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mafie-beni-culturaliGli investimenti illeciti delle mafie nel settore del patrimonio artistico
di Fabiana Di Fazio - 17 febbraio 2015
Crimine organizzato: concetti e definizioni
L’analisi condotta a livello internazionale ha evidenziato come la realtà criminale sia cambiata notevolmente nel corso del tempo. Da una semplice dimensione individuale essa si è evoluta sino a divenire progressivamente più complessa ed articolata. La conseguenza di tale complessità è la disseminazione di network criminali che connettono, primariamente, il crimine organizzato e il crimine comune, e, in secondo luogo, il crimine organizzato con le istituzioni e i consulenti professionali dell’economia legale(1). Le organizzazioni criminali hanno dato vita in tal modo ad un centro di potere abile nel minare la morale pubblica tramite la corruzione e nell’infiltrazione all’interno dell’economia legale. All’interno della sfera strutturale di ogni organizzazione criminale sono individuabili alcune caratteristiche di fondo: deve trattarsi di una organizzazione flessibilmente tempo o in definitivamente, al fine di arricchire sé stessi e l’organizzazione, mediante l’uso della corruzione e della violenza e la commissione di delitti(2).

In questa direzione la legge Rognoni-La Torre del 1982(3) ha apportato un contributo significativo, dacchè introducendo l’articolo 416-bis all’interno del Codice Penale Italiano, ha qualificato le organizzazioni criminali quali “associazioni i cui membri si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”. Il continuo intersecarsi della criminalità organizzata con il sistema politico ed economico ha indotto alcuni scrittori ad analizzare le attività illegali perseguite dalla criminalità organizzata alla luce delle infiltrazioni da essa operate nel sistema economico sociale. Questo ragionamento costituisce la premessa della intraprendente teoria investigativa promossa dalla FBI Americana alla fine degli anni Settanta, la quale ha influenzato profondamente gli studi di autori italiani - come Pino Arlacchi - condotti sulla assunzione del crimine organizzato come modello imprenditoriale. Arlacchi ha dato vita ad una analisi della struttura del crimine imprenditoriale organizzato italiano e le sue molteplici interazioni con il sistema sociale, politico e economico, mettendo in luce le modalità attraverso le quali il crimine organizzato ha focalizzato la propria attenzione innanzitutto sulla acquisizione di profitti illeciti e mediante le quali esso ha perseguito una strategia di infiltrazione all’interno dello Stato, di fatto subordinando il progresso della società agli interessi privati di piccoli gruppi conseguentemente e avanzando l’indebolimento dell’interesse pubblico. Pino Arlacchi scrive: “Negli ultimi decenni, l’evoluzione della criminalità organizzata in Europa ha seguito quella dei principali mercati illegali, ed ha tratto vantaggio sia delle opportunità offerte dalla compressione del tempo e dello spazio operata dalla globalizzazione, sia dal processo di unificazione e di allargamento dell’Unione Europea. Le forze dei mercati criminali mondiali hanno rotto barriere locali in una rivoluzione che ha promosso instabilità e conflitti in Europa”. Nello scenario attuale agiscano due fattori. “Il primo riguarda il cambiamento nelle struttura. È avvenuto il passaggio dalla gerarchia e dal clan criminale a strutture più fluide e complesse, dove cresce l’importanza del network come forma di organizzazione prevalente. I network criminali internazionali odierni sono caratterizzati da grande flessibilità e capacità di mimetizzazione entro network più vasti di natura lecita. Il secondo fattore è la diversificazione dei campi di intervento dei gruppi criminali come risposta all’azione di alcuni trend di lungo periodo dell’economia illecita(4)”. Il discorso arlacchiano mostra come il confine tra il crimine organizzato e il crimine economico sia molto sottile. Il crimine organizzato tende odiernamente ad investire i fondi accumulati illegalmente nei mercati finanziari allo scopo di renderli anonimi e conseguentemente meno suscettibili al rischio della confisca, come emerge chiaramente dall’analisi condotta dalla criminologa Emma Venafro(5). Il crimine organizzato sta progressivamente ramificando i suoi tentacoli a livello transnazionale,per cui è necessario che il contrasto di tale fenomeno assuma gli stessi caratteri. Ciò richiede, innanzitutto, la circolazione delle informazioni e un più alto livello di cooperazione tra le autorità pubblica di ogni singolo Stato. È’ sulla base di tali considerazioni che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione contro il Crimine Organizzato Transnazionale con “l’intento di promuovere la cooperazione per prevenire e combattere il crimine organizzato transnazionale in maniera più efficace”. La Convenzione stabilisce che il crimine transnazionale riguarda “la condotta che costituisce un reato sanzionabile con una pena privativa della libertà personale di almeno quattro anni nel massimo o con una pena più elevata” - avente come protagonista una associazione criminalmente organizzata e che:

I.     è commessa in più di uno Stato;

II.    è commesso in uno Stato, ma una parte sostanziale della sua preparazione, pianificazione, direzione o controllo avviene in un altro Stato;

III.    è commesso in uno Stato, ma in esso è implicato un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato;

IV.    è commesso in uno Stato ma ha effetti sostanziali in un altro Stato(6)”.

La dottrina più recente ha volto il proprio studio sulla individuazione delle differenze tra il terrorismo e la criminalità organizzata. Ernesto Savona, nella voce dedicata al “Crimine Organizzato” nell’Enciclopedia Treccani del Novecento, ha evidenziato come la natura delle organizzazioni terroristiche è fondamentalmente ideologica. Esse principalmente mirano al rovesciamento del potere stabilito, mentre il crimine organizzato agisce per arricchirsi ed opera spesso in collusione con le forze pubbliche(7). Questo movimento di pensiero è stato condiviso dal critico Diana Fotia la quale argomenta: “Il terrorismo presenta delle peculiarità rispetto ad altre manifestazioni criminali, che incidono sulla raccolta informativa e differenziano l’antiterrorismo dalla lotta alla criminalità organizzata. Il fine ultimo degli atti di terrorismo è la destabilizzazione politica e l’eversione, mentre il crimine organizzato persegue essenzialmente fini di lucro. Di conseguenza, i membri di una organizzazione terroristica commettono reati comuni solo a fini di finanziamento per acquisire mezzi strumentali per atti terroristici. Quanto al finanziamento di tali attività, la criminalità organizzata si finanzia prevalentemente attraverso attività illecite, mentre il Terrorismo riceve finanziamenti soprattutto da fonti lecite o addirittura da Governi"(8). È quanto emerge da un report condotto dalla Fondazione per la difesa delle Democrazie la quale mostra come i gruppi Jihadisti Siriani e i terroristi di Hamas siano stati principalmente finanziati dalla Turchia la quale si è rivelata l’epicentro finanziario del terrorismo Islamico al di sotto del comando del Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan(9).

Definizione dell’espressione “Patrimonio culturale”
L’espressione “Patrimonio culturale” rappresenta l’oggetto di accesi dibattiti, dal momento che tale espressione si presta a varie interpretazioni. “Ciò è essenzialmente dovuto al fatto che il concetto di Patrimonio culturale è stato di per sé importato da altre discipline accademiche come l’antropologia e l’archeologia le quali hanno adottato tale espressione senza far riferimento ad un background di fondo”, come ha evidenziato Janet Blake(10). “Con il termine “Patrimonio” ci si riferisce ad una moltitudine eccessivamente vasta di concetti. Contemporaneamente lodiamo patrimonio nazionale, eredità etniche e regionali e un patrimonio globalmente condiviso e protetto. Dimentichiamo che questi obiettivi sono solitamente incompatibili”, Lowenthal sottolinea(11).
Tuttavia, l’individuazione del settore del patrimonio culturale su cui la criminalità organizzata ha rivolto la propria attenzione è facilmente individuabile e viene in rilievo nella definizione di “Patrimonio culturale” adottata dalla Convenzione UNIDROIT sui beni culturali rubati o illecitamente esportati(12) - e - dalla Convenzione Unesco concernente le misure da adottare per interdire e impedire l’illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali(13). I due atti internazionale adottano la medesima definizione di “Bene culturale”, la quale include(14):

A)    Collezioni ed esemplari rari di zoologia, di botanica, di mineralogia e di anatomia; oggetti che presentano un interesse paleontologico;

B)    beni inerenti alla storia, compresa la storia delle scienze e della tecnica, la storia militare e sociale, nonché la vita di dirigenti, pensatori, eruditi ed artisti nazionali, e gli avvenimenti di importanza nazionale;


C)    prodotti di scavi archeologici (regolari e clandestini) e di ritrovamenti archeologici;


D)    elementi provenienti dallo smembramento di monumenti artistici o storici e da siti archeologici;

E)    oggetti di antichità aventi oltre cent'anni di età, come iscrizioni, monete e sigilli incisi;

F)    materiale etnologico;

G)    beni di interesse artistico come: quadri, dipinti e disegni interamente fatti a mano su qualunque supporto ed in qualsiasi materia (ad esclusione dei disegni industriali e degli articoli lavorati a mano); produzioni originali dell'arte statuaria e della scultura, in tutte le materie; incisioni, stampe e litografie originali; assemblaggi e montaggi artistici originali in qualunque materia;

H)    manoscritti rari ed incunaboli, libri, documenti e pubblicazioni antiche d'interesse particolare (storico, artistico, scientifico, letterario ecc.), singoli o in collezioni;

I)    francobolli, marche da bollo e simili, singoli o in collezioni;

J)    archivi, compresi gli archivi fonografici e cinematografici

K)    oggetti d'arredo di oltre cent'anni di età e strumenti musicali antichi.

Il tema centrale della Convenzione Unesco è individuabile all’interno del terzo articolo, il quale stabilisce che “sono considerati illeciti l'importazione, l'esportazione e il trasferimento di proprietà di beni culturali effettuati in contrasto con le disposizioni adottate dagli Stati partecipanti in virtù della presente Convenzione. La Convenzione sui beni culturali rubati o illecitamente esportati venne adottata dall’UNIDROIT al fine di sviluppare un carattere internazionale per la restituzione dei beni culturali rubati rimossi dal territorio di uno degli Stati membri contrariamente a quanto previsto dalle sue leggi regolanti l’esportazione dei beni culturali per la protezione del suo patrimonio culturale”.

Definizione di “Archeomafie”
Le Archeomafie sono associazioni criminalmente organizzate le quali operano esclusivamente nel settore degli scavi clandestini, del furto e del commercio in autorizzato degli scavi archeologici. Il furto e gli scavi clandestini rappresentano il primo di una lunga serie di passaggi che conduce le preziose opere di arte nelle mani di impregiudicati collezionisti, come è stato evidenziato dall’Osservatorio Internazionale Archeomafie(15). Mentre il furto delle opere di arte può essere condotto a termine da ladri individuali, i successivi passaggi (nel quale rientrano l’esportazione illecita dei beni culturali e la loro introduzione nel circuito internazionale di vendita) presuppongono la presenza di una struttura criminale altamente organizzata, abile nel realizzare il decisivo passaggio delle opere di arte dal mercato illegale a quello legale.

Le attività del crimine organizzato internazionale
Le associazioni criminali si avvalgono delle opportunità offerte dall’apertura delle frontiere e dalla creazione di nuove immense aree commerciali. Tra le operazioni investigative più brillanti va annoverata quella condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia la quale ha portato ad un risultato altamente soddisfacente: le autorità sono riuscite a sequestrare al boss Beniamino Zappia un intera collezione contenente 345 dipinti di eccezionale valore all’interno della quale spiccavano quadri di Guttuso, Dalì, De Chirico, orologi antichi, pietre preziose, statue(16). Un’altra importante operazione risale al Giugno 2008. Intitolata “Metallica” e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia presieduta dal Tribunale di Milano, essa ha condotto al rinvenimento di ben ventuno opere di arte. Tra di esse un olio su tela di Amedeo Modigliani “Ritratto di Rosalie” intercettato nel 2007 all’aeroporto di Orio al Serio mentre stava per essere spedito in Olanda per attività di riciclaggio. La ndrina calabrese, capeggiata da Giuseppe Onorato, si era inoltre impossessata di ulteriori 55 opere di arte. Prevalentemente dipinti, tra i quali “Natura morte con cacciagione” di Snyders, e “Vaso di fiori” di Bosschaert il Vecchio; erano stati illegalmente esportati dalla Spagna(17).

Un caso emblematico: Giacomo Medici
Il complotto organizzato da Giacomo Medici rappresenta il tipico modus operandi adottato da coloro che sono coinvolti nel settore. Egli ha dato vita ad un vero e proprio cartello per l’esportazione illecita di opere di arte. L’evento ha provocato una tale reazione nella società che lo storico Peter Watson, ricercatore associato del McDonald Institute for Archeological Research, assieme a Cecilia Todeschini, ha deciso di scrivere il libro “The Medici Conspiracy: The Illicit Journey of Looted Antiquities from Italy’s Tomb Raider sto the World’s Geat Museums(18)”. In questo modo essi sono riusciti a rilevare ogni machiavellica condotta orchestrata da Giacomo Medici, il quale aveva dato vita ad un racket di larghe proporzioni nel tentativo di arricchirsi esponenzialmente. I due autori si son mostrati all’altezza dell’arduo compito nell’illustrare la pratica spaventosa attraverso il caso di Giacomo Medici, il cui sistematico e perdurante saccheggio delle antichità Greche ed Italiane ha condotto all’impoverimento del settore archeologico e alla frantumazione dell’identità culturale di tali Paesi. “Un tavolo di cristallo sostenuto da capitelli antichi all’ingresso. E nelle stanze, in teche illuminate, circa quattromila reperti trafugati. Così si presentava lo “showroom” che Giacomo Medici aveva messo su nei depositi del Porto Franco di Ginevra. In quei locali intestati alla società Edition Service che faceva capo al mercante italiano i Carabinieri e la Polizia svizzera ritrovarono anche centinaia di polaroid. Immagini che raccontano di opere importanti uscite clandestinamente dall’Italia. Fra queste anche un affresco romano di area vesuviana di cui erano state staccate e rubate tre intere pareti. E poi la tavola votiva in marmo con grifoni che azzannano un daino, venduta alla metà degli anni Ottanta al Getty, il busto di Vibia Sabina rubato a Villa Adriana e il Kylix di Eufronio oggi a Villa Giulia. Accanto ai reperti, decine e decine di documenti scritti. Comprese alcune lettere inviate a Medici dall’archeologa Marion True, curatrice per le antichità del Getty Museum di Malibu, Los Angeles. La signora dell’archeologia americana chiedeva da quale necropoli provenissero esattamente alcuni pezzi acquistati. “Perché lo chiedeva a un trafficante come Medici?” - Si è domandata la giornalista Cecilia Todeschini quando, con il fotografo inglese Peter Watson, ha cominciato le sue ricerche per il libro inchiesta The Medici Conspiracy. Evidentemente la True sapeva che Medici era in possesso di queste informazioni e forse in contatto diretto con i tombaroli che avevano scavato quelle tombe», ipotizza Todeschini. E perché Marion Treu, accusata di associazione a delinquere e ricettazione, si rivolgeva a lui e non a Robert Hecht, il grande mercante dal quale aveva acquistato i pezzi in questione? «Qui entriamo nel vivo dei meccanismi di riciclaggio di pezzi d’arte trafugati, una catena di cui fanno parte tombaroli, trafficanti, grandi antiquari case d’aste e musei prestigiosi» denuncia la giornalista italiana. Ma per andare più a fondo occorre fare un passo indietro. Agli inizi degli anni 90 un impiegato del British Museum di Londra invita Peter Watson a tenere d’occhio una partita di reperti archeologici che stanno per essere messi all’asta da Sotheby’s. È l’inizio della grande inchiesta di Todeschini e Watson. «Su incarico di Channel 4 facemmo un’inchiesta – ricorda Todeschini – entrando nella casa d’aste con telecamere nascoste. In questo modo potemmo filmare tutto, ricostruendo il modo in cui un pezzo trafugato veniva “ripulito”». «Nell’Italia del centro-sud - racconta Todeschini - operano  vere e proprie squadre organizzate, stipendiate dai compratori». Compratori che si fanno committenti e che, spesso, si mettono d’accordo fra loro per calmierare i prezzi dei tombaroli. Le quotazioni dei reperti rubati saliranno in modo vertiginoso solo dopo essere stati battuti all’asta. Dai faldoni che la Sotheby’s consegnò alla magistratura e che contenevano tremila pagine sull’attività di vendita della Edition Service di Medici tra la fine degli anni ’80 e il 1994, i prezzi risultavano aumentati anche di dieci volte. Così Giacomo Medici, ufficialmente “esperto d’arte” e consulente presso il Tribunale penale e civile di Roma e in realtà esperto di “riciclo”, è stato l’anello determinante perché il Metropolitan arrivasse, nel 1972, ad acquistare per un milione di dollari dalle mani di un noto antiquario come Hecht il Cratere di Eufronio, il famoso vaso con dipinte scene dell’Iliade a figure rosse trafugato da una tomba di Cerveteri(19).

Quali strategie possono essere avanzate per contrastare il fenomeno?
“Gli sforzi internazionali volti ad attenuare il commercio illecito in opere di arte si sono mostrati ampiamente insoddisfacenti. Le politiche nazionali competenti dei paesi esportatori ed importatori hanno indebolito i tentativi di ottenere il sostegno mondiale per gli accordi internazionali che disciplinano i casi di proprietà rubate. Inoltre, la normativa delle nazioni di common law, la quale tendenzialmente tutela i diritti del possessore originario, contrasta con le norme dei Paesi di Civil Law le quali favoriscono i diritti dell’acquirente in buona fede. Nel tentativo di trovare un equilibrio tra questi interessi concorrenti, i giudici hanno creato incongruenze nel corpo della legge che disciplina i beni culturali rubati(20)”. Partendo dalla considerazione che il grafico del patrimonio artistico internazionale, nonché la mappa dei siti di interesse archeologico non seguono le tradizionali frontiere dello Stato moderno, è estremamente importante rafforzare la cooperazione internazionale, promuovere la ricerca e la salvaguardia dei progetti. Inoltre, ogni nazione dovrebbe sostenere le iniziative volte a stabilire i principi normativi nella tutela del patrimonio culturale artistico, promuovendo anche l'adesione di tutte le Nazioni alla Convenzione Unesco concernente le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali, nonché alla convenzione UNIDROIT sui beni culturali illecitamente esportati o rubati. Per contrastare efficacemente il fenomeno delle Archeomafie, è urgente aggiornare gli strumenti legislativi. La stipula di protocolli di accordo tra musei di differenti Nazioni si è rivelato essere lo strumento più utile in quanto ha permesso di creare deterrenza sul mercato della domanda. Ciò che effettivamente rappresenta una carenza è l’impossibilità per le forze dell’ordine di realizzare phising website. Una protezione efficace del patrimonio culturale presuppone una profonda conoscenza di esso. Le istituzioni dovrebbero sostenere la ricerca e  dovrebbero promuovere un censimento accurato del patrimonio artistico(21). Nei siti maggiormente esposti, per contrastare il saccheggio, è necessario incapsulare strumenti di protezione con un raggio di azione più incisivo. Ciò non comporta solamente maggiore investimenti nel settore, ma soprattutto l’adozione di tecnologie avanzate utili per un continuo e preciso monitoraggio: circuiti chiusi e rilevatori antintrusione ad ultrasuoni.

NOTE

1) Klaus von Lampe in “The Use of Models in the Study of Organized Crime”

2)
Joseph Albini in “Donald Cressey’s contributions to the Study of Organized Crime: An evaluation - e - Michael Lyman & Gary Potter in “Organized Crime”, Prentice Hall Publishing, 2010

3)
Legge della Repubblica Italiana n.646/1982

4)
Pino Arlacchi. Saggio “L’emergere delle Mafie imprenditrici e dei mercati illegali”

5)
Emma Venafro. “L’impresa del crimine. Il crimine nell’impresa”.

6)
United Nations Convention against Transnational Organized Crime 2000

7)
Criminalità Organizzata in “Enciclopedia del Novecento” - II Supplemento (1998) - Treccani

8)
Diana Fotia. “Terrorismo per non addetti ai lavori”. Edizioni Nuova Cultura - 2012

9)
Jonathan Schanzer in “Terrorism Finance in Turkey: A Growing Concern” - February 2014

10)
Janet Blake. “On defining cultural heritage” - 2000

11)
D. Lowenthal “The Heritage Crusade and the Spoils of History (Viking, 1997) at page 227

12)
UNIDROIT Convention on Stolen or Illegally Exported Cultural Objects, 1995

13)
UNESCO Convention on the Means for Prohibiting and Preventing the Illicit Import, Export and Transfer of Ownership of Cultural Property, 1970

14)
Articolo 1 della Convenzione Unesco del 1970 di cui sopra - e - Articolo 2 e Appendice inclusa nella Convenzione Unidroit del 1995

15)
Si veda Rivista - Osservatorio Internazionale Archeomafie su www.archeomafie.org

16)
Si veda www.ilsole24ore.com

17)
Si veda www.crimelist.it

18)
Peter Watson e Cecilia Todeschini in “The Medici Conspiracy: The Illicit Journey of Looted Antiquities, From Italy’s Tomb Raiders to the World’s Great Museums” – 2007

19)
simonamaggiorelli.com

20)
Claudia Fox in “The UNIDORIT Convention on Stolen or Illegally Exported Cultural Objects: an answer to the world problem of illicit trade in cultural property”

21)
Si veda www.patrimoniosos.it

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