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Quattro cittadini tunisini sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Padova per aver spacciato cocaina e hashish in città tra luglio e settembre scorsi, utilizzando ragazzini minorenni italiani e stranieri, alcuni sotto i 14 anni. Per due di essi, un 46enne abitante a Villafranca Padovana e un 20enne di Selvazzano (Padova), sono stato emessi altrettanti ordini di custodia cautelare in carcere. Per gli altri, due fratelli di 23 e 27 anni, tuttora oggetto di ricerche, è stato disposto il divieto di dimora in Veneto. L'indagine è scaturita da alcuni interventi della Squadra Mobile a ridosso e all'interno di un negozio di kebab gestito dal 46enne, che avevano portato al sequestro di droga e anche di un machete, con la denuncia e l'arresto di diversi pusher. Il locale, secondo quanto accertato, sarebbe servito da punto di riferimento per i diversi spacciatori, in gran parte minorenni stranieri non accompagnati. Il ventenne a sua volta spacciava lo stupefacente, mentre il titolare non maneggiava direttamente la cocaina, ma riceveva dai pusher il denaro provento dello spaccio. Con la complicità di una cittadina marocchina, pregiudicata per sfruttamento della prostituzione minorile, i ragazzini venivano alloggiati in cambio di denaro in un'abitazione, che era diventata il loro punto di riferimento nonostante venissero affidati a comunità alloggio, dalle quali fuggivano regolarmente. La rete di spaccio aveva un giro d'affari quantificabile in 5.000 euro al giorno, 35.000 euro settimanali. Più di mezzo chilo di cocaina ceduta settimanalmente, cui si aggiungevano i proventi dell'hashish. Durante l'indagine i poliziotti hanno arrestato in flagranza quattro pusher (di cui 2 minori), e denunciato altri alla Procura per i Minorenni di Venezia; 37 sono invece i clienti identificati e segnalati alla Prefettura. Il 20enne è stato arrestato anche per aver partecipato a una rapina a luglio, quando un suo connazionale venne bastonato allo scopo di impossessarsi di denaro provento di spaccio. Il negozio di kebab è stato sequestrato assieme a 10.000 euro di merce di probabile provenienza furtiva, come orologi, bracciali e collane di vario valore.

Foto © Imagoeconomica

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