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2006-2016: il decimo anniversario delle stragi del "capitalismo dal volto umano"

Come afferma la scrittrice Arundhati Roy: «Tutti noi guardiamo Tata Sky, navighiamo in rete con Tata Photon, giriamo nei taxi Tata, dormiamo negli hotel Tata, sorseggiamo il nostro tè Tata nelle nostre tazzine Tata girandolo coi nostri cucchiaini di acciaio Tata. Compriamo i libri Tata nelle librerie Tata. Hum Tata ka namak khate hain. Siamo sotto assedio». La frase in Hindi significa "Noi mangiamo il sale Tata". Arundhati Roy si riferisce al sale iodato prodotto dalla Tata e implicitamente alla legge varata dal precedente governo che ha imposto, guarda caso, il sale iodato e ha dichiarato illegale il commercio del sale normale (che costa un quarto). Cosa da far rivoltare nella tomba il Mahatma Gandhi artefice della "marcia del sale".
Ma le acque economiche in questo immenso conglomerato finanziario-industriale alleato della FIAT (il boss indiscusso, Ratan Tata, ha seduto per sei anni nel CDA della semi-italiana casa automobilistica) non sono quiete. Recentemente ha registrato un crollo miliardario in borsa con la conseguenza che l'erede designato di Ratan, Cyrus Mistry, è stato sfiduciato dal board di Tata Sons (la cassaforte aziendale) e il vecchio patriarca è stato richiamato sui ponti di comando.
La Tata Sons è controllata per il 66% da fondi filantropici. Ma se mai c'è stato quel "capitalismo dal volto umano" tanto celebrato da alcuni giornalisti, specialmente in Italia, esso è andato a pezzi almeno dieci anni fa. Aveva visibilmente iniziato a frantumarsi nel gennaio del 2006 quando la polizia dell'Orissa sparò a Kalinganagar sui tribali che protestavano pacificamente contro un'acciaieria della Tata Steel uccidendone 14 tra cui 4 donne. E ha continuato ad andare in pezzi nel dicembre dello stesso anno con gli espropri delle terre dei contadini a Singur, nel Bengala Occidentale, per costruire gli stabilimenti di Tata Motors che dovevano assemblare la famosa "Nano" (l'utilitaria più economica del mondo) e con l'uccisione di una giovanissima contadina che vi si opponeva. Si chiamava Tapasi Malik, fu violentata in gruppo e arsa viva. Aveva 16 anni. Per questo crimine finirono in galera alcuni boss locali del Partito Comunista Indiano (Marxista), o CPI(M), allora al governo nel Bengala Occidentale e ferreo sponsor della volontà di Tata, ma poi l'Alta Corte locale li scagionò. Tuttavia il CPI(M) è stato spazzato via dalla scena politica bengalese e indiana, anche per colpa del massacro di altri 14 contadini da esso ordinato l'anno successivo a Nandigram. Anch'essi si opponevano agli espropri, questa volta a favore di una multinazionale chimica indonesiana. Il posto del CPI(M) è stato occupato dal Trinamool Congress Party, un partito centrista dalle molte anime che spaziano da destra a sinistra.
Il 31 agosto di quest'anno, la Corte Suprema indiana ha dichiarato illegittimi gli espropri effettuati a Singur. Il motivo è che non erano motivati da "pubblica utilità", che è il requisito imposto dalla legge sugli espropri, che risale al Raj britannico.
La stessa accusa che dopo la strage di Nandigram fu rivolta al governo del Left Front dall'allora Governatore del Bengala Occidentale. Il governatore era Gopalkrishna Gandhi, nipote del Mahatma.

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