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complesso immobiliare saracinellodi Nicola Tranfaglia - 21 febbraio 2015
Nel seminario organizzato oggi a San Macuto dalla presidenza della Commissione parlamentare per la lotta contro le mafie, l'onorevole Rosy Bindi ha subito messo in evidenza una singolare contraddizione a cui assistiamo. La lotta alla criminalità e alle mafie "ha dato risultati significativi che tuttavia non ci fanno dire che abbiamo vinto le mafie" ha dichiarato la presidente della commissione, secondo la quale "sono troppi gli appartamenti confiscati che non entrano nella disponibilità degli enti locali per dare case alla popolazione, troppi terreni incolti sottratti alle mafie che non aiutano a superare la crisi, troppe imprese che vedono bloccato il loro lavoro e quindi quello dei loro occupati. Tutto questo è ingiusto e ridimensiona i successi del sequestro e della confisca dei beni che rischia di diventare motivo di consenso per le mafie". Infatti aumentano i beni sottratti alla criminalità mafiosa (nel 2014, 20 mila in più rispetto all'anno precedente) di cui il 20% per cento di essi sono stati confiscati definitivamente. Basti pensare che soltanto nella capitale, sono stati confiscati l'anno scorso 849 immobili e 339 imprese con un valore economico che è pari a un miliardo di euro. Ma non basta. Un aspetto che viene evidenziato anche nel saggio recentissimo di Elio Collovà, Confische spa, in cui si spiega con chiarezza come sia irta di ostacoli la via della utilizzazione dei beni sottratti alle associazioni mafiose. Ora, ha sottolineato l'onorevole Bindi, i tempi sono ormai maturi per arrivare a un'effettiva armonizzazione dei testi legislativi esistenti.

Al centro dell'attenzione dei relatori c'è anche l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. Nicola Gratteri che ha l'incarico dal governo di elaborare proposte normative in materia di lotta alla criminalità ha detto che "l'Agenzia così come è non funziona" ed ha proposto di investire in termini di risorse e personale, da assumere per concorso secondo necessità "senza porre un limite". L'attuale direttore dell'Agenzia, prefetto Postiglione ha detto: "Dispongo di una struttura sottodotata, composta da ottanta persone, alcune con le competenze che servono, altre no. Certo, se l'Agenzia avesse due sedi oltre alle cinque attuali, a Torino e a Bari e di altri 50 lavoratori competenti, mi sentirei più tranquillo. "E ha chiesto un maggior coordinamento con le altre strutture che si occupano del medesimo problema. Il capogruppo del partito democratico in Commissione Giustizia, Giuseppe Lumia, ha espresso perplessità sulla struttura dell'Agenzia e il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferrante, ha sottolineato la necessità di risorse per gestire i beni sequestrati, esigenza a cui si è richiamato anche il viceministro all'Economia Casero.
Siamo, insomma, in un momento in cui bisogna passare dai progetti all'azione, pena l'inefficacia della politica che finalmente è iniziata nella lotta economica contro le associazioni mafiose di cui già parlava Giovanni Falcone nel 1991, quattordici anni fa.

In foto: il complesso immobiliare appena sequestrato all'imprenditore Giuseppe Malara

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