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mazzola maria grazia telecamereLa polizia blinda il rione
da La Repubblica
Il comitato provinciale ordina il rafforzamento dei controlli. Un’altra coinvolta nell’aggressione

Gli occhi dello Stato e la voce dei cittadini: così il quartiere Libertà risponde all’aggressione dell’inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola da parte di Monica Laera, moglie del boss Lorenzo Caldarola. I controlli delle forze dell’ordine si sono fatti serrati, come ha deciso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che vuole replicare il “modello Bitonto”: pressione forte sulla microcriminalità e accelerazione delle indagini sui clan. La gente comune, dal canto suo, vuole manifestare presenza con la manifestazione organizzata da Libera per stamattina, dalle 10 davanti alla parrocchia del Redentore. «Un presidio, senza pedane, microfoni né interventi - spiega il presidente di Libera Puglia, Mario Dabbicco - perché non vogliamo essere strumentalizzati da nessuno visto che siamo in campagna elettorale» . L’obiettivo è semplice: «Far capire a questi signori, che pensano di poter aggredire chiunque, che il quartiere non è loro».
Per questo l’unica voce sarà quella di don Francesco Preite, parroco del Redentore, che da anni cerca di dare ai più giovani spazi di aggregazione e possibilità di istruzione e svago, che li aiutino ad uscire dall’orbita della criminalità.
Il Libertà, del resto, è una delle roccaforti degli Strisciuglio, il clan che la Dia nella recente relazione consegnata al Parlamento considera «più numeroso e organizzato degli altri», nonostante le azioni di contrasto delle forze dell’ordine. A loro rispondeva Lorenzo Caldarola, il boss che tante volte è entrato e uscito dal carcere e dal quale i figli Francesco e Ivan hanno ereditato boria e caratura criminale. Non è un caso che il primo stia scontando in carcere la condanna a 18 anni per l’omicidio dell’albanese Florian Mesuti e il secondo sia tornato in libertà poche settimane fa dopo un arresto per droga.
Ai loro curriculum da venerdì si aggiunge anche quello della madre Monica Laera, indagata per minacce e lesioni nei confronti della giornalista Mazzola. La donna ieri ha chiesto scusa del suo gesto nel corso di un’intervista rilasciata al TgR Puglia, spiegando di aver allontanato Mazzola in malo modo perché era afflitta dalla morte della madre.
Ma la sua posizione giudiziaria, alla luce anche del filmato dell’aggressione, è grave come pure quella dell’altra donna che ha partecipato alle minacce nei confronti della giornalista, anch’essa indagata, mostrando che - al di là del lutto - la presenza di estranei in certe strade del quartiere Libertà non è gradita.
Anche per questo il Comitato per l’ordine pubblico ha deciso di mostrare il pugno duro, come è stato fatto a Bitonto dopo l’omicidio di Anna Rosa Tarantino, avvenuto il 30 dicembre nell’ambito di una sparatoria in cui avrebbe dovuto morire un pregiudicato. Da quel giorno il pressing è stato consistente, arresti e sequestri numerosi e anche giovedì un 26enne è stato sorpreso con droga e armi in casa.
Lo stesso accadrà al Libertà, dove i clan sono ancora talmente forti e radicati da aver iniziato ad arruolare soldati nelle truppe di centinaia di immigrati disperati, che da qualche anno popolano il quartiere. C’è poi un gran numero di persone senza lavoro. E i cittadini sono messi alla prova da una presenza criminale che non ha mai allentato il suo pressing. E continua a spacciare la droga che arriva a fiumi dall’Albania e a tenere sotto scacco imprenditori e commercianti.
ch.sp.

Tratto da: La Repubblica dell'11 febbraio

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