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Lo studioso friulano era seguito e attenzionato dalle autorità del Cairo per la sua attività di ricerca legata ai diritti dei lavoratori

Gli uomini del “National Security Agency” (Nsa), il servizio segreto civile egiziano, avrebbero avuto un villino dove praticavano torture. E fu proprio in questo villino che il giovane ricercatore friulano Giulio Regeni sarebbe stato rinchiuso e torturato a morte per mani dei quattro 007, imputati nel processo davanti alla prima corte d'Assise di Roma. La circostanza è stata resa nota dall'ex ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari, che martedì è stato sentito in aula a piazzale Clodio come testimone. Alla sbarra, seppur irreperibili e non comparsi, ci sono il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi, e il maggiore Magdi Sharif, accusati di sequestro di persona, tortura e omicidio nei confronti del giovane ricercatore friulano. "La prima volta che mi venne fatto il nome di Regeni fu la notte del 25 gennaio del 2016. Ricordo di avere ricevuto intorno alle 23.30 una telefonata di un professore italiano che mi disse di non avere più notizie di lui da alcune ore e che non si era presentato ad un appuntamento che avevano quella sera e il cellulare risultava spento. Immediatamente avvisai il capocentro dell'Aise in ambasciata che si attivò con i suoi contatti a cui però, non risultava alcuna notizia su Regeni. Non avemmo alcuna notizia sulle sorti di Giulio ma il ministro fece dei riferimenti alle videocamere della metropolitana del Cairo dalle quali non risultava alcun passaggio di Giulio la sera del 25 gennaio. Ricordo poi di aver ricevuto alcuni messaggi dalla tutor di Regeni presso l'università americana al Cairo. Fu lei a dirmi dove si trovava il corpo, mi consigliò di recarmi lì e di insistere affinché l'autopsia non venisse effettuata in Egitto. Mi recai personalmente nell'obitorio dove era tenuto il corpo di Giulio. Erano evidenti segni di torture, dei colpi ricevuti su tutto il corpo con ematomi e segni di fratture e tagli", è stato il racconto del diplomatico, oggi in servizio all'Onu. Massari, rispondendo alla domanda del pm Sergio Colaiocco ha spiegato che Giulio Regeni era seguito e attenzionato, dalle autorità del Cairo per la sua attività di ricerca legata ai diritti dei lavoratori. "Abbiamo cominciato a ricostruire il contesto del regime egiziano nei giorni in cui Giulio è stato sequestrato, torturato ed ucciso", ha sottolineato all'uscita dall'aula Occorsio l'avvocato Alessandra Ballerini, legale di parte civile dei genitori di Giulio Regeni. "Grazie alla testimonianza dell'ambasciatore Massari abbiamo ricostruito il periodo tragico dal 25 gennaio del 2016, giorno della sua scomparsa, fino al ritrovamento del corpo ed ai depistaggi successivi". Nella prossima udienza del 24 aprile la parola passerà al medico legale e al tossicologo forense.

Foto © Imagoeconomica

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