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Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 20-03-2024.

“Se vogliamo sperare di vincere la guerra alla mafia dobbiamo anzitutto capire che il fenomeno mafioso non è soltanto una questione di coppole e lupare, è qualcosa anche di molto più alto ed altro. Se Cosa Nostra ha compiuto quello che ha compiuto, se è stata in grado di condizionare a livello nazionale la politica italiana, è perché questa organizzazione mafiosa ha nel suo Dna la capacità di creare, implementare e sostenere il rapporto con il potere ufficiale
”.
Queste le parole del Dott. Nino di Matteo durante un recente incontro con giovani studenti.
Il processo sulla trattativa Stato-Mafia avrebbe potuto disinnescare questo sistema di connivenze e collusioni.
Si sarebbe potuto fare un ciclopico passo in avanti nella lotta alla Mafia, grazie alle lunghe e scrupolose indagini portate avanti da magistrati e inquirenti, che, però, avevano il grande difetto di aver fatto emergere fatti che avrebbero confermato, come poi è successo, “dialoghi” non disinteressati tra uno Stato “deviato” e una Mafia “buona”.
Due ossimori, ma non certo quelle visionarie fantasie che si sono volute attribuire ai magistrati che hanno condotto le indagini, e che per svilirne l’immagine, sono stati descritti come uomini che rincorrevano farfalle o cui si sarebbe dovuto inibire la possibilità di andare nelle scuole a parlare di legalità con i giovani studenti, come se i loro interventi peraltro, da uomini di Stato (non deviati ne collusi o conniventi) avessero potuto offrire spunti di riflessione sul concetto di legalità, libertà di pensiero e democrazia non “allineati” e fuorvianti.
Un lavoro sporco, intellettualmente disonesto anche perché non è stata una fantasia di giudici visionari, la sentenza di primo grado nel processo trattativa Stato-Mafia, in cui gli imputati, tra cui mafiosi e uomini delle istituzioni, sono stati tutti condannati a severe pene.
E non è il frutto del lavoro di storici o anacronistici archivisti, la sentenza di secondo grado, che in parte modificava quella della Corte d'Assise, condannava i mafiosi, ma riconosceva la minaccia nei confronti dello Stato, e assolveva gli esponenti delle istituzioni per mancanza di dolo, seppure in presenza di fatti provati.
Ecco allora che ci voleva una “illuminata sentenza” che chiudesse questa stagione, alla svelta, e rappresentare come l’ha definita il Dott. Di Matteo, “uno spartiacque tra la stagione dei grandi processi politico mafiosi che soprattutto Palermo ha portato avanti”.
Tutto ormai è molto chiaro, da una parte abbiamo i fatti e dall’altra una rappresentazione dei fatti, con un panorama anomalo rappresentato da due posizioni tra di sé confliggenti, antagoniste.
Ma ancora più singolare è stato ciò che a margine di questa sentenza della Corte di Cassazione si è sviluppato.


il colpo di spugna vert

Venti impetuosi, che sembravano usciti dall’otre donato da Eolo a Ulisse di ritorno a Itaca, hanno scatenato tempeste di accuse, critiche che portavano più il sapore dell’odio, con il senso della rivalsa, che della fondatezza.
Messaggi chiari, sicuramente condivisi anche da una certa area governativa, che sembrano voler ribadire con la piu sgradevole arroganza del potere, e di chi dal potere si sente tutelato, “il giusto sta da questa parte, che sia chiaro! Lo spettacolo è finito, che cali il sipario e si chiuda definitivamente il teatro. Tutto il resto sono chiacchiere".
Ammesso e non concesso che quelle che sono emerse dalla sentenza di terzo grado rappresentassero una verità processuale, ci sia permesso di rimanere perlomeno perplessi, se mai riuscissimo a dominare il senso di sbigottimento di fronte a queste scelte.
Ma la nostra società, non da ora, è caratterizzata da anomalie e contraddizioni che però ci aiutano a capire molte cose.
Nel dicembre del 1613, Galileo Galilei cerca di sciogliere il problema sorto tra la nuova scienza e la dottrina cristiana esposta nei testi biblici relativamente alla copernicana teoria eliocentrica, da lui sostenuta e contestata dalla Chiesa, in base alla quale la terra girava intorno al sole e non viceversa.
Una teoria basata sull’osservazione e gli esperimenti, in opposizione alla tradizione accademica fondata sul principio di autorità dell’ “ipse dixit”.
Galilei chiarisce l’ambito di competenza delle sacre scritture e della scienza sostenendo che “le sacre scritture debbano limitarsi a spiegare come si va in cielo, come si raggiunge la beatitudine, e non devono spiegare come funziona il cielo”. Sebbene la Bibbia non puo sbagliare, dice Galilei, qualche interprete potrebbe sbagliare, utilizzando un linguaggio frutto non di una raffigurazione puntuale della realtà ma volto a fare presa sui fedeli, evitando che venga messa in discussione la fede.
La scienza invece, con le sue certezze, fondate sulla osservazione e confermate dalle evidenze, dai fenomeni naturali, non può essere messa in discussione ne può essere confutata.
Quelle certezze stanno lì, come i fatti.
A distanza di oltre quattrocento anni, “mutatis mutandis” la questione della trattativa Stato-Mafia ci ricorda la vicenda della teoria copernicana e il conflitto tra Galileo Galilei e la Chiesa.
Da una parte discutibili interpretazioni, posizioni, di opportunismo e propaganda religiosa, allora, e politico oggi.
Sull’altro piano la scienza, i fatti.


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Nino Di Matteo e Saverio Lodato © Paolo Bassani


Il confronto scienza fede, al tempo, ebbe significativi risvolti e reazioni da parte delle gerarchie ecclesiastiche che, malgrado le evidenze, forti del loro potere, nel febbraio del 1616 promulgarono il “salutifero editto” con il quale si sanciva la condanna definitiva della teoria copernicana, mettendo un punto definitivo alla questione e lanciando allo stesso tempo un inequivocabile segnale e avvertimento a Galileo Galilei e ai suoi seguaci.
Oggi, nel 2024, nel processo Stato-Mafia, i fatti, frutto di lunghi anni di lavoro da parte degli inquirenti e la cui valenza probatoria è dimostrata dalle oltre diecimila pagine di motivazioni, consentono di affermare l’esistenza di una trattativa tra Stato e mafia, ma, proprio questi stessi fatti sono stati completamente disattesi e una sentenza della Corte di Cassazione, come un “salutifero editto“ ha voluto mettere un punto definitivo, e al tempo stesso ha voluto lanciare - pro futuro - un inequivocabile segnale e avvertimento alla magistratura e agli inquirenti".
Ora come allora, “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” riportava Tommasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”.
Nel tempo, potranno esserci state e potranno esserci impopolari e improponibili decisioni di organi inquisitori, le autorità ecclesiastiche, come nel caso di Galileo Galilei, potranno aver negato le evidenze dei fatti, potranno esserci governi che ritengono e vorrebbero convincerci che la democrazia di un popolo possa convivere con limitazioni della libertà di pensiero e di stampa, o vorrebbero far godere del diritto all’oblio a fatti che meritano di essere quotidianamente ricordati e non fatti scomparire con un colpo di spugna.
Fatto sta che a distanza di oltre quattrocento anni nessuno ha mai messo in dubbio, ne può mettere in discussione, il fatto che la Terra giri intorno al Sole, e oggi, così come fra quattrocento anni, relativamente alla vicenda della trattativa Stato-Mafia sulla base dei fatti, nessuno può nè potrà affermare che non vi sia stata.
I fatti sono fatti e, se documentati, sono inattaccabili e nessuna opinione di parte o intepretazioni spesso capziose e fraudolente potranno negarne l’essenza.
Suonano allora come preziose le parole del Dott. Di Matteo che, sempre rivolto a giovani studenti, dice. "Dovete pretendere di essere informati. Dovete conoscere, dovete sapere che la questione mafiosa non è soltanto una questione di ordinaria criminalità. E’ una questione che soffoca nel nostro paese, da 160 anni almeno, la libertà, la democrazia, la dignità dei cittadini. E’ una questione di libertà, per favore interessatevi. Non cedete alla tentazione a cui vogliono indurvi in molti, quella dell’indifferenza, della rassegnazione. Conoscete e sviluppate le vostre idee, ribellatevi a quello che non vi piace”.
Ed è solo grazie a una consapevole conoscenza delle cose che mai nessuno potrà convincerci, se non lo dimostrerà con i fatti, che la Terra non giri intono al Sole.
Ma soprattutto, da un punto di vista morale e ai fini del giudizio di merito da parte della società civile, vale più una verità processuale frutto di una serie di giudizi e conclusioni, secondo diritto, ma che non tenga in debito conto i fatti, o, piuttosto, i fatti che debitamente documentati trasformino quella presunta verità in falsità processuale?

Nell'immagine di copertina: Giuseppe Galasso, Movimento Agende Rosse Siena, e il direttore di ANTIMAFIADuemila, Giorgio Bongiovanni

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