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juma jamalIntervista al leader palestinese Jamal Juma
di Paola Becco
In questo momento storico sono in gioco molto più che questioni politiche e ideologiche, emerge la questione umana nel suo senso più profondo su diversi fronti.
Uno di questi potrebbe essere l’esaurimento delle risorse, l’impraticabilità di un sistema di consumo basato sullo scarto, la mancanza di volontà politica di sanare la fame in tutto il pianeta. Infine, la maggior parte dei conflitti bellici in questo momento si fonda nel potenziare queste problematiche più che nel cercare un cambio di sistema. L’esempio più atroce dall’ultima metà del secolo XX fino ad oggi è la colonizzazione dei territori palestinesi attraverso l’imposizione dello Stato di Israele, con l’aiuto della Gran Bretagna e di fronte all’indifferenza del mondo; si sta commettendo un genocidio sistematico che intende far scomparire un intero popolo dalle sue radici più ancestrali profondamente legate a quella terra.
Jamal Juma è il coordinatore della Campagna Palestinese contro il Muro dell’Apartheid. Abbiamo avuto un primo contatto con lui nel 2012, in occasione del Foro social Palestina Libre di Porto Alegre, e oggi nuovamente in Brasile, ma questa volta lo abbiamo incontrato e conversato con lui a Rio de Janeiro. L’America Latina è uno dei luoghi più sensibili verso questo conflitto. Abbiamo parlato con lui nell’ambito della giornata “Luchas Unidas contra la Militarización (Lotta unita contro la Militarizzazione) dal Latinoamerica alla Palestina, convocata da organizzazioni dei Diritti Umani, movimenti sociali, antimilitaristi, discendenti di origine africana, indigeni e contadini. Hanno partecipato organizzazioni dell’Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, India, Palestina, Messico, Peru, Sudafrica e Uruguay.

Il governo di Donald Trump ha stretto legami sempre più solidi con Israele, tu senti che questo è un momento decisivo per la Palestina?
Sinceramente, questo è un momento molto duro e pericoloso per i palestinesi. Dall’inizio del 2018, quando Trump ha adottato pienamente il progetto colonizzatore di Israele in Cisgiordania. È molto di più di questo, quello che vogliono è far scomparire il popolo palestinese, ad iniziare da Gerusalemme quando la riconosce come capitale di Israele. Ricorda semplicemente la dichiarazione Balfour (Gran Bretagna offre formalmente il suo appoggio nel 1917 affinché il sionismo si installi in terre palestinesi, ndr). Quindi, questa potenza coloniale si crede padrona della gente, padrona del mondo. Lui non può promettere ad altri quello che non gli appartiene.
Questo è il tipo di razzismo che vuole disumanizzare la gente, disumanizzare il mondo. Non vediamo solo quello che Trump vuole fare in Palestina, ma anche in altre parti del mondo con tutte le cose che lui sta distruggendo, i diritti della gente, la natura, l’ambiente. Inizia da Gerusalemme e continuerà con il Diritto del Ritorno concesso dall’ONU, sottraendo fondi che si suppone deve inviare per sostenere le Nazioni Unite.
Quest’anno abbiamo una seria crisi riguardo l’educazione nei campi per i rifugiati. Migliaia di impiegati e maestri di scuola, sono minacciati di essere licenziati. Probabilmente quest'anno non sarà possibile aprire le scuole. Quindi c’è una grande crisi nell’educazione in Palestina. Inoltre abbiamo il tema delle colonie, il progetto di insediamento di colonie che Israele sta conducendo a Gerusalemme. Il governo americano permette allo stato fascista che è Israele di continuare a fare quello che sta facendo ai palestinesi.

Che ingerenza ha Israele sul Latinoamerica?
Credo che Israele fa parte del potere coloniale del mondo e del braccio armato degli USA. Non c’è bisogno di dire o ricordare ai latinoamericani il ruolo che giocò Israele negli anni ’70, ’80 appoggiando le dittature, addestrando le forze paramilitari. Fu un braccio degli Stati Uniti in Latinoamerica. Quindi, quello che vi voglio dire è che Israele è sempre la stessa. Fate attenzione a quanto sta accadendo in Honduras e potete vedere la mano di Israele lì. Potete vedere come stanno addestrando la polizia di diversi paesi del Latinoamerica, come professionalizzano l’oppressione verso il popolo, insegnano diverse tecniche per uccidere, tecniche di oppressione. Esportano a loro attrezzatura militare, addestramento della polizia, droni, ecc. Esporta a voi quello che sta testando sul sangue dei palestinesi con i bombardamenti su Gaza e i massacri dei civili durante le manifestazioni. Quindi, il popolo latinoamericano non deve permettere questo. Israele merita di essere espulso dal Latinoamerica, di essere boicottato. Non possono permettergli di entrare e distruggere la società di nuovo.

Qual è la risposta della comunità internazionale rispetto alla situazione che vive il popolo palestinese?
Non c'è dubbio che stiamo attraversando una situazione molto difficile, e se vedi la sofferenza dei palestinesi a Gaza te ne rendi conto. Questa è la prigione più grande del mondo. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite, Gaza non è adatta alla vita umana. C’è disumanizzazione, è diventato un campo di prova per i bombardamenti israeliani. E purtroppo non c’è una risposta sufficiente della comunità internazionale sui crimini commessi a Gaza. Sono passati due mesi da quando hanno ammazzato circa 150 persone e migliaia rimasero ferite. C’era molta gente in quel momento, ci sono persone che persero le gambe perché Israele stava provando una nuova arma su di loro, un crimine di massa perpetrato contro l'umanità. E non abbiamo visto una seria presa di posizione dell’Occidente condannando Israele per questo. Lo stesso succede in Cisgiordania, a Gerusalemme, ed in altri posti. Non vediamo una presa di posizione delle persone che si occupano di diritti umani. Noi vogliamo risoluzioni internazionali. Non vediamo dichiarazioni da parte dei governi. La nostra speranza sta nella gente, nei movimenti. E vediamo che c'è gente in America latina che sta soffrendo nelle baraccopoli, la gente che viene assassinata. Ci rendiamo conto che la nostra sofferenza è la stessa che vivono queste persone. Tutti noi lottando, combattendo per la nostra umanità, per i nostri diritti come esseri umani, per il diritto a vivere, per il diritto alla dignità, alla libertà. Dobbiamo sostenerci nelle nostre lotte.

Infine, ti volevo dire che io collaboro con un movimento culturale internazionale formato da giovani di varie parti del mondo che, attraverso l'arte, denunciano le ingiustizie che affliggono il mondo, (mafia, corruzione, droga, guerra, fame, etc.), qual è il tuo messaggio a questi giovani?
Il mio messaggio è che voi siete la promessa per questo mondo, questo mondo di guerre, di morte, dove milioni di persone perdono la vita, e milioni diventano rifugiati in tutto il mondo. Voi siete sulla strada giusta, abbiamo bisogno della vostra voce, abbiamo bisogno del vostro movimento, abbiamo bisogno che vi espandiate e cresciate, questo è quello che necessitiamo da voi. Dobbiamo riunire la gente, ricordare loro le cose buone che noi possiamo fare. La nostra sofferenza, le nostre miserie, vengono da una stessa fonte, l'imperialismo. Allora, abbiamo tante cose in comune che possiamo fare insieme, e tante lotte per cui sostenerci a vicenda. Questo movimento è promettente, e speriamo che cresca, così che questi giovani possano decidere del futuro del mondo. Non importa quanto grandi siete ora, avete grandi valori, e sono necessari questi valori per mantenersi forti e trovare le persone che vi seguiranno.
Ancora una volta il tema Palestina, dopo esserci identificati nei loro protagonisti diretti, ci lascia una sensazione di amarezza e di disperazione per l’urgente bisogno di aiuto di chi la sta subendo. Ma allo stesso tempo vediamo in persone come Jamal una luce che ci rappresenta tutti, una convinzione incorruttibile, nonostante le difficoltà, che identifica i leader di cui ha bisogno una nuova umanità. Parlare con lui e condividere un po' del suo tempo ci fa sentire un legame di fratellanza tra tutti quelli che lottano per trasformare il mondo in una casa per tutti.

Noi di Our Voice siamo una cosa sola con Jamal Juma ed il popolo palestinese e continueremo a denunciare quello che succede lì per quanto l’uomo si impegni a guardare dall'altra parte. Vogliamo essere all'altezza di questi tempi storici e sentirci protagonisti di un cambiamento.
(5 agosto 2018)

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