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bindi rosy"La dedichiamo a ciascuno di loro. Misure personalizzate"
Roma. "Segniamo un punto importante nella civiltà giuridica del nostro Paese: non era possibile continuare a normare con la stessa legge persone che per quanto siano preziose per la lotta alla criminalità, sono diverse profondamente: i collaboratori si sono macchiati di delitti efferati, i testimoni di giustizia invece sono cittadini normali, che hanno subito la violenza delle mafie o assistito e denunciato e si sono recati nelle aule giudiziarie a indicare i colpevoli". Così la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, in Aula alla Camera per le dichiarazioni di voto sul testo sui testimoni di giustizia. I numeri sono indicativi, ha fatto notare Bindi: non è possibile che con la stessa legge - come avvenuto finora - si garantiscano 1277 collaboratori con oltre 4 mila familiari, mentre i testimoni sono 78 e 255 sono i familiari. "La legge dà loro statuto autonomo e dignità ai testimoni che la meritano da troppo tempo" La proposta di legge contiene il principio della personalizzazione delle misure per il testimone di giustizia che, ha sottolineato Bindi, "non può continuare a subire lo sradicamento dal proprio territorio, l'abbandono del lavoro, il cambiamento del nome. Non sono loro che devono cambiare ma sono le mafie che hanno ucciso, corrotto, ricattato. Un testimone dovrà poter rimanere a casa propria, continuando il proprio lavoro". Giusto, per Bindi, considerare residuale l'assunzione nella Pubblica amministrazione. "Dedichiamo questa legge a ciascun testimone speriamo sia riparatrice delle sofferenze subiti, dei testimoni potremo fare a meno nel giorno in cui ciascuno di noi si sentirà un presidio di cittadinanza e legalità contro ogni illegalità", ha concluso Bindi. 

ANSA

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