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Su "Spotlight" anche il contributo di Gaspare Mutolo

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 13-04-2024.

Svilito, riformato, modificato al punto che ogni anno il 25 per cento dei membri esce dal programma di protezione. E' l'istituto dei collaboratori di giustizia, fondamentale strumento nella lotta alle mafie ed ai terrorismi. E' questo il tema dell'inchiesta di  Spotlight “Collaboratori senza giustizia. Il pm Tescaroli: una norma secondaria vanifica la legge sui pentiti voluta da Falcone e Borsellino” andata in onda ieri sera su RaiNews24, sviluppata dal giornalista Pino Finocchiaro.
In trenta minuti, grazie agli interventi del procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli (di recente nominato procuratore capo di Prato), e alla testimonianza del collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, seguito anche dall'intervista di un collaboratore di giustizia calabrese ed alcuni audio dei processi della trattativa Stato-mafia e 'Ndrangheta stragista, lo spettatore può comprendere la gravità di quel che sta accadendo oggi rispetto a questa materia.
Proprio Tescaroli, che ha scritto anche un libro sull'argomento (“Pentiti - Storia, importanza e insidie del fenomeno dei collaboratori di giustizia” ed. Rubettino), ha evidenziato come la legislazione sui collaboratori di giustizia sia fondamentale "perché consente di fruire dell'apporto di soggetti intranei all'organizzazione criminale di tipo mafioso o terroristica e di conoscere dall'interno ciò che avviene. Come pure consente la protezione e l'assistenza economica a chi è solo testimone di fatti gravi che attengono alle attività delle organizzazioni criminali".
Oggi però proprio il sistema di protezione e di tutela presenta delle criticità gravissime che potrebbero seriamente comprometterne la tenuta e disincentivare i boss ad intraprendere questo percorso di rottura con l'organizzazione criminale.
Basti pensare che la Commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura aveva parlato persino di “inadeguatezza del Servizio centrale di protezione”.
Ecco perché oggi si dovrebbe intervenire sulla legge.


finocchiaro tescaroli spotlight

Il giornalista Rai, Pino Finocchiaro


"Penso all'esigenza di creare uno iato tra identità che riveste ex mafioso ed ex terrorista che decide di intraprendere un percorso collaborativo
- ha proseguito il pm Tescaroli - Il cambio di generalità non dovrebbe portare con sé i precedenti penali o comunque si dovrebbe impedire che questi precedenti penali possano essere conosciuti da coloro che chiedono informazioni con riferimento a questi soggetti. Pensiamo ai fini di un'assunzione. E' chiaro che chi ha un lungo pedigree criminale che ha commesso omicidi e stragi non potrà mai essere assunto da un imprenditore che accede alle informazioni relative al passato criminale del soggetto".
"Il travaso dei reati commessi dalla mia precedente identità alla nuova è stato fatto dallo Stato. E' lo Stato che ha dato il mio vero nome e cognome al Comune vanificando la segretezza" ha denunciato un pentito calabrese.
C'è poi l'aspetto della sicurezza fisica che "è una garanzia fondamentale per stimolare la collaborazione". Purtroppo nel corso della storia non sono mancati i casi di familiari di collaboratori di giustizia uccisi per vendetta o per intimidire gli stessi pentiti.
"Chi vuole collaborare con la giustizia viene visto come qualcuno da eliminare - ha detto Mutolo ricordando anche casi come quello di Antonino Gioè, suicidato in carcere nel luglio 1993 - Lui come altri sono stati uccisi".
"Sono proprio le strutture mafiose, terroristiche che comprendono quanto sia pericoloso per la loro sopravvivenza la collaborazione con la giustizia
- ha aggiunto Tescaroli in un altro passaggio - E questa strategia di sterminio ed eliminazione rappresenta la cartina tornasole per farci capire quanto sia importante la collaborazione".


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Ovviamente sulle collaborazioni con la giustizia va fatto un lavoro scrupoloso e le dichiarazioni vanno verificate e vagliate con estremo rigore tenendo comunque ben presente che se non avessimo avuto i collaboratori di giustizia difficilmente si sarebbe arrivati ad una buona parte delle verità su stragi e delitti. 
"I pentimenti autentici e morali ci sono stati, ma sono stati molto rari - ha proseguito Tescaroli - Per questo  è importante riequilibrare il tessuto normativo nella prospettiva di favorire le collaborazioni che rimangano lo strumento principale per accertare la verità. Di gran lunga superiore come importanza rispetto all'altro strumento cardine che è quello delle intercettazioni".
Interventi, secondo il magistrato, devono anche essere previsti anche su norme regolamentari semplici.
"Cambiare identità significa chiudere il rapporto col passato e creare il presupposto per un reinserimento sociale - ha aggiunto il procuratore aggiunto di Firenze - L'efficienza del sistema di protezione è fondamentale e va potenziato e affinato. Oggi gran parte della popolazione sottoposta a collaborazione è rappresentata da minori e occorre farsi carico di fornire adeguata assistenza sia per quanto attiene il trattamento scolastico, sanitario, per l'assistenza psicologica perché non dobbiamo dimenticare che l'inizio della collaborazione presenta dei profili traumatici per un nucleo familiare".

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