di Antonio Ingroia - 21 agosto 2013
Attendiamo di conoscere le motivazioni della magistratura di Viterbo che ha stabilito che Attilio Manca (foto), l’urologo che nel 2003 potrebbe aver curato Provenzano per un tumore alla prostata in Francia, si sarebbe suicidato con un overdose di eroina nel 2004. È un diritto, per i familiari e per la giustizia, che emerga la verità su quest’altro piccolo grande mistero italiano. Mi auguro che dalle motivazioni emerga che la magistratura di Viterbo abbia fatto tutte le verifiche necessarie, ed in particolare quelle chieste dalla famiglia Manca. Sarebbe grave ed incomprensibile se fosse avvenuto il contrario. Nessuno deve sospettare che esistano zone grigie tollerate dallo Stato, e perfino da qualche magistrato, in cui l’impunità trionfa.
Si è accertato chi venne curato a Marsiglia dall’urologo Attilio Manca? Da quanto disse ai familiari vi era andato per assistere a un intervento chirurgico, e, guarda caso, proprio in quei giorni, e proprio alla prostata, era andato sotto falso nome a Marsiglia Bernardo Provenzano per farsi operare. Per i fatti di mafia servono professionalità e specializzazione.
Questa è l’ennesima prova che l’attuale sistema giudiziario non è in grado di dare risposte adeguate alla domanda di giustizia che viene forte dalla società e dalle vittime dei reati. Un caso così andava affidato ad un pool di inquirenti specializzati per verificare nel modo più approfondito possibile l’ipotesi mafia ed il collegamento con il viaggio di Provenzano a Marsiglia. Ma incredibilmente nessuno ha fatto questa verifica! Occorre un intervento legislativo che istituisca una task force facente capo alla procura nazionale antimafia che abbia la possibilità di coadiuvare direttamente le procure di volta in volta coinvolte, anche quando, come in questo caso, non si tratta di una procura distrettuale antimafia.
Tratto da: azionecivile.net