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trump onu afpdi AMDuemila
Nella giornata di ieri l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha bocciato la decisione del presidente americano Donald Trump di trasferire l'ambasciata statunitense a Gerusalemme e quindi del suo riconoscimento come capitale di Israele. La comunità internazionale si è ripresentata alle Nazioni Unite dopo la discussione di una bozza, proposta dall'Egitto al consiglio di sicurezza, avvenuta in data 18 dicembre. Il testo, che non citava esplicitamente Donald Trump o gli Stati Uniti riportava: “Le decisioni e azioni che pretendono di alterare lo status della Città Santa di Gerusalemme non hanno alcun effetto giuridico, sono nulle e devono essere annullate in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU”. Al momento del voto 14 paesi hanno votato a favore e 1 contro, gli Stati Uniti i quali hanno posto il veto. Ieri al Palazzo di Vetro è stata nuovamente presentata, durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, una risoluzione dello Yemen e della Turchia, facsimile a quella proposta dall'Egitto appena 4 giorni prima, proprio riguardo la decisione degli Stati Uniti di riconoscere la Città Santa come capitale di Israele. Presenti oltre 170 paesi di tutto il mondo di questi 128 hanno votato a favore, 35 astenuti e 9 contrari. Un voto storico. Tra i paesi favorevoli Italia, Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Russia, Cina, Brasile, Uruguay, India ecc... Tra i contrari naturalmente Israele e Stati Uniti. La bocciatura dell'ONU di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, votata con larghissima maggioranza, ha scatenato le reazioni di Israele che ha commentato così la decisione delle Nazioni Unite, organo internazionale di arbitraggio e garante di pace nel mondo: “Israele respinge la decisione all’ONU e allo stesso tempo è soddisfatta per l’alto numero di Paesi che non hanno votato in favore” così ha commentato il Presidente israeliano Benjamin Netanyahu alle parole antecedenti all'Assemblea Generale dell'ONU descrivendo le Nazioni Unite come “la casa delle bugie”.

votazione gerusalemme cap

Anche il rappresentante di Israele ha detto la sua sulla decisione dell'ONU affermando che “questo voto finirà nel secchio della spazzatura della Storia”. Ma le reazioni più preoccupanti vengono proprio dagli Stati Uniti che già i giorni scorsi avevano lanciato delle minacce velate ai paesi che si opponevano al riconoscimento di Gerusalemme capitale. “Gli USA prenderanno i nomi”, così aveva twittato l'Ambasciatrice USA Nikki Halley. Poco dopo il Presidente Trump ha annunciato di essere pronto a tagliare i fondi ai Paesi che si sarebbero schierati contro gli USA. Sempre ieri prima del voto la stessa ambasciatrice USA ha detto: “L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, ed è questa la cosa giusta da fare. Nessun voto farà cambiare questo proposito. Ma questo è un voto che gli Stati Uniti terranno a mente". Immediata la risposta del ministro degli Esteri turco Melvut Cavusoglu: “Prima di questo incontro, uno Stato membro delle Nazioni Unite ha minacciato tutti gli altri membri, è stato chiesto a tutti di votare 'no' per non affrontare conseguenze. Questo è bullismo. Non ci lasceremo intimidire, il mondo è più grande di cinque nazioni (i membri permanenti al Consiglio di sicurezza Onu). Potete essere forti, ma ciò non vuol dire che abbiate ragione”. Un botta e risposta terminato con “una vittoria per la Palestina”, secondo il portavoce del presidente palestinese Abu Mazen, Nabil Abu Reideneh, che ha concluso: “Continueremo i nostri sforzi all'Onu e nelle organizzazioni internazionali per mettere fine all'occupazione e stabilire il nostro stato di Palestina con Gerusalemme est su capitale”. Sono giunte parole di ringraziamento anche dal sindaco cristiano di Betlemme Anton Salman che ha detto: “A nome mio e del popolo palestinese voglio ringraziare l'Italia e tutti i Paesi che hanno votato per lo Stato della Palestina e la causa della pace. Il mio cuore è pieno di gioia e speranza per il voto all'Onu che riconosce il diritto legittimo del popolo palestinese sulla terra occupata, compresa Gerusalemme est", continuando parlando del sostegno della via del dialogo “Gerusalemme è fondamentale per il processo di pace, città santa per tutti i credenti, simbolo nazionale per i palestinesi e chiave per la pace. L'imposizione di una sola parte non porterà la pace ma risentimento, odio e intensificazione del conflitto”. Quella di ieri viene considerata una giornata storica ma, senza citare le già precarie condizioni del processo di pace tra Israele e Palestina, restano i 430 palestinesi arrestati, i 4 morti e i 3400 feriti da quando Donald Trump ha annunciato in diretta mondiale di voler riconoscere Gerusalemme Capitale d'Israele contro ogni diritto internazionale.

Foto di copertina © AFP

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