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“Il crimine organizzato è sulle nostre teste”.

Una delle prime riflessioni del ricercatore, giornalista e storico cronista di cronaca nera della televisione uruguaiana, Jean Georges Almendras, rappresenta indubbiamente una certezza, evidenziata dalla quantità di fatti legati alle criminalità organizzata e dall'infiltrazione negli organismi dello Stato e del sistema politico, in tutto il territorio dell’Uruguay. 

I casi più noti, come quello riguardante il narcos Sebastián Marset, la fuga del capo mafioso Rocco Morabito, la fuga del narcoss González Bica tra gli altri, sono la più chiara dimostrazione che l’iceberg lascia intravedere la punta di un'impalcatura che da molti anni si sta insediando e permeando in ogni strato della società. 

L'allerta sempre più elevata a livello sociale ha fatto sì che il dipartimento della Florida aprisse le porte per accogliere il direttore di Antimafia Dos Mil per un incontro necessario e non più rimandabile.

“Il narcotraffico è radicato in Uruguay”. Questo il titolo dell’incontro che ha avuto luogo venerdì 8 settembre, alle 18:30, nella sala di AEBU in Florida. 

A organizzare l’incontro, lo studente universitario di giornalismo Jerónimo López, nonché redattore di Antimafia Dos Mil, con il quale Almendras ha già visitato alcuni dei mezzi stampa più importanti della Florida. 

In una sala piena, alla presenza di giornalisti locali e con la diretta streaming su Youtube - con riscontro di numerosi spettatori - si è svolto l’incontro durato oltre un’ora con immagini, interviste e un discorso molto chiaro e ricco di affermazioni forti e domande che forse, nella nostra sfera privata o in gruppi più o meno piccoli, tutti ci poniamo.





Secondo quanto spiegato da Almendras, circa l’80% della cocaina che transita dal porto di Montevideo è destinata all'Europa: “Stiamo parlando di container pieni di tonnellate di cocaina” sequestrata in modo continuo; “non c’è un sequestro ogni tre mesi, è un sequestro costante”, ha spiegato.

È emerso anche che, per quanto riguarda gli omicidi in Uruguay: “Oltre il 70% di quelle cifre sono legate al consumo di droghe ed al narcotraffico”, dati estremamente preoccupanti.

“Se avete visto, in Ecuador oggi sta accadendo qualcosa di realmente inaudito: nelle elezioni i politici devono indossare giubbotto e casco e devono essere circondati da militari”.

E ha proseguito: “Il potere civile al momento di votare nelle elezioni nazionali, spesso si dimentica che molte campagne elettorali sono finanziate dal narcotraffico, ma la cittadinanza non lo sa e non lo saprà mai, salvo in seguito quando iniziano ad emergere delle sorprese, come è successo recentemente con il figlio dell'ex presidente del Honduras costretto ad ammettere, con il volto rosso dalla vergogna, che suo figlio aveva trafficato cocaina”.

“Questa riunione rappresenta il primo passo, questo è il progetto di Antimafia Dos Mil, quello che intende divulgare. È il punto iniziale di cui ha bisogno la società civile: l'educazione alla legalità. Significa che il cittadino, l'uomo comune, la donna comune che svolge le proprie attività, sia informato perché quando non siamo informati ovviamente non abbiamo la capacità di chiamare in causa lo Stato, i politici o il sistema finanziario affinché cerchino delle soluzioni”.

“Tanto più la popolazione civile è disinformata, più si rende funzionale e complice al panorama favorevole per il sistema mafioso” ha espresso.

Di fronte ad un pubblico molto attento che annuiva ed ascoltava con attenzione tutto ciò che veniva raccontato e che rifletteva sui concetti espressi, Almendras ha sottolineato la necessità di formare i giovani studenti all’“educazione alla legalità”: “L'educazione alla legalità è necessaria, abbiamo bisogno di noi, di voi che siete coinvolti ora, non da Almendras, non da Antimafia… ma coinvolti come persone che hanno avuto la possibilità di avere delle informazioni, per combattere”.


almendras int florida


“L’ideologia della mafia è globalizzata, quindi anche l’ideologia dell’antimafia deve essere globalizzata, con la magistratura, con la sicurezza, con il potere politico e civile”.
E ha aggiunto: “La mafia ha paura che tre milioni e mezzo di abitanti dell’Uruguay chiedano un giorno in modo massiccio, una lotta frontale contro lo stato. Il crimine organizzato ha un nemico che si chiama popolo uruguaiano. Questo è il problema peggiore che ha la mafia, e per questo corrompe ovunque. Procuratori, giudici, polizia sono i nemici naturali del sistema mafioso, dei narcotrafficanti, dei funzionari pubblici corrotti, ma quando il popolo si ribella, il panorama per il mafioso diventa preoccupante".

“Bisogna creare, dare energia ed organizzare una antimafia popolare, come in Italia, dove i giovani - e io sono stato con loro, insieme a mio figlio adolescente che fa parte del movimento Our Voice che lotta contro la mafia attraverso l’arte - fanno manifestazioni in strada, anche a Palermo, urlando in faccia “Fuori la mafia dallo Stato!” Perché la mafia è una montagna di merda! Dall’anno scorso abbiamo partecipato a queste manifestazioni e in questo 2023, nel mese di maggio, questi giovani, i miei compagni della redazione italiana di Antimafia, il loro direttore Bongiovanni, le famiglie con bambini piccoli e cittadini onesti che marciavano pacificamente per rendere omaggio al giudice Giovanni Falcone, assassinato da Cosa Nostra (con la complicità di uomini deviati dello stato italiano il 23 maggio del 1992), sono stati repressi dalla polizia perché i loro slogan non dovevano inquinare l’omaggio ipocrita che nella stessa giornata veniva reso dai funzionari dello stato, su un palco allestito vicino al palazzo dove viveva Falcone.

Ai quasi 3 mila manifestanti che gridavano lo slogan sotto i loro nasi, ovviamente non è stato permesso di avvicinarsi al palco ufficiale e per questo hanno cercato di disperdere il corteo con la repressione, provocando feriti e contusi. Dalle file dello stato i cittadini sono stati attaccati, picchiati, nell’anniversario della morte di un eroe nazionale come Falcone, e di tutti i giudici assassinati dalla mafia, tra cui Paolo Borsellino, un altro magistrato emblematico antimafia degli anni 90”
.

Nella parte finale dell'intervento, Georges Almendras ha detto: "Vi ringrazio di essere venuti perché significa che questo popolo non è addormentato".

Una riflessione forte e diretta e una chiamata all'azione molto sincera per ognuno dei presenti, per i lettori, e per coloro che si prendono il tempo di ricercare, leggere ed informarsi e, in particolare, di impegnarsi per una causa che comprendiamo essere urgente e giusta.

Perché la capacità di cambiare la mentalità e quindi la rotta, è nelle mani di ciascuno. Questa è la coscienza più forte che dovremmo avere nei confronti della criminalità organizzata e dei cambiamenti che vogliamo davvero per la società.

Foto © Antimafia Dos Mil

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