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vitale-salvo-bestDa Cristo a Romolo Augustolo la storia si ripete
di Salvo Vitale - 16 febbraio 2014
Consummatum est: sono le ultime parole di Cristo sulla croce: tutto è finito, tutto è compiuto, ciò che doveva essere è stato realizzato. E’ la fine, malgrado si dica che ogni fine nasconde un nuovo inizio. Forse è troppo avventata l’immagine di un Letta, che, come Cristo sulla croce dica queste ultime parole di addio al suo governo e di un Renzi-Giuda che gli abbia dato il bacio del tradimento: non è ancora chiaro se in mezzo c’erano i trenta denari e, se c’erano, chi li abbia sborsati, ma non ci vuole grande immaginazione per individuare chi ha grandi disponibilità di denaro e lo usa, anche in Parlamento, per aggiustare o indirizzare le scelte politiche a suo favore. Gli apostoli, cioè i ministri, nel nostro caso non sono stati fedeli a Letta, hanno deciso di associarsi alle scelte loro comunicate, senza neanche chiedere quali fossero le motivazioni della sfiducia nei confronti del loro operato: hanno lasciato fare sperando di sopravvivere con il cambio al vertice. E così è arrivato al termine, è compiuto non solo il governo Letta, ma insieme si è compiuto il tempo della seconda repubblica, si è compiuta la quasi centenaria presenza del comunismo nella storia d’Italia, sembra ormai compiuta la vicenda di Napolitano, alle sue ultime stanche battute, è compiuta la vita di gran parte della nostra Costituzione, che da tempo si ostinano a voler cambiare, è compiuto lo spazio di democrazia che questa Costituzione ha offerto, grazie al sacrificio di chi ha lottato nella Resistenza, spazio che adesso viene giudicato eccessivo, essendo stato superato il momento storico postbellico che l’aveva determinato.

Il gioco è stato architettato, già da qualche mese, con sapiente abilità politica dagli strateghi del centro destra, che sono anche i padroni della comunicazione e dell’informazione in Italia e, come primo obiettivo, ha puntato all’elezione di Renzi segretario del PD, risultato vincente rispetto a tre concorrenti senza carisma, senza idee e senza seguito, è stato poi cementato da un incontro su un’ibrida e riforma elettorale che è un miniporcellum, una riedizione di una legge incostituzionale, e adesso viene portato a termine con uno di quei delitti politici, che, per molti aspetti richiamano le congiure di palazzo e il cambio di guardia al vertice del tardo impero romano.
Sul tramonto di questa seconda repubblica Renzi ricorda Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore, un bambino acclamato nel 475 d.c. da un gruppo di pretoriani, per volontà del padre Oreste, nelle cui mani fu un fantoccio che regnò dieci mesi, sino a quando il re barbaro Odoacre non lo depose. Renzi-Romolino ha il suo padre politico in Oreste-Napolitano Anche qua non è difficile intravedere, in questo sfaldarsi delle istituzioni e delle basi della cosiddetta seconda repubblica, la fine di una fase storica: c’è da chiedersi se Odoacre, il barbaro che depose Romolo Augustolo e che, nel nostro caso, deporrà Renzi, sarà Beppe Grillo o se non ci stiamo preparando, come tutto sembra predisposto, al ritorno di un altro barbaro, cioè il pornoduce, con i suoi figli, la sua fila di camerieri, le sue donnine e il suo cagnolino.
In ogni caso l’operazione di Renzi ha messo fine persino all’esistenza di qualsiasi sfumatura di sinistra che ancora vagolava nel PD: oggi potremo, tranquillamente, chiamarlo PDC, ovvero Partito Democratico Cristiano, tenendo presente che le capacità diaboliche di studiare e realizzare strategie politiche, dei vecchi politici democristiani non hanno nulla da invidiare a quelle dei nuovi dentro il PD. Non ci sono più neppure i resti di quella che fu la sinistra di Terracini, di Pertini, di Calamandrei, di Parri e persino del mite Berlinguer. Ci troviamo davanti ai resti di un partito che ha fatto fuori alcuni dei suoi migliori uomini, Prodi, Marini, e Rodotà al momento dell’elezione a Presidente della Repubblica, per non dimenticare Bersani, Veltroni, persino l’antipatico D’Alema, che si è contentato di Nonno Napolitano, con la benedizione del solito Berlusconi e che adesso si ritrova, secondo il progetto del centro destra e condiviso dai pretoriani di Renzi, a fare i conti con un bulletto pieno di autoreferenzialità, desideroso di gloria e di cariche, privo di qualsiasi capacità politica, tracagnotto, esperto nel fare e ordire manovre sotterranee per far fuori i suoi avversari, il tutto con la benedizione di Re Giorgio che invece di rinviare  il governo alle camere, cui compete dare la sfiducia, onde consentire un libero confronto di idee e di valutazioni, si è limitato ad accettare la resa quasi vigliacca di Letta, anche lui incapace di presentarsi in parlamento e dire chiaramente; voglio che gli Italiani guardino in faccia chi mi sta mandando a casa e cosa o chi scelgono al mio posto. Le riserve su Napolitano garante della Costituzione non sono prive di fondamento: in alcuni casi ha giocato sporco imponendo le sue decisioni e dimenticando il ruolo del Parlamento come luogo del dibattito politico. Di la a gridare ai colpi di stato, se vogliamo anche in quest’ultimo caso, ci corre molto.

Purtroppo è stato regalato a Grillo e alla Lega il dissenso e la condanna di questa spietata manovra di ribaltamento che, agli occhi dell’uomo comune e, persino, di molti capi di governo che guardano le vicende italiane, risulta incomprensibile: il segretario di un partito, che dovrebbe suggerire, stimolare, spingere la linea governativa espressione del suo partito, dall’interno della direzione del partito di cui è  segretario, decide che colui che egli avrebbe dovuto appoggiare si deve dimettere perché egli stesso ha deciso di sostituirlo: un “levati tu che mi ci metto io che sono più bravo di te”. La manovra  dovrebbe, secondo le previsioni di chi ci crede, o secondo le scelte di chi le impone, rivedere la costituzione, confermare quelle che sono autentiche violenze della democrazia, ovvero il premio di maggioranza, lo sbarramento dei voti, l’eliminazione delle preferenze, la cancellazione del Senato, per tornare a riconsegnare tutto alle vecchie lobbyes, a cominciare da Montezemolo e dal presidente della Confindustria Squinzi, che, con Napolitano ha condotto l’operazione di liquidazione di Letta e della nomina di Renzi, per finire a Berlusconi, che se ne sta, costantemente in agguato, e, dopo essere stato accolto da Napolitano, si sente legittimato a dettare regole e condizioni, in attesa di sostituire Renzi e regalarci una nuova età dell’oro. Viva L’Italia.

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