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mafiosi-maxiprocesso-1986-ansa-unitaIl mito della mafia deve finire (parte II)

di Giorgio Bongiovanni - 21 agosto 2014
Abbiamo dimostrato nel merito dei fatti, col precedente articolo, che la mafia in realtà è un’organizzazione di uomini vigliacchi, codardi, assassini e criminali che colpiscono a tradimento le loro vittime senza avere nemmeno il coraggio, perché senza onore e dignità, di affrontare un eventuale nemico, o presunto tale, in un duello faccia a faccia. 
C’è da aggiungere che i così detti “uomini d’onore” non solo tradiscono il nemico vigliaccamente ma addirittura tradiscono se stessi e la propria carne, arrivando ad uccidere, alle spalle, sia i propri amici e fratelli della grande famiglia mafiosa, sia i propri parenti di sangue. 
Non possiamo escludere la possibilità che non tutti arrivino a tanto. Sebbene l’articolo 416 bis sia ben chiaro sul reato di associazione mafiosa e dica che chiunque faccia parte dell’associazione mafiosa è colpevole di reato già solo facendone parte anche senza aver commesso mai un crimine, è sufficiente la “combinazione” (il rito di affiliazione) per essere punibili da 3 a 15 anni di carcere.


Raccontiamo ora alcuni fatti avvenuti negli ultimi 30 anni di storia di mafia, senza per questo voler minimizzare gli oltre 150 anni di atrocità commesse da Cosa Nostra, per dimostrare che i mafiosi sono sporchi traditori nel profondo significato del termine, cioè uomini nella migliore delle ipotesi senza anima, nella peggiore con animi diabolici e demoniaci. 
Iniziamo da un noto episodio raccontato dal pentito Gaspare Mutolo durante un processo che provocò nell’aula un mormorio d’imbarazzo generale tra i mafiosi rinchiusi nelle gabbie. 
Il boss Francesco Di Trapani aveva una figlia sposata con un mafioso di nome Leonardo Rimi che in seguito alla prima guerra di mafia era visto da Riina come un potenziale nemico. Di Trapani per eseguire un ordine di Riina, convinse il genero, che si trovava in Spagna con la moglie e i figli, a tornare a Palermo rassicurandolo che aveva sistemato lui le cose. Ma quando il marito della figlia arriva in città, la notte stessa, Di Trapani lo fa uccidere senza esitazioni. Tanto fu esplicito il tradimento che la ragazza tornata dalla Spagna con i propri figli quando vide il padre disse loro: "Non baciate il nonno perché ha le mani sporche del sangue di vostro padre". 
Stefano Bontade, grande capomafia degli anni ’70, invece fu tradito dai suoi due uomini più fidati, che lui considerava come discepoli, Giovanni Pullarà e Pietro Lo Iacono, sempre per volere di Riina. 
Salvatore Inzerillo a sua volta venne tradito vigliaccamente dal suo braccio destro Montalto a cui tra l’altro Inzerillo aveva addirittura salvato la vita nel 1975.
Pino Greco, detto “scarpuzzedda” era un boss di Corso dei mille (Palermo), ferocissimo, che aveva partecipato anche all’omicidio dalla Chiesa e che non si fidava di nessuno a parte di due giovani che considerava come due figli: Giuseppe Lucchese a cui era legato maggiormente e un certo Puccio. Fedeltà che il Lucchese ricambiò uccidendolo con due colpi alla nuca mentre il Greco, voltato di spalle, gli stava preparando il caffè. 
Per quanto era feroce il boss Pino Greco Riina, in quell’occasione, disse: "Se non me lo fate vedere non ci credo perché quello si sveglia e ci fa fuori a tutti."
Un altro caso di vergognoso tradimento è quello di Antonio Pipitone, boss vicino a Riina e Provenzano, che avrebbe fatto uccidere la figlia, Rosalia Pipitone, simulando una rapina nel negozio dove si trovava Rosalia. Il tutto per una presunta relazione extraconiugale. 
Come questi, nella storia di mafia ci sono mille altri casi di ignobile tradimento, ad esempio la famiglia Ganci che uccise uno zio o Nino Lucchese che ordinò l’assassinio della propria moglie e della propria sorella al fratello Giuseppe Lucchese che quindi travestito inscenò una rapina e uccise la cognata e la sorella entrambe colpevoli di adulterio.
Ci sono inoltre moltissimi ragazzi e bambini uccisi per mano mafiosa solo perché da grandi avrebbero potuto voler vendicare il proprio padre. Ed infine il delitto contro Dio, cioè l’assassinio di bambini piccoli e di donne in stato di gravidanza.
Quindi cari mafiosi, alla luce di questi esempi, non si può negare che siete sporchi traditori di voi stessi come, parlando in termini biblici, traditore fu Caino quando uccise alle spalle con un bastone il fratello Abele.
Non avete anima, non avete dignità, non avete coraggio, non avete niente. Siete solo una gravissima malattia, un cancro che dalla nostra terra di Sicilia deve essere estirpato e annientato. Di voi e delle vostre “gesta” non deve rimanere memoria nei secoli dei secoli.

Foto tratta da archiviofoto.unita.it

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