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aereo cargo ansaQuattro cargo atterrano a Doha, barche fanno la spola. Teheran: invieremo 100 tonnellate di cibo al giorno
di Giordano Stabile
Un ponte aereo con centinaia di tonnellate di frutta, verdura, carne, per aiutare il Qatar a resistere all’assedio imposto dai suoi ex alleati del Golfo. L’Iran entra con decisione nel duello fra le potenze sunnite, dal quale ha tutto da guadagnare. Ieri i primi quattro aerei cargo, grandi B-747F, sono atterrati a Doha e hanno cominciato un’operazione a lungo termine, almeno nelle intenzioni di Teheran, che parla di rifornimenti "quotidiani".
Gli aiuti sono essenziali per la sopravvivenza dell’emirato, 2,7 milioni di abitanti su una superficie pari a quella del Lazio, ma desertica. L’80 per cento del cibo consumato deve essere importato. La principale arteria era l’autostrada che collega Doha all’Arabia Saudita, ma ora il confine è chiuso, in seguito al blocco imposto da Riad assieme a Bahrein ed Emirati Arabi Uniti. Le scorte potrebbero finire in poche settimane.
Iran e Turchia si sono subito offerte di rifornire l’emirato, ma è il vicino iraniano la strada più comoda. Via mare sono 200 chilometri e fonti da Doha confermano che decine di piccole imbarcazioni stanno già facendo la spola con derrate alimentari. Il "ponte aereo" parte dalla città iraniana di Shiraz, come ha precisato il portavoce di IranAir, Shahrokh Noushabadi: "Ogni giorno esporteremo 100 tonnellate". Industrie alimentari e grossisti si sono tuffati nel nuovo business. Gli scambi fra i due Paesi sono rimasti intensi anche durante il periodo delle sanzioni contro gli Ayatollah, e sono una delle ragioni della rottura con l’Arabia Saudita. Riad ha sempre puntato a un isolamento totale dell’Iran, rivale storico e guida del mondo sciita, considerato "eretico". E ora ha addirittura proibito ai qatarini di entrare nella più sacra delle moschee, quella della Kaaba alla Mecca.
Il Qatar è molto ricco ma fragile. La sua economia dipende dalle esportazioni di gas ed importa quasi tutto il resto. Con gli altri Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo i legami sono stretti. Le conseguenze della rottura si sono già manifestate nel settore finanziario. Le banche hanno quasi finito i dollari liquidi, perché i lavoratori stranieri, l’85% della popolazione, hanno cominciato a inviare i risparmi all’estero.
Il blocco saudita ha messo sotto tiro sei banche, sospettate di finanziare organizzazioni terroristiche. Nel mirino c’è anche il Fondo sovrano del Qatar, uno dei più grandi al mondo, con partecipazioni del valore di 316 miliardi di dollari: 40 solo in Gran Bretagna, 1,7 in Italia. I timori di un terremoto finanziario spingono alla prudenza l’Europa e gli Stati Uniti, nonostante la posizione più bellicosa del presidente Donald Trump.
Prosegue l’iniziativa diplomatica dell’emiro del Kuwait, Sabah al-Ahmad al-Sabah, che ieri ha fatto trapelare uno spiraglio e ha detto che il Qatar è disposto "al dialogo con i fratelli arabi". Anche il re del Marocco Mohammed VI si è offerto di mediare. La guerra intestina fra gli alleati del Golfo è imbarazzante per l’Occidente. Ad Al-Udeid, a pochi chilometri da Doha, c’è la più grande base americana in Medio Oriente e la sede del comando regionale Centcom. Che aerei iraniani riforniscano Doha, come gli americani ai tempi del ponte aereo di Berlino, è paradossale. Allora era chiaro chi era il nemico. Ma ora?

Tratto da: La stampa del 12 giugno 2017

Foto © ANSA

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