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parlamento-europeo-sadi Nicola Tranfaglia - 24 ottobre 2013
Ieri, 23 ottobre, mentre a Roma il PD e Sel eleggevano con 25 voti su 50 l'onorevole Rosy Bindi alla presidenza della nuova Commissione antimafia e il PDL, partito insieme di governo e di opposizione (sempre pronto ad attuare un voto di sfiducia se il senatore Berlusconi, a fine novembre, sarà dichiarato  decaduto con un primo voto della commissione apposita prima di decadere effettivamente con il  voto finale, probabilmente segreto, dell'intera Camera alta), il parlamento europeo dopo 18 mesi di lavoro guidati dall'ex deputata dell'IDV Sonia Alfano, presidente della commissione, ha approvato, con 526 voti a favore (soltanto 25 contrari e 87  astensioni) il testo unico per la lotta alla mafia.
Vale la pena parlarne non soltanto ai giornalisti ma a tutti gli italiani (e vedremo se nei prossimi giorni ne parlerà qualche quotidiano o almeno qualche settimanale, come fa spesso e resta da solo Internazionale) perchè innanzitutto indica con precisione la necessità e urgenza di una Procura antimafia europea con un procuratore europeo che coordini le indagini dei vari paesi e decida provvedimenti che possano essere applicate in tutto il continente.

Questa idea che già da alcuni era stata presa in considerazioni dalla Commissione e da istituzioni giudiziarie europee come alcuni anni fa Eurojust è un passo fondamentale non soltanto per estendere ed applicare a tutta l'Europa che il testo appena approvato dal parlamento prevede (come il voto di scambio che, in Italia, il testo appena approvato dalla commissione Giustizia alla Camera (416 ter) rappresenta un oggettivo passo indietro già segnalato da tutte le procure antimafia del paese); l'applicazione in tutte le carceri europee del regime con il divieto di ogni comunicazione con l'esterno previsto dall'articolo 41 bis del codice penale vigente; l'abolizione del segreto bancario (e questa sembra la riforma più difficile da applicare in un momento di grande egemonia della finanza su ogni istituzione politica ed economica nazionale.)
E ancora la lotta decisiva contro il fiorente commercio di esseri umani, se si tiene presente che 880mila sono i lavoratori forzati nell'Unione Europea e 270mila sono quelli sottoposti a sfruttamento sessuale.
Insomma, la considerazione spontanea, di fronte al testo unico europeo, è che l'Italia -da molti anni alle prese con l'assalto delle associazioni mafiose- rischia a questo punto di restare indietro di fronte a quello che succede se non attua alcune riforme decisive sulla necessaria estensione della lotta al fenomeno mafiose e non mobilita le sue principali istituzioni pubbliche e private per una reazione complessiva e articolata contro il pesante inquinamento che le mafie presenti sul territorio nazionale stanno attuando. Non è un inquinamento che si misura soltanto con le cifre perchè si diffonde senza rumore, con una penetrazione di cui le vittime si accorgono assai più delle classi dirigenti e di quella politica.

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