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13 novembre 2013
Napoli. Nel decreto di sequestro di beni e aziende di Gennaro Del Gaudio eseguito dalla Dia di Napoli, tra gli elementi di prova ci sono anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia del clan Cesarano. Il primo a parlare è Vincenzo De Rosa, che racconta il sistema di imposizione del 'pizzo' nella zona tra Pompei e Castellammare di Stabia ai rivenditori di fiori. "Gennaro Del Gaudio è titolare di una cooperativa che si chiama Santa Rita - dice ai magistrati - i produttori di Pompei conferiscono i fiori alla Cooperativa di Cafiero, alla cooperativa di d'Amora, a quella dei Donnarumma, a quella di Del Gaudio. Non so se un analogo conferimento vi sia anche per i fratelli Gallo. Questi si occupano di clonazione di piantine e vendono bulbi. Il meccanismo del conferimento nasconde un'imposizione nei confronti dei produttori, nel senso che questi, quando vendono i fiori ai commercianti, e viene emessa dalla cooperativa la fattura a suo nome, non viene versata l'Iva". "So che i produttori non hanno mai protestato - aggiunge il pentito - in aggiunta, essi sono tenuti a pagare da un minimo di mille a un massimo di 2.500 euro per il posto di vendita che va da una cesta in ferro fino a un box". La ricostruzione effettuata da altri collaboratori, tra cui Gennaro D'Auria e Domenico Cuomo, fa emergere che Del Gaudio può agire autonomamente, al di fuori della pressione del clan, se tutti gli altri produttori di fiori erano obbligati a conferire i fiori per il commercio alla cooperativa di Cafiero e di D'Amora, cooperative facenti direttamente capo al clan Cesarano. Unico libero di contrattare e vendere i fiori secondo le proprie capacità commerciali, Gennaro Del Gaudio ricambia questo privilegio partecipando alla società Deton Immobiliare spa, creata proprio per impiegare i proventi della illecita attività di commercio dei fiori, effettuata con modalità estorsive e in totale evasione fiscale.

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