri”. E poi ha aggiunto: “Ho conosciuto vari esponenti, tutti commercianti e trafficanti di sigarette, siccome in Svizzera il mercato parallelo delle sigarette non è un reato, io ero un agente della Philip Morris, e vendevamo sigarette a tutti i trafficanti napoletani e siciliani di sigarette. E' un mercato parallelo. Io ero il Presidente della Consultfin SA, una società finanziaria legata al credito svizzero, e ho trasferito dei fondi per conto di questo Tognoli, che secondo lui, era un industriale del tondino di ferro di Brescia... in realtà era il compare di Leonardo Greco di Bagheria, l'ho saputo dopo, questo”. E tra i “contatti eccellenti” del finanziere, per anni rifugiato in Sudafrica sotto il nome di Robert Van Palace Kolbatschenko, anche quelli con “Nino Rotolo”, storico capomafia del mandamento palermitano Pagliarelli. “Il volume di affari con Cosa nostra in tutto il totale era 56 milioni di dollari – ha ricordato ai giudici - Dai fini degli anni '70 al 1982, inizio '83”. Durante la deposizione il tesoriere di Cosa nostra dimostra di seguire con interesse anche alcune vicissitudini del presente. Se la prende infatti con le “difficoltà burocratiche che sembrano non essere cambiate, perché se si segue la stampa degli ultimi giorni... una corruzione capillare, che andava da Roma fino in giù...”, un riferimento, forse all'inchiesta “Mafia Capitale” che ha scosso il mondo politico ed economico di Roma che arriva ad oggi ma che ha radici su fatti del passato.

Che Palazzolo stesse parlando con i magistrati apparì chiaro quando, a fine ottobre, la Dia ha sequestrato l'impero economico del costruttore monrealese Calcedonio Di Giovanni. Tra i beni sottoposti sotto il controllo dell'amministrazione giudiziaria ci sono anche un centinaio di case nel villaggio vacanze Kartibubbo a Campobello di Mazara che, secondo gli investigatori sarebbe stato costruito con i soldi della mafia riciclati dallo stesso finanziare. E Palazzolo anche di questo ha parlato ai pm: “Io ho conosciuto Geraci a causa della mediazione che ha offerto quando ho ceduto il progetto Campobello Park Corporation, villaggio turistico che io volevo realizzare, assieme a dei finanziatori tedeschi, a Campobello di Mazara e dopo tutte le varie difficoltà burocratiche, a livello nazionale e a livello regionale, mi è stato consigliato di venderlo, e Antonino Geraci ha funzionato da mediatore e ha incassato anche la mediazione. Sempre e dopo avere raggiunto tutti i nulla osta, tutti... mi era stata bloccata la concessione della spiaggia, avevo chiesto la concessione della spiaggia, che è... a tratti... non è che è tutta chiusa... dove il sindaco si era opposto, e a seguito di questo mio nonno si era rivolto a questi vicini di Partinico per vedere se potevano mediare questa soluzione... Mio nonno conosceva qualche mafioso, però non si è rivolto a un mafioso, si è rivolto... al Geraci... al cugino del mafioso”.
Con Geraci c'era un filo diretto al punto che lo stesso offrì a Palazzolo una villetta in contrada Ciammarita, a Trappeto. Uno stabile che venne acquistato dal finanziare dal costruttore Nania, ora sotto processo al Tribunale Misure di prevenzione.

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