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ratzinger-bergoglio-c-ansadi Marco Politi - 20 settembre 2014
Quarantott’ore dopo la diffusione del libro-manifesto, in cui cinque cardinali attaccano la pastorale della misericordia, Francesco denuncia gli “scribi e i farisei” che si nutrono solo di regole, dimenticando la situazione dei fedeli. Parlando in Vaticano a un convegno sull’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (il documento programmatico del suo pontificato), papa Bergoglio ha bollato quel “codificare la fede in regole e istruzioni, come facevano gli scribi, i farisei e i dottori della legge del tempo di Gesù...”. Così “avremo – ha soggiunto – tutto chiaro, tutto ordinato, ma il popolo credente e in ricerca continuerà ad avere fame e sete di Dio”.

Ancora una volta Francesco ha denunciato la “tentazione della sufficienza e del clericalismo” e ha pungolato la gerarchia ecclesiastica a non rinchiudersi in trincee. “Davanti a tante richieste di uomini e donne – ha esclamato – corriamo il rischio di spaventarci e di ripiegarci su noi stessi in atteggiamento di paura e di difesa”.
In Vaticano l’atmosfera si è fatta rovente, perché tutti capiscono che la costellazione degli oppositori del papa argentino approfitterà del Sinodo per dare battaglia al suo progetto di riforma della Chiesa.
La situazione è inedita. Non per gli scontri interni alla gerarchia e neanche per l’opposizione al pontefice. (Al tempo del concilio Vaticano II il prefetto del Sant’Uffizio cardinale Ottaviani era un tenace oppositore di Giovanni XXIII e il cardinale Siri, arcivescovo di Genova, definiva il Concilio da lui voluto un “disastro” che ci sarebbero voluti cinquant’anni per ripararlo). No, la situazione è inedita per la compresenza in Vaticano di due pontefici viventi che sul tema sinodale hanno idee opposte. Francesco, da quando si è affacciato alla loggia vaticana, ha smontato mese per mese l’ideologia dei “principi non negoziabili” e ha messo in primo piano il ruolo della Chiesa come Buon Samaritano che assiste l’umanità ferita nel suo cammino esistenziale.
Papa Ratzinger aveva lavorato da cardinale sull’ipotesi di uno snellimento delle procedure dei processi di nullità dei matrimoni, ma poi da pontefice aveva avuto paura di introdurre cambiamenti. Ma questa soluzione giuridica – a cui oggi si aggrappa il cardinale Scola per evitare di dire no a tutto – impallidisce rispetto alla prospettiva molto più radicale (sostenuta da Francesco e abbozzata dal cardinale Kasper nel febbraio scorso) di permettere ai fedeli con un matrimonio in frantumi di “rifarsi una vita cristiana”, facendo penitenza per gli errori commessi, però ottenendo alla fine la possibilità di accedere alla comunione.
Due visioni si scontreranno aspramente nel Sinodo durante il prossimo ottobre, visioni che vedono i due pontefici su sponde opposte. E in questi giorni – si può dire eroicamente – Joseph Ratzinger papa emerito è costretto a tacere in osservanza del voto di silenzio e di ubbidienza al papa regnante, che si è imposto all’atto delle dimissioni. È vero tuttavia che da mesi alcuni cardinali hanno colto l’occasione di un incontro con l’ex papa per lamentarsi con lui della “confusione che regna in Vaticano” ed è certo sintomatico che sulla rivista teologica – di cui Ratzinger è stato fulcro insieme al teologo Urs von Balthasar nella stagione postconciliare – oggi due papabili dell’ultimo conclave mettano nero su bianco la loro bocciatura della proposta di riaccogliere ai sacramenti i divorziati risposati. Si tratta dei cardinali Angelo Scola di Milano e Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi, uno dei centri di potere e di influenza più importanti della Curia.
Contribuisce a rendere più tesa la situazione anche il fatto che nella “base elettorale” di Bergoglio – nel gruppo di porporati che portarono alla vittoria la sua candidatura al conclave – si sono aperte delle crepe. Il cardinale Timothy Dolan di New York sostiene che in merito ai divorziati risposati “non può esserci un cambiamento drammatico senza andare contro l’insegnamento della Chiesa”. Mentre il cardinale Sean O’Malley di Boston (ardente elettore di Bergoglio) ha sottolineato già mesi fa di “non vedere alcuna giustificazione teologica per cambiare l’atteggiamento della Chiesa sulla riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti”.
Anche nel consiglio dei cardinali da lui creato Francesco ha oppositori. Il cardinale australiano George Pell, ministro delle Finanze vaticano, è deciso: il matrimonio indissolubile non si tocca e per di più sarebbe “questione secondaria”.
Francesco è avvertito.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 20 settembre 2014

In foto: l’incontro tra Ratzinger, papa emerito, e papa Bergoglio © Ansa

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