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sete bambino mondoCaccia all’acqua nel Corno d’Africa. ''Migliaia di somali rischiano la vita''
di Sara Gandolfi
Le ciotole sono sempre più vuote di cibo e più sporche di polvere, le taniche per l’acqua restano leggere come piume al vento. Là dove scorreva potente lo Uebi Scebeli, il «fiume dei leopardi», oggi non scende neppure un rigagnolo. I bambini e le donne dei villaggi somali scavano a mani nude nella sabbia, creando pozzi ogni giorno più profondi. Cercano acqua sul letto prosciugato del fiume, raccolgono soltanto poche gocce miste a fango. È allarme per la siccità in Corno d’Africa, aggravata quest’anno dagli sbalzi provocati da El Niño, il fenomeno climatico che tramite il surriscaldamento dell’Oceano Pacifico causa piogge intense in alcune parti del mondo e gravi siccità in altre. Il coordinatore delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari alla Somalia, Peter De Clerq, giovedì ha rilanciato da Nairobi l’allarme. Oltre 58 mila bambini, secondo le stime dell’Onu, rischiano di morire di fame se non verrà loro fornita la necessaria assistenza umanitaria in tempi brevi. La situazione più critica è nelle zone del Nord, nel Puntland e nell’autoproclamata repubblica di Somaliland. «In queste aree circa 385 mila persone affrontano un’acuta insicurezza alimentare e altre 1,3 milioni sono a rischio se non riceveranno immediata assistenza», avverte De Clerq. In totale, 4,7 milioni di somali - oltre il 40 per cento della popolazione - hanno bisogno di aiuto, in gran parte sono profughi interni costretti a lasciare le proprie case a causa della guerra civile. «Più di 300 mila bambini sotto i 5 anni sono gravemente malnutriti», dice l’alto funzionario che chiede subito lo stanziamento di 105 milioni. L’obbiettivo finale è però un fondo speciale di 885 milioni di dollari, anche per evitare una catastrofe come quella che tra il 2010 e il 2012 uccise oltre 250 mila persone in Somalia. Distribuire gli aiuti umanitari resta comunque un’impresa titanica in gran parte del Corno d’Africa a causa dei combattimenti in corso fra le forze governative e le milizie jihadiste di al-Shebaab. Sulla Somalia torna così l’incubo di una carestia devastante. Lungo il corso dello Scebeli, linfa vitale per l’agricoltura e la popolazione locale, i campi sono riarsi e cominciano a comparire le carcasse degli animali. Nella vicina Etiopia, dove sorge il fiume, la situazione è anche più grave: in 10,2 milioni lottano per sopravvivere alla peggiore carestia degli ultimi trent’ anni.

Tratto da: Il Corriere della Sera del 3 aprile 2016

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