Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

huala lonko facundo jonesdi Jean Georges Almendras
Nè la visita del papa in Cile, né le dure critiche contro la amministrazione Macri (dentro e fuori il Paese) a causa dell’ostinata e crudele persecuzione contro le comunità mapuche e le barbarità in atto in Argentina hanno potuto evitare che uno degli emblemi della lotta dei mapuche, il Lonko Facundo Jones Huala (in foto), sia nuovamente sotto processo il prossimo 28 febbraio. Il meccanismo di distruzione contro la sua persona e i popoli originari è nuovamente in azione per dare letteralmente un messaggio alla società argentina e mapuche. Un messaggio carico di razzismo e odio aberrante di un governante recalcitrante, che si circonda da personaggi non meno recalcitranti oltre che oscuri, che dall’anno scorso ha posto in essere una palese politica genocida - non mi viene un altro aggettivo - contro i popoli originari.
Un odio che ha lasciato un'ombra che non può essere ignorata: la sparizione forzata e la successiva morte di Santiago Maldonado per mano delle forze di sicurezza statali e l’omicidio  del giovane mapuche Rafael Nahuel. Oltre alle ricorrenti violenze a danno delle comunità mapuche della zona della Patagonia e la cattura del Lonko, uno dei leader più emblematici e rappresentativi di quelle comunità. Una cattura all’interno di un contesto di criminalizzazione che si traduce adesso in un nuovo attentato contro la libertà e contro la democrazia argentina: il secondo processo a suo carico. Un processo esclusivamente di estradizione.
Gustavo Villanueva è il vice procuratore di Bariloche. È lui ad aver disposto il processo fissandolo per l’ultimo giorno di questo mese. Il Lonko Facundo Jones Huala è il capo della comunità mapuche Resistencia Cushamen della provincia di Chubut ed è rinchiuso in una unità penitenziaria della città di Esquel, dal 27 giugno 2017. L'ordine di cattura della giustizia cilena, firmato del giudice Gustavo Villanueva, si basava su un incendio accaduto nel 2013 nel campo Pisú Pisué, nella Regione dell’Araucanía, vicino a Temuco. Insieme al Lonko furono arrestati altri cinque mapuche del Cile, accusati sempre di incendio doloso, ma dopo alcuni mesi, furono scarcerati per mancanza di prove. Diversamente invece con il Lonko si sono accaniti ed ora si trova a doversi difendere in un altro processo. 
Come si è arrivati a questa situazione, al margine dell’accanimento delle autorità cilene prima e argentine dopo?
In sintesi: in quei giorni Facundo Jones Huala era ai domiciliari ma fuggì e ritornò in Argentina, dove fu arrestato per la prima volta nel 2016. Nel mese di ottobre di quell’anno il giudice allora in carica, Guido Otranto, fu titolare del primo processo di estradizione contro di lui, ma lo annullò per le torture subite da uno dei testimoni, e il Lonko fu rimesso in libertà.
In seguito però sorsero degli imprevisti, perché la richiesta di cattura iniziale era ancora valida per l’Interpol. Di conseguenza il giudice Gustavo Villanueva ordinò l’arresto, la difesa del Lonko ovviamente ricorse in appello ma ad agosto dello scorso anno 2017 la Corte Suprema di Giustizia rifiutò il ricorso e, addirittura, dispose un secondo processo di estradizione.
Fin troppe le irregolarità e gli abusi attorno al caso giudiziario del Lonko Facundo Jones Huala.
Uno dei suoi avvocati, Sonia Ivanoff, sosteneva e sostiene che l’arresto “è stato incostituzionale” e che “è un processo politico, non giuridico”, ricordando previamente che il giudice Villanueva aveva rifiutato 55 dei 72 provvedimenti di prova presentate formalmente dalla difesa.
Più volte l’avvocato Ivanoff ha dichiarato ai mezzi stampa che il Lonko “affronterà un processo senza prove fondamentali, senza alcun testimone, video audio, rapporti giornalistici riportanti  dichiarazioni di funzionari del governo nazionale”.
Ma l’avvocato ha detto ben chiaro che l’arresto e il processo di Jones Huala furono decisi in una riunione in Cile tra il presidente Mauricio Macri e la presidente del Cile Michelle Bachelet.
In questo modo torbido si sono svolti i fatti. Torbido al punto di tenerlo segreto. Anche se si tratta di un segreto a voce. Un segreto a voce che fa vergognare. Già solo saperlo.
Torbide manipolazioni non estranee alle realtà dei popoli dell'America Latina. Come torbidi sono sempre stati i destini di molti martiri dai tempi in cui i colonizzatori facevano quello che volevano imponendo il dominio senza limiti, calpestando culture, comunità e naturalmente, vite.  
Torbide manipolazioni che c’erano secoli addietro e che ci sono in questo secolo, come quelle che portarono alla morte di Santiago Maldonado, e quelle messe in atto per occultare la verità sul modo in cui fu ucciso sulle rive di un fiume, distorcendo il fatto criminale per esonerare da ogni responsabilità la Gendarmeria Nazionale, con un'impunità estremamente ripugnante.  
Il tutto in questo panorama che ci vede ogni giorno a convivere con i problemi causati dai burocrati ed i criminali della Casa Rosada e da quel sistema politico che circonda il governo. Addirittura il Lonko si è visto rifiutare la domanda dei domiciliari, per problemi di salute.  
Sempre in questo panorama, la difesa del Lonko ha questionato duramente la nomina di pubblico ministero del processo a Jorge Bagur Creta come pubblico ministero, un pensionato che sarà presente nel processo in funzione di un accordo con la Corte Suprema, essendo il responsabile del Ministero Pubblico che prese parte all'ultima detenzione.  
Troppe le irregolarità e gli abusi. Alla luce del sole, ma pianificate all’ombra.  
Né la visita papale in Cile, né le ondate di dure critiche al governo di Mauricio Macri, impediranno che ancora una volta venga commesso un attentato contro la libertà di un uomo colpevole di difendere il suo popolo.   
Difendere il suo popolo dalla tirannia fomentata da governanti accaniti in distruggerlo, da questo e dall’altro lato della Cordigliera e oltre.
Per il Lonko, dalla Casa Rosada di Buenos Aires e da La Moneta di Santiago del Cile, ancora terrorismo di Stato.  
Salvador Allende non lo avrebbe permesso né abbozzato; ed un vero governo democratico argentino, nemmeno.
Ma oggi, la realtà è un'altra. Crudelmente.
19 Febbraio 2018

Foto di Copertina: youtube.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos