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Il pentito Tantillo spiega che era meglio girare alla larga dallo chef che ha denunciato il racket
di Riccardo Lo Verso
PALERMO. Danilo Gravagna, picciotto del racket, li avevi messi in guardia. Natale Giunta “non era persona affidabile”.
 Tanto che Gravagna “aveva paura” di chiedergli i soldi della messa a posto. Aveva ragione. Il noto Chef non era uno che si piegava al racket. Qualche tempo dopo denunciò i suoi estorsori, li fece arrestare e condannare.

Il retroscena viene ricostruito ora dal pentito di Borgo Vecchio, Giuseppe Tantillo: “Gravagna ci diceva che questo non pagava noi gli abbiamo chiesto se lui era messo a posto e lui mi diceva che non era messo a posto perché lui ci aveva paura che non era persona affidabile”.

I primi a provarci, per competenza territoriale, furono i mafiosi di Resuttana sotto la cui giurisdizione ricadeva il lato destro di via Enrico Albanese dove Giunta aveva un ufficio. “Allora quando c'era D'Ambrogio (Alessandro D'Ambrogio, reggente del mandamento di Porta Nuova, ndr) - mette a verbale Tantillo - è capitato un paio di volte che ci siamo incontrati con Fricano Giuseppe (presunto capo mandamento di Resuttana, ndr) perché lui era venuto... perché Natale Giunta ha l'ufficio in via Enrico Albanese in cui la diciamo la parte di via Enrico Albanese destra quella diciamo fa parte di Resuttana”.

Arrivò il giorno in cui “Nino Ciresi... ci disse di andare dietro di lui con il motore... siamo andati dove c'è il Monte di Pietà in cui abbiamo incontrato Giuseppe Fricano in cui ci aveva chiesto se sapevamo come era combinato questa persona nel senso se era una persona affidabile questo Natale Giunta perché ci aveva lui un ristorante al Castello a mare”.

Presero informazioni e Gravagna disse che era meglio girare alla larga dallo chef. Nino Ciresi sarebbe stato poi condannato per l'estorsione.

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