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albero mem garofaloI giovani in prima linea: 12 iniziative e un albero che la ricorda
di Carmela Racioppi e Andrea Zolea - 29 novembre 2012
La società civile non dimentica la testimone di giustizia uccisa nel 2009
Dodici eventi in una settimana, dal 19 al 25 novembre, per dire “No alla ‘ndrangheta” e per ricordare il coraggio di Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa a Milano il 24 novembre 2009. Questa la risposta chiara e forte alla violenza mafiosa organizzata dalla rete di realtà milanesi, da Libera all’Associazione Saveria Antiochia Omicron, dalla scuola di formazione politica Antonino Caponnetto al Coordinamento delle scuole per la legalità e la cittadinanza attiva.
 
Una intensa lezione sulla mafia, quella tenuta al dipartimento di Fisica del Politecnico milanese martedì 20 novembre, che ha visto come ospiti David Gentili, Nando dalla Chiesa e Loreno Tetti, il ‘paninaro’ proprietario di un autonegozio davanti al Politecnico che si è ribellato alle intimidazioni del clan Flachi. L’incontro, organizzato dagli studenti antimafia di Città Studi, ha cercato di mettere in luce l’importanza di un sapere  antitetico alla mafia e la necessità di una sinergia tra l’intera società e le istituzioni. È stata una lezione capace di dimostrare il risveglio delle università, che ancora fino a poco tempo fa si sono guardate bene dal parlare di mafia: «Solo recentemente - ha affermato il professor dalla Chiesa - le università stanno prendendo coscienza dell’antico fenomeno mafioso che ha modificato il funzionamento dell’economia, della cultura civile e, fatto ancor più grave, ha colonizzato le menti». Il sistema mafioso, secondo il professore, ha sviluppato una “scienza del potere” servendosi dello specialismo e della professionalità: «Per questo è necessario incrementare eventi come questo, facendo sì che le università diventino centri di una cultura antitetica alla scienza mafiosa e allo stesso tempo riescano a formare una società di adulti pronta a misurarsi con i problemi reali». In una città come Milano pertanto, ora più che mai, è fondamentale impegnarsi nella lotta contro il crimine organizzato e mostrare solidarietà alle persone vittime del racket, proprio come hanno fatto gli studenti di Fisica con Loreno Tetti, dopo che il clan dei Flachi lo scorso luglio ha bruciato il suo furgone. Questo grave evento è la dimostrazione di tutta una serie di attività estorsive che i clan portano avanti oramai da anni nel capoluogo lombardo, a cominciare dalla richiesta del pizzo, perché, come ha ricordato il Presidente della Commissione antimafia del Consiglio comunale di Milano David Gentili, la maggior parte non riesce ancora a ribellarsi al fatidico “qui è zona nostra e devi pagare come fanno tutti gli altri”.
 
 Impegno totale contro le mafie
Giovedì 22 novembre presso l'aula magna del Liceo Virgilio si è tenuta una conferenza con il Procuratore Aggiunto del Tribunale di Milano Alberto Nobili. L'incontro si è focalizzato su ciò che oggi la mafia rappresenta nel territorio milanese. La presenza mafiosa a Milano non è una scoperta recente, i primi insediamenti risalgono a circa quarant'anni fa, ma non la si è combattuta a dovere, a triste testimonianza della dimostrazione storica della distrazione, dell’indifferenza e della disinformazione culturale e politica della società milanese. Anche durante questa iniziativa è emerso come oggi la 'ndrangheta a Milano sia una realtà predominante e pertanto per contrastarla sia necessario anche l'impegno della società civile. Successivamente all'intervento del giudice Nobili è stato proiettato Global Mafia, il documentario realizzato da Stampo Antimafioso che racconta di come la 'ndrangheta sia riuscita ad imporsi a livello globale. Le spropositate finanze di cui gode l’organizzazione criminale di origine calabrese derivano dall'impero che è riuscita a costruire con il narcotraffico della cocaina e nonostante i metodi d’azione mafiosi, gli 'ndranghetisti sono riusciti a passare inosservati in paesi di prim'ordine come la Germania, l‘Australia e il Canada.
 
Le radici del domani
Le ultime sue immagini di Lea Garofalo risalgono alla sera del 24 Novembre 2009 in Corso Sempione a Milano dove la donna stava camminando con la figlia Denise. Davanti alla biblioteca all’interno del Parco Sempione, esattamente tre anni dopo la scomparsa di Lea, la città di Milano ha voluto renderle omaggio piantando un albero in sua memoria: “Le radici del domani”, questo il titolo scelto per l’evento dai giovani del presidio milanese di Libera, a sottolineare l’importanza di un simbolo che vuole essere di speranza oltre che di memoria, soprattutto per dare un messaggio di sostegno e vicinanza alla loro coetanea Denise. Presenti alla manifestazione anche alcuni familiari di vittime di mafia, molti ragazzi e ragazze, il nuovo referente di Libera in Lombardia Davide Salluzzo e David Gentili, che ha dichiarato: «Il coraggio e la solitudine sono spesso parole che vanno insieme, ma non dovrebbe essere così. Il comune di Milano si è costituito parte civile nel processo per l’omicidio di Lea Garofalo, le istituzioni devono contribuire a rompere il connubio tra coraggio e solitudine». Un momento molto toccante della manifestazione è stato il monologo teatrale di una ragazza che, interpretando Lea Garofalo, ha ripetuto le parole della lettera che la testimone di giustizia scrisse al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in merito alla sua solitudine e alla mancanza di sostegno da parte delle istituzioni. Proprio una frase contenuta in quella lettera è stata scritta sulle foglie appese ai rami dell’albero della memoria: "… in questo paese vivere giustamente si può nonostante tutto". La partecipazione intensa e attenta alle differenti iniziative proposte a Milano per ricordare Lea Garofalo è un segnale importante di risveglio e attenzione da parte dei cittadini, che sentono sempre più la necessità di un impegno costante e reale per frenare la diffusione del potere mafioso.
 
*Carmela Racioppi e Andrea Zolea redattori di "Stampo antimafioso"

Tratto da: liberainformazione.org
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