Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

I genitori del giovane chiedono un’“adeguata reazione di dignità del nostro governo”

Nessuno sviluppo sulle indagini riguardo la morte di Giulio Regeni, le autorità egiziane non hanno alcuna intenzione di collaborare con il governo italiano per giungere alla verità. Dopo la scoperta del coinvolgimento di quattro uomini dei servizi segreti che avrebbero torturato e ucciso il giovane ragazzo nel 2016, vi è stata una chiusura completa da parte del governo egiziano, non hanno nemmeno risposto alla richiesta che la ministra italiana Marta Cartabia incontrasse il suo omologo egiziano. Lunedì è avvenuta l’udienza davanti al GIP, il procedimento è sospeso anche a causa della deliberazione della Cassazione che non ha approvato il ricorso contro il giudice che ad aprile ha deciso di continuare le ricerche sui quattro uomini per notificare gli atti; indagini che però non hanno portato ad alcun risultato.
Il capo del Dipartimento per gli Affari di Giustizia Nicola Russo in aula ha dichiarato: “Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta dall'autorità egiziana in merito ai quattro imputati. L'ultima sollecitazione in ordine di tempo risale al 6 ottobre. Non hanno risposto neanche alla richiesta di incontro che la ministra Marta Cartabia aveva chiesto nel gennaio scorso”. Il magistrato ha poi ripercorso i passi mossi dal ministero italiano: “Siamo andati in Egitto dal 13 al 15 marzo per sollecitare le autorità ad acquisire informazioni sugli imputati. Sul caso Regeni, però, la Procura generale egiziana, l'unica autorità competente, ha ribadito che resta valido quanto contenuto nel decreto di archiviazione per i quattro firmato dai magistrati egiziani nel dicembre scorso. In Egitto non si potrà più aprire un procedimento per il caso Regeni nei loro confronti per il principio del ne bis in idem”.
In aula erano presenti anche i genitori del giovane Regeni, Claudio Regeni e Paola Deffendi che hanno affermato: “Se ce n'era bisogno è emersa ancora una volta e con ulteriore chiarezza che le autorità egiziane non hanno, né hanno mai avuto, nessuna intenzione di collaborare e si fanno beffe del nostro sistema di diritto”. Hanno poi specificato: “Ed oggi è emerso anche che la richiesta del gennaio 2022 della ministra della Giustizia Cartabia di incontrare l'omologo egiziano non ha mai avuto alcun riscontro. Un rifiuto che non ha precedenti”. I due genitori chiedono una “adeguata reazione di dignità del nostro governo”.
Nicola Russo alle domande del pubblico ministero Sergio Colaiocco sulla possibilità di ricorrere al Trattato internazionale sulla tortura del 1984 che hanno firmato sia Italia che Egitto ha risposto: “Riteniamo sia una scelta di ordine politico si valuterà con il nuovo ministero della Giustizia”. La nuova udienza è stata fissata per il 13 febbraio, nel frattempo i carabinieri del Ros continueranno le indagini sui quattro uomini.

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Caso Regeni, nuova udienza in tribunale e un sit-in in Piazzale Clodio

10 ottobre a piazzale Clodio per Giulio Regeni

Caso Regeni: la Cassazione dice no al ricorso dei pm, lo stop al processo resta

I genitori di Regeni: ''Egitto non collabora, siano presi provvedimenti seri''

Caso Regeni: processo sospeso, ennesimo schiaffo alla memoria di Giulio

Processo Regeni: procura di Roma ricorre contro sospensione

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos