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Un viaggio nella (in)giustizia penale in Italia, scritto da un testimone oculare, un magistrato di sorveglianza che ha deciso di raccontare, da dietro le quinte di tribunali, cancellerie e istituti penitenziari, dove vanno a finire i processi, quelli di cui parlano tutti i giornali e quelli fatalmente ignorati.
La forma è quella, gradevole, spigliata e spesso venata di ironia, di una successione di sapidi aneddoti, capaci di fissarsi nella memoria del lettore come parabole argute e di suggerire amare riflessioni.
In un momento in cui la professione di magistrato è sottoposta a manipolazioni di ogni tipo nell’immaginario pubblico, e in cui è sempre più difficile trattare seriamente della giustizia e della pena, ecco il racconto onesto e incisivo di un mondo invisibile al cittadino comune. Dove non sempre si possono distinguere i buoni dai cattivi, dove ci si imbatte tutti i giorni in crudeli infamie e commoventi eroismi. Dove può capitare di trovare, sul portone di un istituto penitenziario, un cartello con la scritta: Questa porta deve sempre rimanere chiusa.