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In totale sono quindici gli indagati, Alfonso ed Enzo Pisicchio ai domiciliari. Contestato finanziamento per oltre 19 milioni

Una bufera giudiziaria scuote di nuovo la politica pugliese. Ieri sera un ex assessore della Regione Puglia, il leader di Senso civico Alfonso Pisicchio (in foto), e suo fratello Enzo, sono finiti agli arresti domiciliari nell'ambito di una inchiesta della Procura di Bari. I reati contestati all'ex assessore della giunta Emiliano, e ad altre cinque persone arrestate (una in carcere, quattro agli arresti domiciliari) sono, a vario titolo, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Poche ore prima di essere arrestato, Pisicchio si era dimesso dalla guida dell'agenzia per la Tecnologia della Puglia, spiegando che dietro la sua scelta "non c'era nessuna dietrologia". L'inchiesta coordinata dalla Procura di Bari riguarda tre presunti appalti truccati. In carcere è finito Cosimo Napoletano di 58 anni, di Monopoli. Agli arresti domiciliari, oltre i fratelli Pisicchio, si trovano Francesco Catanese, 59 anni, di Bari, e l'imprenditore Giovanni Riefoli, originario di Barletta ma residente a Bari, di 58 anni. L'interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa. Nell'ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Bari, Ilaria Casu, si evidenzia che per Alfonsino Pisiscchio le accuse di Corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato "la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito". Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito "quale esecutore delle direttive" del fratello "e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino". Le Fiamme Gialle hanno anche sequestrato beni per 800mila euro. Dalle indagini è emersa la turbativa di una gara d'appalto bandita dal Comune di Bari per l'affidamento delle attività di supporto per la gestione e riscossione dei tributi, aggiudicata nel settembre del 2019, con importo a base d'asta di circa 5,5 milioni. Il responsabile unico del procedimento, Francesco Catanese, avrebbe confezionato il bando ad arte per un imprenditore ottenendo in cambio l'assunzione della moglie. Inoltre, un componente della commissione di gara avrebbe ottenuto la stessa promessa di assunzione per il figlio con l'intermediazione dei fratelli Pisicchio a loro volta destinatari di denaro, assunzioni, promesse di assunzioni ed il finanziamento illecito al partito da parte dell'imprenditore cui avevano fornito informazioni riservate. Inoltre, polizze fideiussorie false sarebbero state emesse da un broker e poi prodotte ai competenti uffici regionali da numerosi imprenditori per l'autorizzazione allo svolgimento di attività estrattiva nelle cave. Altre polizze false sarebbero state usate per avere finanziamenti dalla Regione Puglia.


Contestato finanziamento per oltre 19 milioni di euro

In particolare ai fratelli Pisicchio sono contestati i reati che riguardano la vicenda della Bv Tech Spa per l'ottenimento di un finanziamento da oltre 19 milioni di euro, concesso il 2 agosto 2018, nell'ambito del progetto "Suite prodotti Cyber Security e SOC" con il ruolo dell'ente Puglia Sviluppo Spa per lo studio di fattibilità del progetto per l'ammissione agli aiuti statali. La BV Tech è una società operante nel settore della progettazione di ingegneria integrata ed è amministrata da Raffaele Boccardo (indagato e non soggetto a misura cautelare). Nell'inchiesta, che ha portato alla misura cautelare dei domiciliari per i due fratelli, i reati ipotizzati sono quelli di truffa aggravata, falso, nonché il reato di false fatturazioni per operazioni inesistenti. Secondo quanto emerso dall'ordinanza si sarebbe ottenuta una "anticipazione del finanziamento regionale conseguito in data 11 novembre 2018 attraverso l'utilizzo di una delle false polizze di Cosimo Napolitano (in carcere, ndr)". Della società parlano al telefono per due volte i fratelli Pisicchio: Enzo riferisce ad Alfonsino che "dovendo recarsi a Roma per motivi di lavoro, avrebbe colto l'occasione per parlare con Boccardo, a proposito del progetto in essere e per il quale la societa' Bv Tech aveva avuto finanziamenti dalla Regione Puglia". I fratelli avrebbero manifestato "il loro sospetto che la società” avesse "fruito degli aiuti statali senza rispettare la tempistica e la realizzazione del progetto". Nell'ordinanza si legge: Alfonsino chiedeva: "Ti vai a far dare quelle cose". Espressione, che per gli inquirenti, assume un significato "sensato solo se si ipotizza un rapporto esistente tra la Bv Tech e la famiglia Pisicchio".

Foto © Imagoeconomica

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